mercoledì 30 dicembre 2009

"Sono pienamente d'accordo con il rettore Decleva"

Partiamo dal disegno di legge sull'università presentato dal ministro Gelmini. Decleva parla di "un'occasione fondamentale e per molti versi irripetibile". È anche lei di questo parere?
Sono pienamente d’accordo con il rettore Decleva: è un momento cruciale a cui nessuno, responsabilmente, può sottrarsi. Il sistema è da riformare profondamente su due direttive che sono la trasparenza del reclutamento su basi meritocratiche, e la distribuzione delle risorse su base premiale con parametri certi e condivisi (sia dal Ministero verso gli Atenei sia, all’interno del singolo ateneo, verso le strutture che lo compongono a tutti i livelli). Ovviamente tutto ciò si articola con criteri, spesso complessi, da applicare cercando di non distruggere ciò che funziona. Mi riferisco alle proposte di governance che, se troppo radicali, potrebbero essere paradossalmente disfunzionali. Condizione indispensabile è poter poi disporre di risorse sufficienti.
Alla luce di queste considerazioni in che modo l'università italiana si appresta a varcare il primo decennio degli anni Duemila?
Malgrado la drammaticità della situazione, il sentimento prevalente è la fiducia: fiducia di poter costruire qualcosa che sia congruo con le sfide di un mondo che è cambiato e che cambia rapidamente.
Ci sono dunque buone prospettive per i futuri ricercatori?
Sicuramente migliori rispetto a quelle dei ricercatori delle ultime due generazioni.
Si parla anche di un 'fondo nazionale per il merito…
Certamente si accentuerebbero i segnali virtuosi, ma come ho detto è tutto il sistema che deve reggere su base meritocratica.
E per ciò che riguarda il nepotismo?
È un fenomeno odioso che deve essere sradicato e che è da eliminare agendo sulla trasparenza del reclutamento come si può e si deve fare. Vorrei ricordare che, anche se i media ne hanno fatto il simbolo dell’università italiana, è sicuramente un aspetto che, ai livelli descritti, è localizzato in alcune realtà e non certo ovunque.
Cosa non le piace della riforma Gelmini?
Ho forti dubbi, a proposito della governance, sull’intenzione di abolire le Facoltà: senz'altro la Facoltà come istituzione deve essere riformata (penso alla non attualità della stessa come assemblea deliberante), ma in alcune aree è proprio questa struttura che può fare da collante fra i dipartimenti, i corsi di laurea e i settori scientifico disciplinari che, anche se ridotti di numero, rappresentano una entità di riferimento che non mi sembra si voglia abolire. In più la Facoltà di Medicina e chirurgia deve vedersela con le convenzioni con i vari ospedali in cui è presente, e non penso che un coordinamento anche di questa funzione sia facilmente sostituibile. Un altro aspetto in cui mi muoverei con cautela è la riforma del Consiglio di Amministrazione ma penso e spero che questi punti possano essere giocati con attenzione e senso di responsabilità nella discussione del disegno di legge.
Cambiamo argomento e parliamo di febbre suina. È vero che comincia a fare meno paura?
Non credo proprio: è una cosa seria e la guardia deve essere sempre alzata. Certo avrebbe potuto essere ancora peggio, ma coi virus e le loro mutazioni non vi è nulla di sicuro e l’attenzione deve essere sempre elevata.
Recentemente si è un po’ polemizzato sul fatto che i medici raccomandino le vaccinazioni ma siano loro i primi a non sottoporsi alla vaccinazione. Qual è il suo punto di vista?
Questo è un aspetto antico e sconcertante della classe medica che sicuramente è a rischio più di altri: non c’è niente di nuovo, anche se mi riferiscono che le vaccinazioni stanno procedendo celermente.
Lei si è vaccinato?
Sì.
Per ciò che riguarda la facoltà di medicina, quali sono le specializzazioni che interessano di più?
Il problema è: quali sono le specializzazioni di cui avremo maggiormente bisogno nei prossimi anni? È una domanda assolutamente attuale e alla cui risposta ci si sta lavorando. Si consideri come alcune specializzazioni - che solo alcuni anni fa sembravano destinate ad esaurirsi - siano diventate importanti nel mondo globale multietnico: si pensi ad esempio a tutte le malattie tropicali che ormai vengono importate con i flussi della migrazione.
E per ciò che concerne, invece, l'anatomia umana, ci sono ancora cose da scoprire?
L’anatomia fa parte di una più grande area di ricerca: la morfologia. Questa disciplina studia i metodi per la misurazione delle forme con i loro aspetti quantitativi e qualitativi, abbracciando il campo ultramicroscopico. Si considerino gli strumenti recentissimi per catturare le immagini e quindi la necessità della loro misura e interpretazione. Penso proprio che ci sia ancora molto da scoprire anche nel valutare l’anatomia funzionale dell’uomo.
Essendo un quotidiano milanese siamo soliti chiedere ai nostri interlocutori qualcosa sulla città… Ci dice, dunque, il medico milanese (o lombardo) che ha influenzato di più il suo pensiero?
Ovviamente mi viene in mente Golgi, vista la mia estrazione isto-anatomica, anche se, lui a Pavia, è stato uno strenuo avversario di Mangiagalli quando, poco dopo gli anni 20, si è costituita la facoltà medica milanese.
E il periodo storico legato alla metropoli che la affascina di più?
Sicuramente, forse legato agli studi delle scuole medie, il periodo delle guerre del risorgimento e quindi, per Milano, le 'cinque giornate'.
Sa che in Porta Venezia è ancora visibile il segno di una cannonata delle Cinque Giornate?
No, non lo sapevo.

"Parliamo di integrazione, senza demagogia"

