martedì 16 febbraio 2010

"La chiesa è per il mondo. Non vuole nulla per sé"

Severino Pagani, sacerdote milanese dal 1976, dopo anni di studi e d'insegnamento e un continuo contatto diretto con i giovani in vari contesti educativi, oggi è Vicario episcopale per la Pastorale giovanile e universitaria. Iniziamo, dunque, da questa realtà. Quali sono le principali proposte educative della diocesi per i giovani di età compresa fra i 18 e i 30 anni?
Le proposte sono moltissime e diversificate: alcune sono di natura più immediatamente spirituale, per chi vuole cercare un senso ultimo della sua vita in una prospettiva religiosa; altre sono volte a favorire la maturazione della dimensione umana dei giovani, sia per quanto riguarda la loro sfera affettiva, sia per ciò che concerne i loro interessi culturali. Le iniziative sono proposte a Milano, e in tutta la diocesi.
Appuntamenti imminenti?
Fra qualche settimana invitiamo tutti giovani, in particolare gli universitari, per tre sere di riflessione (22-23-24 febbraio, ore 21) presso la Basilica dei SS Apostoli, in corso di Porta Romana. Tutte le proposte di questo anno si possono ritrovare in un utile volumetto dal titolo Ti seguirò Signore, oppure sul sito www.chiesadimilano.it/giovani.
Riscontra delle differenze fra i giovani di oggi e quelli, per esempio, di trenta, quaranta anni fa?
Ci sono aspetti della giovinezza che sono sempre belli e sempre uguali. Ma anche altri che oggi sono assolutamente nuovi; per questo ogni confronto con il passato non serve a nulla. È cambiato il mondo e con esso i giovani. La nostra cultura è affascinante e ambigua, comunque rischiosa. Ogni rischio ha molti esiti possibili. I giovani hanno bisogno di non restare da soli: tocca agli adulti aiutarli a trasformare i rischi di decadenza in possibilità di vita autentica. E per questo c'è bisogno di molto lavoro.
L'adolescenza rimane comunque la fase più difficile e delicata da gestire per un educatore?
Oggi più che un’età, l’adolescenza è una qualità della vita: un educatore capace conosce linguaggi diversi e complementari con cui costruire relazioni significative e rassicuranti, che aiutino i giovani a passare dalla infinita possibilità di un’adolescenza perenne, verso stagioni mature e feconde della vita. Ogni età ha la sua bellezza, certamente il periodo della cosiddetta adolescenza richiede da parte dell’educatore molte risorse, una grande presenza e una vera capacità di ascolto. Ma i ragazzi crescono ed è molto bello accompagnarli.
In che modo il vangelo aiuta la crescita di un giovane?
Quando un giovane capisce che il vangelo è un dono per la sua vita e non una trappola dei preti, apre la mente e il cuore e cerca una forma di amore più disinteressata e lungimirante. Oggi è importante aiutare i giovani a non ripiegarsi su se stessi e neppure in un intimismo religioso senza carità, senza coraggio, senza politica. Oggi, comunque, molti giovani incominciano a capire e a smantellare antichi sospetti.
Durante una recente omelia in Duomo, il cardinale Tettamanzi ha parlato di “primavera sociale” e “gesti concreti di solidarietà”. Paradossalmente gli stessi temi affrontati anche da molti filosofi, economi e politologi... L’altro giorno, per esempio, un editoriale sul Corsera parlava dell’importanza di saper distinguere fra “il problema della distribuzione della ricchezza” e “il problema della creazione delle ricchezza”, considerazione ripresa, in qualche modo, anche dal Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno... Non trova curioso il fatto che per uscire dalla crisi vengano messi in risalto proprio i valori più importanti del cristianesimo?
Il cristianesimo è una grande scuola di umanità, non si propone per se stesso, ma per il bene reale di tutti. La chiesa è per il mondo. Non vuole nulla per sé.
