lunedì 31 agosto 2009

'Twenty Questions' a Vera Montanari, direttore di Grazia

Nome, cognome e luogo di nascita...
Vera Montanari, Milano.
Che soprannome aveva da piccolo?
Verù, con l’accento sulla u.
Il primo ricordo dell’infanzia?
Io che ballo intorno al tavolo sulle punte. Avrò avuto 4 anni e volevo fare la ballerina.
Su che giornale ha scritto il primo articolo?
Direi una qualche rivista “alternativa”, quando ancora facevo l’università.
Il nome del giornalista che, più di altri, ha influito sul suo stile...
Natalia Aspesi ha uno stile unico e inimitabile.
In che percentuale gli assunti regolarmente in una redazione si possono dire ‘raccomandati’?
Bassa, bassissima, quasi zero. Per lo meno nelle redazioni in cui ho lavorato io.
Lenin diceva che “i comunisti sono la parte progressiva più risoluta dei partiti operai di tutti i paesi; Mussolini che “il fascismo non è un partito, ma un movimento”. Quale frase preferisce?
Preferisco il presente al passato. Sempre. E la frase è mia…
Cosa ama di Milano?
Ci vive e ci lavora un sacco di brava gente.
E cosa la disgusta?
Assolutamente nulla. È la mia città e la amo.
Un vizio al quale non può rinunciare...
Cioccolata d’inverno, coca cola d’estate.
Proust diceva: “Lasciamo le donne belle agli uomini senza immaginazione”. Come interpreta questa massima?
Dio benedica gli uomini con molta immaginazione…
L’effetto serra: è tutta colpa dell’uomo... Oppure: l’uomo non c’entra niente, è la natura che fa il suo corso...
La colpa è nostra, ma molti esperti sostengono che stiamo sopravvalutando il problema. Speriamo sia vero…
Scopriremo gli extraterrestri fra il 2015 e il 2025. È il parere di molti scienziati. Dovesse incontrarne uno affamato, che piatto gli consiglierebbe?
Non ho dubbi: pastasciutta (confidando che abbiano i denti).
Quanto è difficile pronunciare la parola “ti amo”?
Molto, soprattutto per gli uomini. Questo però non impedisce, per fortuna, di amare ugualmente.
Emily Dickinson spiegava così l’aldilà: “È invisibile come la musica, ma concreto come il suono”. Margherita Hack invece: “Io non credo assolutamente né a Dio, né all'anima, né all'aldilà: l’anima è nel nostro cervello”. Dove si ritrova di più?
Sono una romantica: ho paura della morte, ma l’idea di un aldilà mi consola.
Quante mail riceve in media al giorno il direttore di un giornale importante come il suo?
Molte, moltissime (ma non le ho mai contate).
E quante ore passa al telefono?
Poche, pochissime (grazie anche alle mail…).
Salari bassi per molti, altissimi per pochi. È la cosiddetta crescita diseguale, (in inglese “growing unequal”, secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Perché l’uguaglianza sociale continua a essere un’utopia?
Mai letto qualche libro di storia? Se se ne aggiunge anche qualcuno di psicologia le ragioni diventano subito più chiare.
La sera prima di addormentarsi... un quotidiano o un romanzo?
Romanzo, meglio se giallo (sono una vera cultrice).
Un pomeriggio di relax: un disco rock o un cd di musica classica?
Rock, rock… magari anche ballando!

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