Da qualche mese è responsabile della vicepresidenza alla Provincia. Può raccontare ai nostri lettori le sue prime mosse?
Al di là degli aspetti organizzativi, fra le prime mosse c’è stata quella di sistemare il bilancio, dopo il buco lasciatoci dalla passata legislatura. Poi abbiamo dovuto sostenere dei tagli, senza però penalizzare i comuni.
E per ciò che riguarda la cultura?
Manteniamo gli eventi ‘storici’ intoccabili come Invito a Teatro, che richiama ogni anno migliaia di appassionati. E’ inoltre appena finita la rassegna cinematografica curata da Maurizio Cabona, Invictis Victi Victuri. Per ciò che riguarda le nuove iniziative siamo lieti di proporre una stagione teatrale particolare coinvolgendo 17 teatri: 8 spettacoli a 68 euro. Per ora abbiamo a che fare solo con teatri milanesi, ma in futuro vorremmo coinvolgere anche le sale di provincia. Poi citiamo la mostra allo spazio Oberdan sulla caduta del muro di Berlino – con la partecipazione di Vittorio Sgarbi – che proseguirà sino a fine novembre.
Altre iniziative?
Parliamo di integrazione, senza demagogia. Un’integrazione che punta a far conoscere e valere le nostre tradizioni, la nostra cultura e la nostra lingua.
In che modo?
Con corsi di lingua e offrendo agli stranieri strumenti per diventare cittadini italiani.
Parlando di integrazione non si può fare a meno di citare uno dei problemi più grossi per la città di Milano (e la provincia): i rom. Come pensate di venire a capo della situazione?
È un grosso problema di ordine pubblico. Per i rom regolari bisogna predisporre delle aree ben definite e vigilate, per gli altri va previsto il rimpatrio.
E per chi commette reati?
Sai cosa dice Prosperini?
Più o meno...
Barchetta, cammello e torni a casa tua... Espulsione secca.
Addirittura...
Non si fa integrazione mandando la gente ai semafori a chiedere l’elemosina.
Altro tema caldo è quello degli islamici. Mai stato in una moschea?
No.
Non le piacerebbe fare un giretto?
Non è tra la mie attuali priorità.
Come vede il dialogo fra cristiani e musulmani?
Il punto è assai delicato. Io ho rispetto per tutte le religioni. Tuttavia qui siamo in Italia, perciò non vedo perché si debba mettere il cristianesimo al pari dell’islam.
Crede che dietro l’esplosione di una bomba - poche settimane fa - presso la caserma di Santa Barbara ci sia qualche trama terroristica?
Non lo so. Tuttavia credo che se una persona arriva a fare quel che ha fatto Game, è facile possa esserci alle sue spalle una strategia di qualche tipo. La risposta ce la darà la magistratura, indagando sul caso.
Come fa a gestire le numerose cariche che contraddistinguono il suo operato?
In realtà da quando sono vicepresidente della Provincia mi sono dimesso da vicesindaco di Segrate e da Vice coordinatore vicario del Pdl della città di Milano.
Lei comunque rimane un politico anomalo, poiché continua a gestire una sua attività...
Sono un ingegnere elettronico laureato al Politecnico, e come tale amo portare avanti la mia professione legata a questo ambito professionale. Lavoro dal 1983 presso un'azienda giapponese che si occupa di componenti elettronici per la ricerca e l’industria.
S’è sentita anche da voi la crisi?
Inevitabilmente. Tuttavia non ci sono stati licenziamenti e questo è stato un bel risultato.
Silvio Berlusconi parla già di ripresa...
Bisognerà vedere da aprile in poi. Secondo me per tornare ai livelli produttivi pre-crisi ci vorranno almeno due anni. In ogni caso la ripresa si sta già facendo sentire.
Cosa ci dice della sua esperienza con la Colli?
È stato molto stimolante ma anche faticoso. Gestivo cinque deleghe, fra cui Protezione Civile e agricoltura. Abbiamo rivalorizzato i parchi e le aree verde lombarde come non era mai stato fatto prima. Per ciò che riguarda la Protezione Civile abbiamo condotto un gran lavoro, anche grazie alle migliaia di volontari attivi nel Milanese.
E la delega alle cave?
Anche questa è stata una mia mansione.
Quali sono le cave più importanti?
Le zone ideali per l’escavazione sono quelle attorno a Malpensa, e in generale tra il nord ovest e l’Altomilanese.
Sente ancora la Colli?
Ci siamo visti in occasione della vittoria di Podestà, ma ci sentiamo meno.
Ha conosciuto Gaber?
No, però ho partecipato al dolore della moglie, in occasione della sua perdita. Devo dire che non conoscevo molto bene le canzoni di Gaber, ma durante il periodo della sua scomparsa ho avuto modo di scoprire il suo genio e la sua bravura. Adesso posso dire di apprezzarlo come pochi altri.
Cosa le piace di Milano?
Probabilmente la zona storica del centro, via Dante, Duomo, Castello Sforzesco. Sono posti con un fascino e un’energia impareggiabili.
E in Provincia?
La lista è troppo lunga; penso ai Navigli, al Parco del Ticino, all’abbazia di Morimondo…
Cosa non le piace di Milano?
Soprattutto il traffico.
I Maya prevedono la fine del mondo entro il 2012. Lei cosa ne pensa?
Con tutto il rispetto per la storia che rappresentano i Maya, francamente non credo a questa previsione. In ogni caso, vorrei che quanto meno ci fosse concesso di finire il mandato amministrativo della Provincia, che scade nel 2014...

sabato 19 dicembre 2009

"Mi sono stancata di aspettare gli altri e mi sono buttata"

Ha solo 27 anni ma ha già ricevuto importanti riconoscimenti dall'ONU, quest'anno è stata premiata dal Consiglio d'Europa con il World Aware Education Award, ha parlato al Congresso degli Stati Uniti, di lei si sono occupati numerosi media stranieri. Il suo nome è Selene Biffi ed abita a Mezzago, alle porte di Milano. La sua idea? "Youth Action for Change", la prima organizzazione a livello mondiale per giovani gestita da giovani, nata per mettere in contatto tutti coloro che hanno idee e voglia di fare, grazie all'aiuto di internet. Oggi la sua attività coinvolge 120 paesi. MW l'ha incontrata poche ore prima della sua (ri)partenza per Kabul…
Quando è iniziata la tua attività e in cosa consiste esattamente?
Youth Action for Change (YAC) è nata in seguito alla mia partecipazione all'International Youth Parliament, un'iniziativa di Oxfam, nel 2004, in Australia. All'inizio volevo creare un semplice portale informativo, che permettesse ai ragazzi italiani di ottenere informazioni riguardanti esperienze in paesi stranieri, ma una volta arrivata a Sydney mi sono resa conto che si poteva fare di più, dando vita a un 'ponte' fra i ragazzi di tutto il mondo che volevano rendersi utili nelle proprie comunità, e quelli che avevano già una grossa esperienza in ambito sociale. Una volta a casa mi sono data da fare fondando YAC e organizzando il primo corso a gennaio 2005.
Sono dunque passati cinque anni dall'inizio della tua avventura… Qual è il tuo stato d'animo attuale?
Sono molto contenta. Avevo 22 anni quando, dopo molte porte chiuse in faccia, mi sono stancata di 'aspettare gli altri' e mi sono buttata. All'inizio è stata dura, pochi credevano in me, ma oggi… A cinque anni di distanza, i risultati cominciano a vedersi, e non posso che esserne orgogliosa.
Cosa fa per i ragazzi, di concreto, Youth Action for Change?
YAC offre ai ragazzi l'opportunità di diventare protagonisti attivi del cambiamento in ambito sociale, offrendo loro strumenti e conoscenze per migliorare le cose in contesti chiave come i diritti umani, l'ambiente, la salute, l'educazione, ecc. Il tutto offerto in maniera gratuita e prevalentemente online, con corsi tenuti da ragazzi appoggiati da esperti adulti.
In questi giorni parti di nuovo... dove ti porterà questa nuova esperienza?
Ritorno a Kabul, dove, per conto dell'ONU e del Ministero dell'Istruzione afgano, sto lavorando a un programma per aiutare i bambini in difficoltà.
Sentendoti parlare mi fai venire in mente un'ambasciatrice… Quanti paesi hai visitato grazie al tuo lavoro?
Trentasette, equamente distribuiti in tutti i cinque continenti.
È il sogno di molti giovani poter viaggiare tanto…
Io, infatti, mi ritengono molto fortunata.
Un mondo più giusto in cui tutte le persone possano avere le stesse chance. È ancora viva questa speranza?
Mi piace pensare di sì, ma credo che non sia facile e che ognuno di noi abbia il dovere morale di provarci anche nel suo piccolo, nel suo vivere quotidiano. (Per migliorare il mondo non è necessario girare i continenti, lo si può fare anche semplicemente rispettando e aiutando il prossimo che ci abita vicino e che troppo spesso snobbiamo).
C'è qualche figura politica o religiosa che ti ha ispirato?
Politici e religiosi non ce ne sono. Semmai il mio punto di riferimento sono mia madre e mio padre. I miei genitori sono persone semplicissime, due commercianti che, con grandi sacrifici personali ed economici hanno fondato, in dieci anni, un ospedale, un asilo e una scuola elementare per i poveri a Varanasi, India, dove ogni servizio è gratuito.
Come reagiscono i tuoi amici e famigliari a questa tua voglia di 'cambiare' (e girare) il mondo'?
Ormai ci sono abituati! In fondo sono contenti per me, perché sanno che è quello che ho sempre voluto fare.
Ci dici qualcosa dell'iniziativa 'tutta in bici' in Kenya per contrastare l'Aids?
I corsi che YAC offre gratuitamente nel mondo, consentono alle realtà locali di organizzare attività senza appoggi esterni. La campagna informativa sull'Aids in Kenya - frutto del corso offerto su 'Social Leadership and Empowerment' - ne è un esempio. Il giovane che l'ha organizzata, in un paio di mesi, ha girato in bicicletta alcuni villaggi africani, spiegando cos'è il virus Hiv e come prevenirlo.
Oxfman e Unicef ti hanno conferito degli importanti riconoscimenti. Cosa si prova a ricevere simili onorificenze?
Fa sempre uno strano effetto. In ogni caso le soddisfazioni più grandi sono quelle relative ai tanti giovani che riescono a creare qualcosa per il proprio bene e quello degli altri.
Che musica ti piace, e che libri leggi abitualmente?
Ascolto un po' di tutto, ma preferisco il rock e lo swing. In genere leggo saggi.
Essendo di Mezzago, non possiamo non chiederti se ti piacciono gli asparagi...
Direi di sì, anche se non li mangio spessissimo!