Uno degli argomenti che tirano di più in questa società è il sesso. Ma la sessualità confida sempre meno nelle parole delle sacre scritture. Come si fa a far comprendere a un ragazzo l'unicità del suo corpo e la necessità di donarsi a una sola persona?
Chi è intelligente e riconciliato sa che il sesso non si può né divinizzare, né reprimere, né cancellare, ma soltanto guidare e umanizzare. Però, francamente, mi sembra che oggi non sia il sesso, in quanto tale, la questione più rilevante, come forse lo era negli anni Settanta del secolo scorso. Mi sembra che oggi la questione sia molto più ampia e molto più seria: si tratta di vedere come i ragazzi e i giovani possano vivere l’intera questione affettiva. Spesso il mondo adulto e la macchina economica hanno devastato questa straordinaria risorsa della vita. Molti giovani oggi incominciano a capirlo e lottano disperatamente tra il principio del piacere e il bisogno di un vero aiuto. Frequentemente, anche in questo caso, sono in cattiva compagnia: prima si esaltano e dopo soffrono, diventano confusi e non sanno più coltivare desideri grandi e amori duraturi.
Una massima?
Per citare Ricoeur, dovremmo passare dai maestri del sospetto, al sospetto sui maestri.
Milano è una delle città dove è più alto il numero di separazioni e divorzi. Sicché la società basata sull'uso e consumo che è andata affermandosi dal dopoguerra in poi, sembra oggi contraddistinguere sempre di più anche i sentimenti: un uomo e una donna s'incontrano, vivono insieme finché dura, e poi ognuno per la sua strada, senza tanti problemi. Cosa manca all'uomo moderno per poter vivere appieno l'amore di Cristo a livello di coppia?
Milano è una grande città, una bella città, piena di possibilità, ma anche di problemi. La crisi del matrimonio, civile o religioso merita di essere studiata con maggiore ampiezza nelle sue cause antropologiche, prima ancora che religiose. La convivenza, breve o duratura, va dunque studiata nelle motivazioni del suo nascere, del suo perdurare. Ci sono motivazioni psichiche ed economiche che non vanno sottovalutate. Ci vuole la fede, ma ci vuole anche la politica e l’economia per costruire l’amore. Per quanto riguarda la fede, il sacramento spesso non è il punto di partenza ma il punto di arrivo. Per quanto riguarda la politica e l’economia, invece, non bastano le analisi, ma ci vogliono risorse che aiutino a modificare eventi psichici e assetti esistenziali. Ci vuole la casa, il lavoro, una certa sicurezza, meno pretese futili, più responsabilità, disposizione al dono di sé, resistenza e integrazione relazionale…
C’è chi sostiene che la fede sia inversamente proporzionale al grado di acculturazione. Basti pensare al fatto che la stragrande maggioranza degli scienziati si definisce atea o agnostica e che molti studiosi di epoca romana affermano con imbarazzo che prove storiche ufficiali dell’esistenza di Gesù non ce ne sono. In sostanza diventa sempre più difficile accettare certi dogmi, così come ai tempi di Galileo divenne impossibile accettare che la Terra fosse al centro dell’universo. Uno di questi è quello relativo al cosiddetto “peccato originale” – come riportato perfino dal recente Compendio del catechismo della chiesa cattolica - definito un mistero che nessuno è in grado di spiegare. Come si pone la chiesa del 2010 davanti a questioni così importanti, ma teologicamente impossibili da risolvere?
L’ignoranza fa male a tutti e non fa bene a nessuno. Ci vorrebbe da un lato maggiore intelligenza scientifica e storica, e dall’altro una più approfondita intelligenza filosofica e teologica, per affrontare alcune questioni fondamentali dell’esistenza e della libertà umana. Questa intelligenza non si è sempre in grado di riscontrarla: oggi, spesso, la grande comunicazione – se pur in buona fede – sloganizza e banalizza le questioni. Un credente non teme mai né l’intelligenza, né la scienza, né la storia. Ma una persona veramente matura sa che non si può racchiudere tutto nell’orizzonte della ragione, a partire dall’amore, che è sempre di più di un pensiero e che conserva in sé un grande fascino di misteriosità e di dono.
