giovedì 20 agosto 2009

La 'Nouvelle Vague' milanese

1979-2008. L’anno prossimo fanno trenta. Come ci si sente dopo tanti anni di esperienza alle spalle?
Bene e con tanti progetti ancora da realizzare.
Ci sarà un nuovo libro per festeggiare il trentennale della nascita dell’Anteo, dopo quello pubblicato da Feltrinelli nel 2004?
No, non abbiamo pensato a un nuovo volume per festeggiare il trentennale. Anche se forse sarebbe stata interessante una nuova analisi del pubblico che ci segue, che sicuramente si è modificato negli ultimi 5 anni.
Dove è possibile recuperare i dvd dei film proiettati negli anni all’Anteo? Da Blockbuster non se ne trova uno...
Blockbuster è sicuramente il contesto meno adatto per i film che Anteo normalmente programma. Molte delle pellicole che negli anni abbiamo presentato al pubblico in via Milazzo possono essere reperite presso la libreria del nostro cinema.
Italia, Francia o Europa dell’Est? Qual è lo stile cinematografico che gradisce di più?
Essendo anche produttore cinematografico, sono inevitabilmente legato al cinema italiano. Amo la tradizione cinematografica francese, ma sicuramente la cinematografia dell’Europa dell’est sta sviluppando interessanti percorsi.
Meglio i fratelli Dardenne o i fratelli Coen?
I fratelli Coen.
Moretti o Benigni?
Moretti.
Durante la sua lunga attività l’Anteo ha ospitato (in carne ed ossa) parecchi registi... Ce n’è uno che le è rimasto nel cuore più degli altri?
Non riesco proprio ad individuarne uno. Sicuramente importante è stato l’incontro con Wenders: Anteo è stata la sala che di fatto ha avvicinato il pubblico italiano al regista tedesco e questo ha portato a un consolidamento nel rapporto.
Silvio Soldini è il regista italiano preferito dalla redazione di Milanoweb (che vorremmo presto intervistare). Ci può raccontare qualcosa di lui?
Silvio Soldini è uno dei registi più interessanti del panorama cinematografico italiano. Lavoriamo insieme da parecchi anni e lo stimo moltissimo sia dal punto di vista professionale che umano. Direi che i suoi film parlano per lui.
E di Tony Gatlif?
Un vero gitano.
Potrebbe citare i suoi tre film preferiti della storia del cinema? E tre fra quelli proposti in tutti questi anni dall’Anteo?
Difficile scegliere per la totalità della storia del cinema. Per i film che abbiamo proposto all’Anteo, ho amato molto gli italiani ma anche registi come Ken Loach e Robert Guediguian.
Qual è l’indetikit dell’Anteo-dipendente?
Chi frequenta l’Anteo è in genere un appassionato o studioso di cinema: questo chiaramente è determinato dalla proposta cinematografica che la sala offre. E poi ci sono quelli che sono cresciuti insieme all’Anteo, che ne hanno seguito la nascita e poi hanno continuato a frequentarlo. Quante persone lavorano in via Milazzo?
Dodici persone.
Facendo una panoramica complessiva delle sale cinematografiche milanesi si ha l’impressione che l’Anteo sia un’isola a sé stante, dove vengono proiettati film che altrove non trovano spazio. Eppure c’è anche qualche altra bella realtà come l’Eliseo o il Nuovo Cinema Orchidea...
Effettivamente sono poche le sale milanesi che hanno un indirizzo paragonabile a quello dell’Anteo: sicuramente i cinema da lei citati, anche se l’offerta di percorsi alternativi alla programmazione normale è inferiore rispetto a quella proposta dalle nostre sale (si pensi ad esempio alle diverse rassegne, agli incontri con i registi…).
Mai avuto battibecchi coi vicini?
No.
Il pubblico dell’Anteo lamenta spesso la difficoltà a trovar parcheggio. Ha un consiglio da dargli?
La situazione parcheggio risulta un po’ critica in questo periodo. La metropolitana è sicuramente una buona alternativa.
La domenica mattina rendete disponibili i vostri spazi ai più piccoli. Come sta procedendo questa esperienza?
L’iniziativa va piuttosto bene: siamo assolutamente soddisfatti. Questa rassegna è diventato ormai un appuntamento fisso che proponiamo la domenica mattina e che spesso affianchiamo ad altre iniziative (rassegne o proiezioni dei film in programmazione).
Il termine “Nouvelle Vague” entra in scena per la prima volta il 3 novembre 1957 tramite un articolo pubblicato dal settimanale francese “Express”. La “Nuova onda” è una vera rivoluzione nel mondo del cinema. Si comincia a girare per strada, in comunissimi appartamenti, con mezzi di fortuna, puntando soprattutto sulla sceneggiatura. Possibile che questa ‘filosofia cinematografica’ possa ancora essere attuale?
Assolutamente sì. L’importante è riuscire a raccontare una storia che appassioni e che riesca ad arrivare allo spettatore e che la “filosofia cinematografica” non si riduca ad un mero esercizio di stile.
Registi come Sautet e Téchiné possono essere considerati eredi della “Nouvelle Vague”?
Direi di sì.
Bello “La classe” di Laurent Cantet?
Sì, decisamente un ottimo film: lo dimostra anche il buon successo di pubblico che ha ottenuto.
Viene spesso a farvi visita Gianni Canova?
Sì.
E Claudio Bisio?
Anche.
Brera o i Navigli?
Navigli.
Negli anni Novanta ho avuto il piacere di vedere esposte alcune mie fotografie in occasione di una mostra su Milano. Proponete ancora iniziative di questo genere? L’Anteo ospita regolarmente iniziative di questo tipo: gli spazi vengono utilizzati per esporre opere di artisti milanesi e non. Si tratta di opere di pittura, fotografie… Questo rapporto ci sembra assolutamente fondamentale.
Dove le piacerebbe vivere se non a Milano?
New York.

(Intervista condotta il 17 novembre 08)

Nessun commento:

Posta un commento