venerdì 11 dicembre 2009

'Twenty Questions' a Mario Giordano

Nome, cognome e luogo di nascita...
Mario Giordano, Alessandria.
Che soprannome aveva da piccolo?
Andrew.
Il primo ricordo dell’infanzia?
Una gita con i miei genitori all’Arena di Verona.
Su che giornale ha scritto il primo articolo?
Gazzetta del Popolo.
Il nome del giornalista che, più di altri, ha influito sul suo stile...
Vittorio Feltri.
In che percentuale gli assunti regolarmente in una redazione si possono dire ‘raccomandati’?
Non esiste una percentuale.
Lenin diceva che “i comunisti sono la parte progressiva più risoluta dei partiti operai di tutti i paesi; Mussolini che “il fascismo non è un partito, ma un movimento”. Quale frase preferisce?
Nessuna delle due.
Cosa ama di Milano?
La capacità di accogliere tutti.
E cosa la disgusta?
Il traffico.
Un vizio al quale non può rinunciare...
Il lavoro.
Proust diceva: “Lasciamo le donne belle agli uomini senza immaginazione”. Come interpreta questa massima?
Masochismo. Ho molta immaginazione.
L’effetto serra: è tutta colpa dell’uomo... Oppure: l’uomo non c’entra niente, è la natura che fa il suo corso...
L’uomo c’entra meno di quello che si vuol far credere.
Scopriremo gli extraterrestri fra il 2015 e il 2025. È il parere di molti scienziati. Dovesse incontrarne uno affamato, che piatto gli consiglierebbe?
Gli agnolotti al plin.
Quanto è difficile pronunciare la parola “ti amo”?
Niente, se ami.
Emily Dickinson spiegava così l’aldilà: “È invisibile come la musica, ma concreto come il suono”. Margherita Hack invece: “Io non credo assolutamente né a Dio, né all'anima, né all'aldilà: l’anima è nel nostro cervello”. Dove si ritrova di più?
Emily Dickinson.
Quante mail riceve in media al giorno il direttore di un giornale importante come il suo?
Tantissime.
E quante ore passa al telefono?
Meno di quello che dovrei.
Salari bassi per molti, altissimi per pochi. È la cosiddetta crescita diseguale, (in inglese “growing unequal”, secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Perché l’uguaglianza sociale continua a essere un’utopia?
Se non sa rispondere l’Ocse, come posso darti una risposta sensata io in poche righe?
La sera prima di addormentarsi... un quotidiano o un romanzo?
Romanzo. I giornali li leggo al mattino.
Un pomeriggio di relax: un disco rock o un cd di musica classica?
Musica classica.

"Come le onde del mare balla la gente, quando suono il mio violino"

Ciao Angelo, partiamo dal concerto di stasera. Cos’hai in programma per i
tuoi fan?