Fra poco avremo le elezioni regionali. Cosa ne pensa della sfida Formigoni-Penati?
Fra poco avremo le elezioni… Da parte nostra cercheremo di arare più in profondità e di aspettare qualche frutto complessivo migliore. Anche quest’anno abbiamo in cantiere molte iniziative sull’educazione alla politica. Siamo in cerca di buoni esempi.

mercoledì 10 febbraio 2010

"That's the buzz, cocks"

Incontriamo Diego Montinaro una gelida notte invernale (il termometro segna - 2°C) al Tunnel di via Sammartini. L'occasione è ghiotta: fra pochi minuti assisteremo, infatti, al concerto dei Buzzcocks, leggendaria band inglese di fine anni Settanta. La coda fuori dal locale sembra non finire mai. Si preannuncia pienone. Il Tunnel dopo anni di oblio torna dunque a dettare la sua, proponendo il meglio dell'underground attuale.
Allora Diego, cosa ci aspetta stasera?
Beh, stasera abbiamo in cartellone una band storica del punk inglese e mondiale. Sono i Buzzcocks, da Manchester. Secondo i musicologi possono essere considerati i fondatori del cosiddetto pop-punk, con un altro gruppo cult, i Ramones.
Di cosa parlano le canzoni dei Buzzcocks?
Rispetto ai Clash e ai Sex Pistols - epigoni del genere - vivono meno la questione politica. Le loro canzoni, quindi, parlano soprattutto di sesso e droga. Simili argomenti sono presenti per esempio in storici brani come 'Orgasm Addict' e 'I need'. Nella loro lunga carriera, probabilmente, il brano più noto è però 'Ever Fallen in Love'.
Cosa significa Buzzcocks?
Il nome deriva dal linguaggio slang manchesteriano. 'Cock' significa 'giovanotto'. Probabilmente il nome della band nasce da un tormentone anni Settanta preso dalla serie televisiva 'Rock Follies': "That's the buzz, cocks", "Questo è un ronzio, ragazzi".
Con loro ci saranno altre band?
Sottolineo la presenza degli Shockin'TV, con Freddi, batterista dei Casino Royale e dei Bluebeaters.
Qualcosa sulla band apripista?
Si formano nel 1979 come gruppo punk. Il loro primo 45 giri risale al 1983. Poi vengono contaminati da altri generi: hard rock, psyco, e perfino country. Cambiano anche gli ascolti che puntano su proposte più eterogenee, spaziando dagli X di Los Angeles, ai Meteors, a Jason & The Scorchers. Il loro ultimo disco, in particolare, s'intitola 'Country's not dead'.
Parlando del Tunnel, quando hai deciso di prendere in mano le redini del locale?
Verso la fine di maggio del 2009. Dopo tre anni di esperienza al Sottomarino Giallo (locale di viale Abruzzi), ho saputo che c'era la possibilità di guidare la struttura di via Sammartini e non me la sono lasciata sfuggire.
Puoi dirci qualcosa della storia del locale? Sai quando è nato?
Il locale nasce nel 1995. Io, all'epoca, ero un assiduo frequentatore del Tunnel. Nella seconda metà degli anni Novanta è stato uno dei locali più importanti della scena underground internazionale. Poi, con gli anni Duemila, la prima gestione ha mollato e il locale ha preso un'altra direzione, organizzando anche serate di latino-americano. Ora si può dire che sia tornato alle sue origini.
Ha subito anche una ristrutturazione…
Sì. Abbiamo rifatto la pavimentazione, l'impianto luci e mix, allestito un ufficio stampa, ridipinto le pareti.
Underground. È il termine che meglio di ogni altro aiuta a descrivere la location di via Sammartini. Non ci sono privè, angoli chic, le luci sono sempre basse, la musica alternative impera. Sei sempre convinto di questa scelta?