Il programma di stasera punta sui brani più conosciuti del mio repertorio, ce n’è quindi per tutti i gusti. Ci saranno anche canzoni che mi chiedono spesso, ma che talvolta non faccio, come “Alla fiera dell’est”. Sarà un concerto equilibrato, con momenti malinconici ed altri più aggressivi. Potremmo definirlo un ritratto tutto tondo della mia carriera, tenuto conto che, come diceva Vittorio Gassman, ho un grande avvenire alle spalle.
Quando inizia la tua carriera?
Ho iniziato come "turnista" (session man) a 18 anni. Oggi ne ho 59, vedi tu. Tralasciando i dieci anni di conservatorio. Avevo 5 anni quando ho preso le prime lezioni di musica.
Quanti musicisti ti accompagneranno stasera sul palco?
Siamo un quintetto. Tutti polistrumentisti. La scelta è "oculata" per poter dare maggiore dinamicità ai suoni.
E tu cosa suonerai?
Nella prima parte, diciamo quella principale dello spettacolo, suonerò il violino, il mio strumento d’elezione. Poi farò dei pezzi con la chitarra classica.
Niente strumenti 'antichi'?
Quelli li utilizzo quando propongo concerti di musica classica, rinascimentale. Oggi, quindi, non sono previsti.
Prima di arrivare a Milano hai suonato a Bologna e a Roma...
In realtà non erano dei veri concerti, ma degli show case per presentare il nuovo singolo "La Tempesta". L’ultimo vero concerto l’ho tenuto a Magonza, in Germania.
È vero che a Roma hai incontrato il Papa?
Certamente. Ero, però, con altri 260 artisti provenienti da tutto il mondo. Si sentiva male, la voce rimbombava ed era difficile seguirlo. Comunque il Santo Padre ha parlato di trascendenza e della spiritualità dell’arte, alludendo a una scintilla divina che contraddistingue gli artisti, non sempre favorevole, che dà grandi estasi ma anche grandi tormenti. Ne parlerò anch’io stasera.
Ti piace questo Papa?
Mi piace perché è un uomo mite, non è un Papa rock. È un uomo timido e schivo, un grande intellettuale, un filosofo.
Il 2009 è stato per Branduardi un anno ricco. Due i momenti 'clou': l'album "Senza Spina" e "Futuro Antico VI". "Senza spina", in particolare, è il risultato di un concerto acustico effettuato nel 1986 con l'aggiunta di tre inediti. Da chi è nata l'idea di ridare vita a un live risalente a venti anni fa?
All’ingegnere del suono, Franco Finetti, un 'mito', che ha per caso ritrovato nei suoi archivi 2 cassette risalenti a oltre venti anni fa. Era infatti il 1986 - anni prima della moda dei concerti ‘unplugged’- quando decidemmo di realizzare uno spettacolo completamente "acustico", portandolo in giro per l’Europa e per il mondo, nell’arco di tre mesi. Ricordo che la gente ci guardava stupita chiedendosi che cosa stessimo facendo. Io alla fine ho approvato l’idea di Finetti perché oggi ci sono molti branduardiani che nel 1986 non erano ancora nati, e che vorrebbero dunque potersi confrontare con una realtà che, per questioni anagrafiche, non gli è mai appartenuta. In secondo luogo c’è la volontà di rendere pubblico un documento storico particolarmente originale.
Nel 1986 Branduardi è rapito dalle liriche di Yeats...
Infatti.
Cosa ti intriga(va) di questo letterato?
È uno straordinario poeta. Tutto è iniziato con alcune "traduzioni" che stava facendo mia moglie. Io, fino a quel momento, lo conoscevo solo vagamente. Mi cadde l’occhio sull’incipit del "Violinista di Dooney" che diceva: “Come le onde del mare balla la gente, quando suono il mio violino”. Mi sono detto che il personaggio descritto da Yeats mi rappresentava perfettamente, così ho cominciato a lavorare sui suoi testi.
Hai anche incontrato il figlio dell’autore dublinese?
Certamente. È stato lui ad approvare il lavoro, dopo averlo analizzato nei minimi dettagli. Pensa che, poco prima, aveva bocciato un progetto analogo di Van Morrison.
Fra i singoli spicca "La Tempesta". Quel genere di tempesta che i marinai vincono “attendendo che il vento buono gonfi le loro vele". E Branduardi come vince le tempeste della vita?
Branduardi, in realtà, le "cerca". Io sono un uomo irrequieto e cerco nella musica la quiete. Anche se a volte succede il contrario.
E se ci son tempeste troppo forti...
In effetti c'è il rischio di sbagliare rotta.
In "Futuro Antico VI" si parla invece della notte di San Giovanni. Un tempo in occasione del solstizio d'estate si mangiavano le lumache e si appendevano fuori dalla porta rametti di rosmarino per tenere lontane le streghe in volo verso il noce di Benevento. Oggi cosa rimane di queste antiche tradizioni?
Quel poco che rimane si ritrova in alcune regioni del centro e del sud Italia. La secolarizzazione le ha spazzate via un po’ ovunque. Sono, comunque, tradizioni che affondano le loro radici nella notte dei tempi, di stampo pagano.
C'è, probabilmente, anche qualcosa di etrusco…
Sicuramente.
Nella tua carriera hai collaborato con altri importanti esponenti della musica italiana come Vecchioni e Battiato. In futuro prevedi nuove collaborazioni di questo tipo?
In questo momento non c'è nulla in programma, tuttavia sarei ben contento di poter confrontarmi ancora con altri artisti, dal liscio, all’hard rock. Colgo l'occasione per lanciare un appello a nuovi collaboratori.
Qualche grande nome incrociato sul tuo cammino?
Sono davvero tanti. Ho lavorato, per esempio, con Crosby, Stills & Nash.
Il mitico trio della West Coast?
Eravamo Crosby, Stills, Nash & Angelo (ride, Nda). Abbiamo fatto una tournee per l'Europa e per il mondo nei primi anni Ottanta.
Ad aprile e maggio hai compiuto un lungo tour in Germania. È la conferma che un certo tipo di musica italiana è in grado di travalicare con successo i confini della nazione. Che differenza c'è fra il pubblico italiano e quello tedesco?
Quando ho iniziato a suonare in giro, sul finire degli anni Settanta, c'era molta differenza. In Italia si suonava in un clima "teso": questioni politiche. C'era sempre un gran caos. I concerti erano ospitati spesso in palazzetti che per l'occasione si trasformavano in bolge umane. In Germania, al contrario, c'era molto più ordine, le sale dei concerti erano spaziose e silenziose. Oggi, però, il discorso è cambiato e non c'è più tanta differenza fra l'Italia e gli altri paesi europei.
E per ciò che riguarda la musica di Branduardi?
Come diceva il giornalista Mangiarotti, la mia musica è come l'aglio, contraddistinto da un gusto inconfondibile che piace moltissimo, o fa veramente schifo.
"L'infinitamente piccolo" (con oggi ormai più di 300 rappresentazioni e un successo insperato) è San Francesco, "State buoni se potete" è Filippo Neri(fondatore degli oratori). Qual è il rapporto di Branduardi con il cristianesimo?
Questa è una domanda molto privata, cui non do volentieri una risposta. Posso dirti che la mia fede non è a prova di bomba. Tuttavia è vero che, essendo un musicista, vivo la spiritualità in modo particolare. Come dice il mio amico Morricone con cui ho spesso collaborato "la musica è l'arte più astratta e quindi più vicina a Dio".
Sei quindi a favore del mantenimento dei crocifissi nelle scuole…
Assolutamente sì. Su questo sono categorico. Il crocifisso è un simbolo delle nostre radici giudaico-cristiane e non va toccato.
"Confessioni di un malandrino" è sempre la tua canzone preferita di Branduardi?
Sai, è la prima che ho composto, a 18 anni…
Essendo di 'MilanoWeb' vorremmo chiederti, infine, qualcosa del tuo rapporto con la città. Tu peraltro nasci a Cuggiono, a pochi chilometri di distanza dal capoluogo lombardo… Cosa ti piace e cosa, invece, non riesci a mandare giù della realtà milanese?
Mi sento molto più legato a Genova che non a Milano. A tre mesi ho lasciato Cuggiono per la città ligure e li ho frequentato il conservatorio e mosso i miei primi passi in ambito artistico.

'Twenty Questions' a Luciano Di Pietro

Nome, cognome e luogo di nascita...
Luciano Di Pietro, Castel San Giovanni.
Che soprannome aveva da piccolo?
Nessuno.
Il primo ricordo dell’infanzia?
Una macchina rossa a pedali.
Su che giornale ha scritto il primo articolo?
Sul giornale studentesco 'Michelaccio'.
Il nome del giornalista che, più di altri, ha influito sul suo stile...
Augusto Guerriero.
In che percentuale gli assunti regolarmente in una redazione si possono dire ‘raccomandati’?
Nessuna.
Lenin diceva che “i comunisti sono la parte progressiva più risoluta dei partiti operai di tutti i paesi; Mussolini che “il fascismo non è un partito, ma un movimento”. Quale frase preferisce?
Nessuna delle due.
Cosa ama di Milano?
I ristoranti.
E cosa la disgusta?
I ristoranti.
Un vizio al quale non può rinunciare...
Fare domande intelligenti.
Proust diceva: “Lasciamo le donne belle agli uomini senza immaginazione”. Come interpreta questa massima?
Fantasie da gay.
L’effetto serra: è tutta colpa dell’uomo... Oppure: l’uomo non c’entra niente, è la natura che fa il suo corso...
L'uomo e la natura a braccetto.
Scopriremo gli extraterrestri fra il 2015 e il 2025. È il parere di molti scienziati. Dovesse incontrarne uno affamato, che piatto gli consiglierebbe?
Slicrofi.
Quanto è difficile pronunciare la parola “ti amo”?
Quanto quella 'ti odio'.
Emily Dickinson spiegava così l’aldilà: “È invisibile come la musica, ma concreto come il suono”. Margherita Hack invece: “Io non credo assolutamente né a Dio, né all'anima, né all'aldilà: l’anima è nel nostro cervello”. Dove si ritrova di più?
In nessuna delle due affermazioni.
Quante mail riceve in media al giorno il direttore di un giornale importante come il suo?
Molte ma non ne leggo una.
E quante ore passa al telefono?
Dai 5 ai 10 minuti.
Salari bassi per molti, altissimi per pochi. È la cosiddetta crescita diseguale, (in inglese “growing unequal”, secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Perché l’uguaglianza sociale continua a essere un’utopia?
Viva le decrescita uguale!
La sera prima di addormentarsi... un quotidiano o un romanzo?
Un trattato di teologia.
Un pomeriggio di relax: un disco rock o un cd di musica classica?
Cori di montagna.

martedì 1 dicembre 2009

"... una crisi che ci porterà tutti alla disoccupazione"