Direi di sì. Arrivo da un locale underground, questo è il mio Dna. Il Tunnel si rivolge a persone come me, appassionate di particolari atmosfere, certi suoni che solo rispettando determinati parametri architettonici e di design è possibile assicurare.
Rispetto alla vecchia gestione anche la proposta musicale è cambiata. Oggi cosa si fa?
Al venerdì ci sono quattro programmazioni diverse, organizzate con quattro differenti staff. I primi due venerdì puntano soprattutto sull'indie, prendendo spunto dalle proposte di New Musical Express; il terzo venerdì ci occupiamo di elettro-dark alternativa, compresa la scena olandese della Clone Records: a novembre abbiamo avuto, per esempio, Alexander Robotnik e gli State of Heart, leggendaria band new wave locale; il quarto venerdì spazio a elettro e disco.
Sabato?
Elettronica, house, deep-house, con ospiti molto importanti provenienti, per esempio, da locali all'avanguardia come il Fabric di Londra, il Watergate e il Panorama Bar di Berlino.
Niente minimal e techno?
Niente.
E gli altri giorni?
Nelle serate infrasettimanali siamo aperti per eventi e concerti, come stasera, in pratica seguiamo il calendario.
Chi programma le serate musicali, e in base a quale criterio vengono selezionati gli artisti?
Me ne occupo io, con vari staff organizzativi. Insieme stabiliamo gli ospiti da invitare in relazione alle diverse programmazioni: ogni serata ha le sue esigenze ben specifiche.
Quali gli appuntamenti più interessanti per le prossime settimane?
Avremo i Notwist, indie rock tedesca, e Marcel Dettmann, caposaldo del Panorama Bar berlinese.
Chiudiamo con qualche domanda sul Diego Montinaro artista… È vero che inizi la tua esperienza musicale nel 1994 con un piccolo Atari e un campionatore Akai S950?
Confemo.
All'inizio, però, bazzicavi nell'ambiente hip hop milanese…
Verissimo.
Oggi, a Milano, è ancora viva questa realtà?
Non saprei, sono molto lontano ormai dalla cultura hip hop. Una volta, però, posso dire che c'era molto fermento.
C'era anche La Pina?
C'era anche lei, benché io avessi un altro giro.
Conosci i Razzalatina?
No.
In seguito sei finito a occuparti di elettronica. Come mai questo cambiamento?
Sono semplicemente cambiati i miei gusti musicali.
Cos'è il progetto Boogie Drama?
Un progetto di musica elettronica che sto gestendo con Lele Sacchi, mio socio e amico, direttore dei Magazzini Generali. Per ora, comunque, visti i numerosi impegni di lavoro, siamo fermi.
E Fred Ventura?
È il mio pigmalione. Ho prodotto con lui un disco per la Irma Records. Fred è uno dei miei principali punti di riferimento.
Il tuo ultimo album è 'My politix of dancing'… Come è andata?
Bene per la critica, un po’ meno sul fronte vendite. C'è stata comunque la soddisfazione di ricevere cinque stelle su Groove Magazine, fra le più importanti riviste musicali tedesche, gestita da Dj T, rappresentante della Get Physical. È un album dai suoni kraftwerkiani, con accenni anni Ottanta, new wave, disco e retro-disco.

"E' una visione del futuro quella che manca a Milano"

Sinistra, Ecologia e Libertà… Prima di addentrarci nel tema delle regionali, vediamo di far sapere qualcosa di più ai nostri lettori di questo movimento nato l'anno scorso. Chi è il leader a livello nazionale? E quali sono i partiti che lo rappresentano?
Sinistra, Ecologia e Libertà è il risultato provvisorio di una contaminazione di culture: comunisti eretici, ecologisti, socialisti e libertari uniti nel tentativo di una sinistra nuova. Possiamo definirlo un movimento in divenire. Leader? Nichi Vendola, ovviamente.