Nathan Never, Zagor, Martin Mystère... Vogliamo far sapere in anteprima ai lettori di MW su cosa sta lavorando Mirko Perniola?
Per Nathan sto scrivendo in questi giorni due storie. La prima, introspettiva e intimista, vede Nathan in Africa, muoversi nel caotico traffico di natanti tra i canali di una capitale africana, per passare poi in suk nel deserto e in aeroporti per dirigibili privati... il tutto per aiutare una madre a trovare quello che potrebbe essere un figlio creduto morto. La seconda storia vede Nathan, e il suo collega robotico Link, indagare nello spazio; ma non avendola ancora definita preferisco non anticipare nulla. Ci sono poi altre tre storie in mano ad altrettanti disegnatori, se non ricordo male: Atzori, Calcaterra e Vercelli (spero di non sbagliare) ma non so dire quando verranno pubblicate. Riguardo a Zagor sto lavorando su quello che viene amichevolmente definito un “balenottero” cioè un maxi da 286 tavole, che Marcello Mangiantini sta già disegnando. Vede Zagor muoversi in Louisiana tra coccodrilli, militari, paludi e cajun. Scoprire chi sono questi ultimi, con le loro tradizioni, il loro stile di vita ma, soprattutto, la loro cucina, è stato - per un ex-cuoco come me - davvero stimolante. Con i pennelli di Alessandro Chiarolla uscirà nell’Almanacco dell’Avventura 2010 una storia in cui Zagor dovrà scoprire di chi è la mano che sta dietro al rapimento di alcuni indiani; oltre a questa ci sono altre tre storie, disegnate rispettivamente da Gramaccioni, Cassaro e ancora Mangiantini, ma non so quando vedranno la luce edicolare. Per quanto riguarda Martin Mystère ho proposto alcune idee che ad Alfredo Castelli sono piaciute, ne sto sviluppando una ma, non essendo stata ancora approvata definitivamente, sarebbe prematuro parlarne.
Il tuo debutto ufficiale l’anno scorso con il Maxi Zagor 2008. Come è stato, dopo tanti anni di sforzi, trovare finalmente il proprio lavoro in edicola?
In realtà l’emozione di avere tra le mani un proprio lavoro stampato lo avevo già avuto spesso negli ultimi dieci anni, grazie a diversi lavori a fumetti per agenzie pubblicitarie, associazioni per didattica e, ovviamente, Anno Domini e Star & McCoy, ma vedere il proprio nome legato a quello che è un personaggio simbolo del fumetto italiano causa ovviamente una grande euforia, soprattutto quando si ricevono apprezzamenti e critiche costruttive dagli autori più “anziani” che sono sempre stati per me un punto di riferimento.
Cosa rimane oggi dello studio grafico ArtNu (Artigiani delle Nuvole) con cui hai cominciato la tua avventura nel mondo del fumetto nel 2000?
Lo studio esiste, lavora e non si è mai fermato. Ovviamente adesso non siamo più solo in tre, ma il parco autori si è espanso, grazie alla possibilità che mi è stata data di insegnare per diversi anni alla Scuola del Fumetto di Milano, dalla quale sono uscite penne e pennelli in gamba, che oggi collaborano più o meno stabilmente con noi. Da quest’anno, insegnando anche alla Scuola Internazionale di Comics di Padova, credo che il discorso si amplierà...
E della serie fantascientifica Star & McCoy?
Anno Domini e Star & McCoy erano pubblicate dalla casa editrice della Scuola Del Fumetto di Milano, che veniva utilizzata principalmente per promuovere i corsi. Oggi l’editore ha deciso di fermare questo tipo di promozione indipendentemente dalla qualità e dalle vendite, per motivi collegati alla scuola stessa. Perciò siamo in cerca di un nuovo editore, anche se, considerato il panorama, non sono per nulla ottimista.
Che consigli ti senti di dare a un giovane che intende iniziare la tua professione?
Quella di cuoco? Che se si è bravi un lavoro lo si trova! Se invece intendi quella di sceneggiatore, beh, qui potrei esibirmi per ore come degno allievo della dottrina di Pessimismo Cosmico di Antonio Serra! Io amo i fumetti, fanno parte della mia vita e ho fatto di tutto per poter fare questo mestiere (guadagnandomi da vivere nel frattempo come cuoco, receptionist, barista, portiere di notte e parecchio altro) perciò lo ritengo il lavoro più bello del mondo; ma bisogna considerare che in Italia ci saranno circa un migliaio di persone che si guadagnano onestamente da vivere grazie al fumetto; e se Gianni Morandi cantava Uno su mille ce la fa... qui il rapporto è uno su sessantamila. Che ciascuno decida per sé, se il gioco vale la candela!
Come vedi il futuro del fumetto? Si parla di crisi dagli anni Novanta, tuttavia non si riesce a vivere senza 'nuvole parlanti'…
Ci sono due correnti di pensiero in proposito: la prima vuole che ci sia una crisi che ci porterà tutti alla disoccupazione; l’altra vuole che il settore si stia trasformando, passando dal prodotto da edicola venduto per pochi euro alle masse, al prodotto editoriale costoso venduto agli appassionati. Non so chi abbia ragione, mi piace pensare che la seconda sia la più auspicabile, ma è indiscutibile che in edicola Dylan Dog non venda più un milione di copie; e che le fumetterie siano dei veri e propri ghetti. Se gli autori, gli editori, e gli appassionati, non si daranno da fare nel proprio piccolo, nel quotidiano, a cambiare lo stereotipo che vuole il fumetto una cosa sfigata fatta dagli sfigati per degli sfigati, non ne potrà venire nulla di buono. Odio ammettere che oggi più che mai l’abito fa il monaco, perciò attenzione all’immagine che diamo di noi, del nostro lavoro, della nostra passione, a chi non li conosce!
Cosa ne pensi dell'ultima proposta di casa Bonelli, Greystorm?
Mi piace, sia per l’ambientazione steampunk, sia per la scelta di raccontare eventi collegati per causa-effetto, ma slegati temporalmente anche a distanza di anni. Per il momento ho letto i primi tre in fase di lavorazione, e la curiosità mi è rimasta.
E di Caravan?
Un altro esempio di come le miniserie si prestino per presentare nel classico stile bonelliano sistemi narrativi differenti. Michele Medda riesce a far vivere personaggi anche in situazioni che, in mano ad altri, correrebbero il rischio di annoiare. Per me lui è davvero un grande maestro.
Che tu sappia, bollono in pentola altre mini serie?
Non mi viene in mente nulla. Come la maggior parte dei miei colleghi lavoro nel mio studio, e vado in redazione saltuariamente, perciò è difficile restare aggiornati. Scopro principalmente le novità tramite internet.
Ti piace Joann Sfar?
L’avevo scoperto al festival di Angoulême per il suo Merlino, di cui ho un ottimo ricordo, ma credo che siano passati almeno dieci anni. Poi però devo ammettere che non ho seguito più i suoi lavori, non per motivi di qualità, ma perché non sono un gran lettore di fumetti...
Puoi farci il nome di qualche promessa, italiana e non, del mondo del fumetto?
No. Non perché non voglia, ma semplicemente perché non ne ho idea. Come dicevo prima, non sono un gran lettore di fumetti, ma non per snobismo, beninteso. Scrivere è un modus vivendi, una parte del cervello di chi fa questo mestiere è perennemente sintonizzata sulle storie che sta scrivendo, sui personaggi che sta facendo vivere (e, checché ne dica mia moglie, è questo che causa ritardi agli appuntamenti, smarrimento di vie maestre nonostante il navigatore satellitare acceso ecc...). A ciò si aggiunge la voglia/il dovere di leggere le storie scritte da colleghi e amici. Perciò, quando voglio staccare la spina, l’ultima cosa che mi viene in mente è di aprire un fumetto per svagarmi. Ecco perché non sono assolutamente aggiornato. Se devo tirar fuori un nome, comunque, parlo di chi conosco molto bene, e ritengo che Cristian Baldi e Claudio Baratti abbiano delle buone cartucce da sparare, speriamo che qualcuno gli dia qualche bersaglio.
Detto fra noi, qual è il personaggio bonelliano che ti piace di più?
“Detto fra noi” stona un po’ in un’intervista che verrà resa pubblica, perciò mi avvalgo della facoltà di non rispondere! Ovviamente sto scherzando. Ho scoperto che dietro ai fumetti esisteva un mondo lavorativo con Cagliostro Dylan Dog n° 18; avevo 16/17 anni, e quell’albo mi è rimasto nel cuore. Comunque, come capita a tutti, ho avuto passioni cicliche legate a volte ad uno, a volte ad un altro personaggio, che fosse Bonelli, Marvel, francese o giapponese. Oggi vengo coinvolto più dai serial televisivi.
Conservi qualche collezione completa di albi bonelliani?
Ho le serie complete di tutti gli eroi per i quali scrivo, più Dylan, Legs, Giulia, Dampyr e Brendon. Ho parecchio anche di Tex ma, per motivi d’età, mi mancano parecchie cose del passato. Attenzione però, serie, non collezioni… non sono un collezionista, e mi piace riprendere i vecchi albi, o i vecchi libri, rileggerli, usarli... sono uno di quelli che fa le “orecchiette” alle pagine per capire dov’è arrivato.
Infine, essendo un quotidiano di Milano, non possiamo non chiederti cosa ami della città e cosa invece non riesci a mandare giù…
Sono nato e cresciuto in provincia di Milano, e non smetterò mai di ringraziare i miei genitori per essersi trasferiti dalla Puglia, per il semplice motivo che Milano mi ha dato delle possibilità che, altrimenti, forse non avrei avuto. Perciò è questo che mi piace: in questa città possono sempre nascere possibilità anche per chi è squattrinato, basta che abbia testardaggine, voglia di fare e buona capacità autocritica. Cosa non mi piace? La mancanza di rispetto per il prossimo, che spinge ad ignorare le regole nel quotidiano, abbandonando le deiezioni dei nostri amici a quattro zampe sul suolo pubblico infischiandosene delle conseguenze (mio figlio ci si è beccato la salmonella a due anni, giocando in un parco pubblico!) a parcheggiare su strisce pedonali e posti per disabili, a non rispettare il codice della strada e così via. Sempre pronti però poi a lamentarci del Governo, del Comune e dei disservizi vari. Non è una cosa relativa a Milano ma riguarda tutta l’Italia in generale. Se ci rispettassimo di più tra noi, che grande Paese potrebbe essere questo!

"Stanno scomparendo le belle specializzazioni di Medicina Interna"