Anche a Milano c'è un distaccamento locale di Sinistra e Libertà, coordinato da Daniele Farina, che oggi abbiamo occasione di intervistare. Per ciò che riguarda la realtà milanese quali sono gli argomenti che vi stanno più a cuore?
È una visione del futuro quella che manca a Milano. Una città orfana di una vocazione produttiva e culturale, un tempo evidente… È una Milano impaurita, largamente invecchiata, la fotografia di un fallimento conservatore. Quindici anni di governo delle destre hanno prodotto un disastro appena velato dalle tante chiacchiere. Sono questi gli argomenti che vorremmo affrontare per migliorare le cose.
Veniamo dunque alle regionali… Cosa vi aspettate dall'appuntamento di marzo con gli elettori?
Un segnale del graduale esaurirsi del modello Formigoni e un altro di fiducia verso quelle forze che lavorano per cambiare veramente.
Come si preparano all'evento gli esponenti milanesi di Sinistra e Libertà?
Come sempre, con pochi mezzi, ma con la certezza di avere, in questo anno, lavorato bene. Non c’è quartiere che non abbiamo percorso, luogo che non abbiamo visitato. Ovunque siamo stati accolti con calore e partecipazione.
"Riteniamo che in Lombardia debba continuare lo sforzo per un allargamento della coalizione anche a sinistra in vista delle elezioni regionali e in questo senso sollecitiamo con forza il candidato presidente Filippo Penati". Siete ancora di questo avviso?
Assolutamente sì. Mi sembra un grave errore indebolire la coalizione e al tempo stesso un cattivo biglietto da visita per il centrosinistra che verrà.
Formigoni-Penati. Un pronostico sincero. Chi vincerà?
Lo scontro sembra a prima vista impari. Ma il blocco sociale che ha fino a oggi dominato la Lombardia presenta evidenti venature...
Quali potrebbero essere i limiti di un governatore che si trova ad amministrare una regione per la quarta volta consecutiva?
L’economia lombarda va da anni gradualmente rallentando, ancora di più delle già modeste performance nazionali. Uno sviluppo pagato oltretutto caramente in termini ambientali, di qualità del vivere, annegato in un mare di precarietà... E in tutto questo si aprono i crateri delle crisi aziendali, si blandisce l’incubo nucleare senza disegnare le alternative, si alzano le cancellate della paura verso i giovani, gli immigrati, i diversi. È un paradigma ormai superato. Più che di limiti parleremmo di cinque anni da requiem, per l’intera regione.
Una considerazione sull'Udc… Non trovate poco funzionale l'atteggiamento di un partito che, a seconda delle condizioni si che si vengono a creare nelle diverse regioni, si schiera con l'uno o con l'altro polo?
L’esperienza pugliese, le straordinarie primarie, la vittoria di Vendola… È la prova che nessuna strada è obbligata per la ricostruzione di un nuova alleanza di centro sinistra. Funzionale? Il punto rimangono sempre i programmi concreti. Acqua pubblica o no, nucleare o fonti alternative, quale welfare...
E sugli altri candidati come vi esprimete?
Facciano buona corsa coloro che guardano alle alternative. Ricca di ostacoli, speriamo, quella di chi intende conservare.
Molti temi affrontati dalla chiesa sono appoggiati anche da Sinistra e Libertà. Il riferimento è ad argomenti caldi della realtà milanese e lombarda, come l'immigrazione e la corrispondenza civile fra religioni. Secondo il vostro movimento in che modo si può venire definitivamente a capo del problema? Quali sono i tasti che andrebbero pigiati per mettere in moto un meccanismo sociale in grado di dar vita a una società multirazziale efficiente e organizzata?
La destra di governo ha costruito una vera e propria fabbrica della paura, assecondato la guerra tra gli ultimi e i penutiltimi, resuscitato l’odio come categoria politica e il razzismo come collante sociale. Per contro abbiamo ormai, nel concreto, il risultato fallimentare della legge Bossi-Fini e delle sue, pessime, successive modificazioni. Da quella cattiva legge occorre ripartire.
Infine due domande personali… Ci può confidare l'angolo cittadino che ama di più?
Il Leoncavallo.
Mou o Leonardo?
Per fortuna entrambi.

mercoledì 3 febbraio 2010

"Il riferimento più azzeccato è a un kamikaze"

Il 28 e 29 marzo gli elettori sono richiamati alle urne per rinnovare giunte e consigli di tredici regioni. Come si prepara all'evento il sindaco di Monza, città chiave della Lombardia?
Mi preparo appoggiando i candidati della Lega e augurandomi una vittoria sonora del centro-destra. Più voti prendiamo, più sarò soddisfatto. Poi parteciperò a vari appuntamenti elettorali in programma da qui al giorno delle elezioni.
In Lombardia e Veneto comanda l’alleanza Pdl-Lega-Udc. Sarà ancora così dopo le elezioni?
Sinceramente ho qualche dubbio. Partendo dal presupposto che io, in 57 anni di vita, non ho mai visto un partito fare alleanze 'a caso' pur di vincere. Il riferimento è chiaramente all'Udc che, a seconda della regione di riferimento, è schierato o con il centro destra o con il centro sinistra. Un atteggiamento come minimo contradditorio.
Diversa la situazione in Piemonte, Liguria, Emilia, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Basilicata, Puglia, Campania e Calabria dove è il centrosinistra a governare. Che sorprese potremmo aspettarci?
Credo che qualche sorpresa ci sarà, tenuto presente che ce ne è già stata una poco tempo fa, con l'alto numero di voti ottenuti dalla Lega in Emilia Romagna. In Piemonte la situazione sanitaria è disastrosa, probabilmente gli elettori avranno ben più di un motivo valido per cambiare bandiera. Difficili anche le condizioni in Calabria dove - in questa tornata elettorale - potrebbe avere la meglio il centro destra. In regioni come la Liguria e la Toscana mi aspetto invece un buon risultato della Lega.
Secondo un leitmotiv in voga non solo nel Palazzo romano ma anche fra i politologi, per ciò che riguarda la caccia ai voti regionali, i governatori contano poco o niente, mentre avrebbe molto più peso 'la macchina dei partiti'. È d'accordo anche lei con questa tesi?
Sono d'accordo in parte. Certamente la 'macchina dei partiti' ha un ruolo fondamentale, tuttavia penso che anche i governatori possano attirare una buona percentuale di elettori. Mi riferisco soprattutto a candidati forti come il nostro Formigoni, ma anche al governatore del Veneto, noto per le numerose iniziative portate avanti in favore dei prodotti di tutto il Paese, compreso il meridione.
Curiosa situazione in Lazio dove sono in corsa per il posto di governatore due donne. Come vede questa sfida tutta al femminile?
In realtà il concetto di 'quote rosa' - sottinteso dalla domanda - rischia di essere sminuente per le donne. Io credo che l'importante sia verificare le capacità di una donna politicamente schierata: se è brava, nessuno può proferire parola. Come in questo caso. La Bonino, esponente radicale di lunga data, e così la sua rivale, la Polverini, sindacalista ed ex segretario generale dell'Unione Generale del Lavoro (UGL).
Cosa ne pensa della candidatura di Penati? Non crede che la sconfitta subita alle Provinciali possa incidere sul risultato?
Ho due opinioni a proposito… una buona e una cattiva. Quella buona concerne il fato che in Lombardia l'opposizione non aveva altri uomini da schierare se non l'ex capo della Provincia. Quella cattiva riguarda invece l'ipotesi che 'qualcuno' voglia mandarlo al massacro.
In che senso?
Ha perso le provinciali, ed è quasi certo che perderà le regionali. In ballo c'è il futuro esponente di grido del partito democratico del nord. Chi ha orecchie da intendere, intenda.