Dopo la sua lunga carriera professionale arriva a essere presidente dell'ordine dei medici di Milano. Cosa rappresenta per lei il raggiungimento di questo traguardo?
È motivo di grande soddisfazione. Da ragazzetto, secoli fa, avevo letto la “Cittadella” ed ero rimasto affascinato dall’Ordine dei Medici britannico, dalla autorevolezza dei suoi componenti, dall’importanza delle sue funzioni. Negli anni settanta, in un clima politico “di piombo” non metaforico, mi fu offerta la carica di consigliere che subito accettai iniziando un lungo cammino che mi vide per anni consigliere, segretario, quindi vicepresidente ed ora presidente del 2° Ordine italiano per importanza e per numero di iscritti.
Qual è la giornata tipo del presidente dell'ordine dei medici di Milano?
Rigoroso orario d’ufficio. Si parte alle 9 del mattino. Varie le mansioni: disbrigo la corrispondenza, fisso appuntamenti, scrivo di articoli, preparo interventi… Spesso, però, sono in giro per la Penisola per il Consiglio Nazionale della Federazione degli Ordini o per la Commissione Centrale degli Esercenti delle Professioni Sanitarie, di cui sono componente, che è una sorta di corte di appello della magistratura ordinistica, composta da un presidente magistrato, da funzionari del Ministero e da medici.
Quanti medici ci sono a Milano?
25mila dopo il distacco delle provincie di Lodi e recentemente di quella di Monza Brianza.
Purtroppo, però, molti medici continuano a migrare all'estero…
Purtroppo sì. Ma è meglio non entrare nel merito del problema. Tutti i giorni, firmo certificati di good standing di medici, anche non giovani, che se ne vanno alla ricerca di quello che qui non trovano: lavoro, gratificazioni e talora giustizia…
Milano resta comunque una città all'avanguardia in campo medico. In questo momento quali sono i centri tecnologicamente più avanzati?
Possiamo considerarci fortunati da questo punto di vista per i numerosi Centri di eccellenza che si trovano nella nostra città. Pensiamo all’Istituto per i fanciulli rachitici fondato da Gaetano Pini, al settore oncologico, a quello della cardiochirurgia e a tanti altri.
Quali sono le specialità più 'gettonate' e quelle invece prese meno in considerazione? Per esempio si dice che nessuno voglia fare l'anestesista…
Potrà sembrare in controtendenza ma, in sede di Giuramento dei neolaureati, alla mia domanda, noto non pochi volonterosi che vorrebbero divenire anestesisti o ostetrico-ginecologi; stanno scomparendo le belle specializzazioni di Medicina Interna e di Chirurgia generale, pochi i pediatri. Tra qualche anno, non ne avremo più.
In questi giorni si fa un gran parlare di febbre suina. Soprattutto stupisce il fatto che molti medici dicano di non volersi vaccinare. Qual è la sua posizione a riguardo?
Io sono per la vaccinoprofilassi. Una cattiva informazione ha disorientato i cittadini e con loro anche i medici, psicologicamente allo stesso livello di chi medico non è. Non sono stati fugati i dubbi sulla realtà della suina: è una pandemia tipo 1918-19? Il comunicato ottimista si alterna con quello terrorista. È sospetta la velocità di allestimento del vaccino (segno di gravità della pandemia) e ci si chiede se sarà del tutto innocuo…
Lei si vaccinerà?
Vorrei ma non posso perché ho scoperto di essere per regolamento una quercia della società, avendo superato i 65 anni.
Ma la suina è davvero pericolosa come si vuol far credere, o stiamo vivendo un allarme eccessivo?
Allarmismo giustificato o ottimismo ingiustificato, this is the question…
La storia di Ugo Garbarini è un po’ anche la storia della città che le ha dato i natali e che la ospita da sempre. Come è cambiata Milano dagli anni Trenta?
Di Milano, città che amo e di cui conosco le nascoste bellezze, ricordo purtroppo l’assenza di sensibilità dei vari, numerosi, anonimi o noti, reggitori politici che non pensarono mai al futuro, distrussero quello che di bello c’era e costruirono quel che di brutto vediamo. Ricordo, per esempio, (a parte la copertura dei navigli) che abbatterono i bastioni di Porta Garibaldi con la passeggiata costruita sulle mura spagnole e oggi fermano da anni i lavori del parcheggio perché hanno scoperto i ruderi fatti da loro stessi. Monumenti in sfacelo, targhe stradali illeggibili… Una, in via San Damiano, apposta sul muro delle antiche mura medievali che si raccordavano agli archi di Porta Nuova, opera dell’architetto militare Guintelmo da Guintellino, illeggibile. Deiezioni canine ovunque. Vigili urbani addetti solo alle contravvenzioni per il divieto di parcheggio. La lista è lunga…
Cosa c'è che la rende perplesso e cosa invece che le piace di Milano?
Perplesso quando su un mezzo pubblico mi scopro l’unico indigeno in una folla cosmopolita. Di Milano mi piace la sua grande storia che mi aiuta a sopportarne l’attuale degrado. Non parlo dell’EXPO che ritengo argomento vergognoso e da nascondere sotto la terra (come fanno alcuni animali domestici).

giovedì 5 novembre 2009

"Gli italiani sono molto litigiosi"

Innanzitutto diciamo chi è un giudice di pace e quali sono i suoi compiti…
Il giudice di pace è un cittadino munito di laurea in giurisprudenza. Opera per mediare e risolvere casi giudiziari un tempo gestiti dal pretore, sia in ambito civile che penale. Si differenzia dal giudice tradizionale perché non deve sostenere gli esami per magistrato ordinario, trattandosi di un concorso per titoli bandito dal Ministero della Giustizia.
Si dice giudice di pace ma, in realtà, è una figura “non togata"…
Questa affermazione non è corretta, in quanto il magistrato onorario e quello ordinario svolgono le stesse funzioni. Inoltre il giudice di pace indossa la toga nelle cause penali, così come i giudici ordinari.
Quanto dura il mandato di un giudice di pace?
La legge attuale prevede tre quadrienni, quindi, 12 anni, fino al compimento dei 75 anni. Ogni quattro anni, però, il CSM tramite apposite commissioni, caratterizzate anche dalla presenza di giudici di pace, svolge le verifiche di qualità e quantità dell’attività di un determinato giudice per poterlo confermare.
E una volta trascorsi i dodici anni?
La sua attività cessa.
Non è quindi un lavoro primario e stabile, che può essere svolto per tutta la vita … Direi di no. Lo si può definire un secondo lavoro. Di solito sono previste due – massimo tre - udienze la settimana, e comunque non più di 110 in un anno. L’attività viene sospesa dai primi di agosto a metà settembre. Come per tutti i magistrati.
Quanti sono i giudici di pace a Milano?
In questo momento siamo in 116, ma dovremmo essere 180.
Qualche settimana fa, peraltro, reclamava la necessità di assoldarne almeno 15 entro l’inverno…
È vero. Al momento, però, non sono previste integrazioni.
Il giudice di pace decide in materia civile molte controversie fra cui quelle concernenti beni mobili di valore non superiore a 5mila euro; quelle non superiori a 20mila euro per danni dipendenti dalla circolazione stradale e sanzioni amministrative (multe a vario titolo). Senza limite di valore, invece, le controversie legate a liti per l’uso di beni condominiali, rumori molesti, piante che invadono altre proprietà… Quali sono i casi più frequenti fra i milanesi?
Complessivamente abbiamo poco meno di 100 mila processi l’anno. Per il 25% i ricorsi riguardano le multe derivanti dalla circolazione stradale. Al secondo posto ci sono le controversie concernenti le assicurazioni e i pagamenti delle polizze. Al terzo gli incidenti stradali.
Ci può raccontare l’episodio più curioso che le è capitato?
Non posso farlo per motivi di riservatezza professionale. Per un giudice di pace – come per qualsiasi magistrato - ogni caso ha il valore di un altro.
È facile riconciliare due litiganti?
È difficilissimo. Ci si riesce qualche decina di volte l’anno.
Motivo?
Siamo italiani. E gli italiani sono molto litigiosi.
Che differenza c’è fra querela e “ricorso immediato”?
Il “ricorso immediato” è una nuova modalità processuale analoga alla querela ma più sbrigativa, che viene immediatamente attivata dalla procura della Repubblica, a cui segue una rapida sentenza del giudice di pace.
C’è rivalità fra voi e l’avvocatura tradizionale?
Tutt’altro. L’avvocatura è componente essenziale dell’ordinamento giudiziario e spesso mette a disposizione mezzi e strumenti per risolvere al meglio il nostro lavoro.
Cosa deve fare un milanese per rivolgersi al giudice di pace?
Deve recarsi in via Francesco Sforza 23 dove troverà una serie di moduli da compilare per attivare le proprie istanze giudiziarie e per chiedere un appuntamento. Purtroppo i tempi di attesa – vista la mancanza di personale – sono piuttosto lunghi. Comunque, per opporsi a una multa, basta trasmettere ricorso e verbale originale tramite una raccomandata postale.
Da quanto tempo vive a Milano?
Da 40 anni.
Cosa le piace e cosa no della città?
Mi piace il grado di civiltà e l’ospitalità di Milano. Quando sono arrivato nel ’68 i milanesi mi hanno subito accolto come uno di loro. Il sottoscritto, quindi, è la prova che Milano è esattamente l’opposto di una città razzista. Tutto ciò, nonostante il mio accento del sud, rimasto tale nonostante gli anni. Cosa non mi piace… Probabilmente il traffico, un problema che si fatica a risolvere, soprattutto per la animosità - a volte violenza comportamentale - di certi conducenti di veicoli che mal tollerano il codice della strada.
Come vede la situazione immigrati? E cosa ne pensa del reato di clandestinità?
È anche questa una situazione difficile. Sul reato di clandestinità posso solo dire che è un “reato istantaneo”: non occorrono, cioè, prove sacramentali per condannare un extracomunitario privo di documenti.
Cogliendo l'occasione dell'intervista ha un messaggio da lanciare?
Spero di rivedere presto i cancellieri. Ormai sono rimasti in pochi. Ma con loro le cause non si fanno.