Vuol dire che in questo modo c'è chi - del suo entourage - si augura che possa essere sconfitto per farlo fuori definitivamente…
Esattamente. Il riferimento più azzeccato è a un kamikaze.
Formigoni dice che farà la fine di Martinazzoli, sottolineando che "ogni volta che si muove perde un pezzo", riferendosi a Grillo e ai radicali…
Nel 2000 Martinazzoli perse malamente. Potrebbe accadere anche a Penati.
Un parere sugli altri candidati…
I nomi non sono stati ancora fatti…
E se Formigoni vincesse per la quarta volta consecutiva?
Non vedo il problema. Noi con Formigoni abbiamo sempre lavorato bene, perciò siamo contenti di proseguire il cammino intrapreso col governatore.
Ci ricorda qualcosa?
Per esempio abbiamo lavorato per la nascita del consorzio per il recupero della villa Reale, per il nuovo monoblocco dell'ospedale di Monza…
Intanto Silvio Berlusconi e Umberto Bossi continuano a martellare contro l’Udc, allo scopo di isolare i centristi. Condivide la posizione dei due leader politici?
Per forza. Sono d'accordo con Berlusconi e Bossi, non potrebbe essere altrimenti. Diversa, invece, sarebbe stata la mia posizione se l'Udc si fosse dimostrato più coerente. Il centro destra è la sua casa naturale. Le alleanze con il centro sinistra dimostrano l'inattendibilità della loro proposta politica.
La Regione Lombardia, su proposta del presidente Roberto Formigoni, ha stanziato un fondo regionale pari a 66milioni di euro a sostegno di crescita e sviluppo competitivo sul mercato nazionale delle imprese locali. Un buon input per ridare fiato al mercato lombardo. Secondo lei la crisi economica è davvero finita?
Le medie e piccole imprese sono il cuore e l'anima della Brianza e secondariamente della Lombardia. Con ciò non posso che rallegrarmi del fondo regionale appena stanziato. Per quanto riguarda la crisi, mi risulta difficile esprimere un'opinione, anche perché sull'argomento trovano difficoltà anche gli addetti ai lavori. Sono un ottimista, perciò credo che il peggio sia passato, tuttavia è ancora presto per cantare vittoria. Certo, ultimamente, cominciano a vedersi dei segnali di ripresa. Più di un imprenditore s'è confidato con me dicendomi che si stanno riaffermando ordini da paesi che non bussavano più dalle nostre parti da un anno almeno.
Veniamo a Monza… Cosa non le piace ancora della città e come intende intervenire?
Il traffico è la cosa che mi preoccupa di più, benché abbia già fatto molto per risolvere la situazione. Il problema è che i monzesi devono anche fare i conti con chi transita dalla città per recarsi a Milano o nel lecchese. Pertanto la nostra risposta amministrativa non può concernere solo Monza, ma anche il circondario. A tal proposito - dopo quattro anni di processo assurdo riguardanti il metrò dalla stazione all'ospedale - stiamo lavorando per l'allungamento della metropolitana milanese e per il potenziamento della rete ferroviaria.
Gli angoli cui è più affezionato?
Due. La chiesa di San Gerardo e il ponte di San Gerardino. Sono posti incantevoli, per me non meno significativi dell'Arengario - simbolo laico per eccellenza - e il Duomo.
Può preannunciarci qualche evento per il 2010?
Vorrei ricordare il bellissimo appuntamento con i cosiddetti giochi 'Special Olympics'. Riguarderanno giovani con disturbi mentali, provenienti dall'Italia e dall'estero. Ci sta lavorando un nostro assessore. L'appuntamento è per fine giugno, terremo l'inaugurazione presso l'autodromo.
E se il Gran Premio di Formula Uno finisse a Roma?
Faremo di tutto per evitare questa evenienza. Il Gran Premio deve rimanere a Monza dove è sempre stato.