"Stiamo lottando contro le infiltrazioni mafiose"

È appena iniziata la sua attività provinciale... Lei lavora come assessore con deleghe a Sicurezza, Polizia provinciale, Protezione civile. Quali le sue prime mosse?
Per ciò che riguarda la sicurezza stiamo lavorando sul controllo degli enti che concedono le revisioni delle auto. Solo il 9% di chi concede revisioni è regolare. In questo modo la tutela degli autisti e di chi vive in città è messa a repentaglio...
Per quanto riguarda la polizia provinciale?
Stiamo lottando contro le infiltrazioni mafiose e a favore del cosiddetto numero unico della polizia locale. Basterà digitare il 121 per poter essere soccorsi ovunque ci si trovi.
Lei, però, gestisce anche il turismo...
In questo caso la mia priorità è rilanciare al più presto la città di Milano dal punto di vista turistico. La nostra metropoli, infatti, non è sufficientemente valorizzata. Penso, per esempio, a trasmissioni televisive che possano mettere in luce molti angoli del nostro territorio, poco pubblicizzati.
Consideriamo ora uno dei fatti di cronaca più cruenti dell'ultimo periodo: l’attentato di Kabul costato la vita a 6 italiani. Bossi ha detto “tutti a casa”. Lei come la pensa?
Ogni atto terroristico va condannato sempre e comunque. Per quanto riguarda i nostri soldati in Afghanistan direi che hanno già pagato abbastanza ed è giusto farli rientrare.
È appena finita la festa provinciale della Lega presso la Cassina Anna di Bruzzano... È vero che i comizi dei politici sono stati tradotti in dialetto simultaneamente?
Certamente. La prima sera, per esempio, abbiamo avuto come ospite il sindaco Moratti e il suo intervento è stato tradotto all’istante da Tullo Montanari.
Il motivo di questa iniziativa?
Dare maggiore valore alla nostra parlata, perché non esistono solo il calabrese o il napoletano, ‘lingue’ assai più diffuse per l’immaginario collettivo nazionale. Con questa proposta, peraltro, teniamo viva cultura locale, partendo proprio dalla salvaguardia di idiomi che sono nati in un contesto geografico ben preciso.
Come è stata la reazione della gente?
Molto buona. C’è chi ha reagito con un sorriso, chi con una espressione sorpresa.
E per quanto riguarda i dialetti nelle scuole?
Assolutamente a favore.
Noi di MW, però, abbiamo intervistato Glauco Stanca, uno dei massimi glottologi italiani il quale dice che, paradossalmente, l’istituzione dei dialetti nelle scuole potrebbe provocare l’effetto contrario, ovvero la scomparsa dei dialetti. Questa convinzione parte dal fatto che praticamente si ha un dialetto per ogni città o addirittura paese. La Lega come pensa di affrontare questo aspetto?
Non vedo il problema. A Gallarate insegneranno il gallaratese, a Milano il milanese e così via.
Quanto è durata la festa?
Tre giorni.
Altri appuntamento di rilievo?
Sicuramente l’intervento di Umberto Bossi, il secondo giorno, in occasione del suo compleanno. Poi la fiaccolata con Calderoli e l’elezione di Miss Padania 2009.
Per quanto riguarda il dialogo con le altre religioni, a Milano si sente spesso parlare della necessità di aprire nuove moschee per dare spazio alle attività dei musulmani. Lei cosa ne pensa?
Siamo assolutamente contrari a questo tipo di concessioni. Temiamo che all’interno di strutture simile si creino covi che fomentino azioni terroristiche.
Ma ci sono prove che testimoniano l’ideazione di attività terroristiche nelle moschee lombarde?
Beh, l’arresto degli iman di Gallarate e Cremona dovrebbe bastare.
Altri motivi?
Queste strutture creano disagio alla popolazione locale che non si sente libera di muoversi come un tempo.
Altro argomento spinoso è quello dei rom...
Con Maroni sono stati fatti 137 sgombri fra Milano e hinterland in due anni, direi un traguardo più che positivo.
Ma non è umanamente sbagliato il concetto di ‘tolleranza zero’?
Il punto è che qui c’è gente che viene in Italia senza rispettare le regole vigenti. Delinquono e poi vanno a spasso con Mercedes da 70mila euro. Va anche tenuto conto delle aree in cui vivono molti rom, dove i livelli di degrado urbano sono altissimi.
È possibile fare una stima dei rom presenti in città?
Erano 8mila. In due anni siamo scesi a 1.500.
E i 6.500 sgomberati dove sono finiti?
Molti sono rimpatriati. Altri sono andati a formare nuovi campi.
Le fa paura la febbre suina?
Al momento no.
Che consigli si sente di dare ai milanesi?
Quello di vaccinarsi e di seguire le comuni regole igieniche.
Boffo o Feltri?
Boffo.
Vespa o Floris?
Vespa.
Inter o Milan?
Atalanta.

"La Camera di Commercio è accanto alle imprese"

Dopo un lungo periodo di crisi iniziato col crollo delle banche americane, si comincia a intravedere la ripresa economica. Come vede il futuro immediato delle imprese lombarde?
La Camera di commercio ha realizzato proprio nel mese di ottobre un’indagine sulle imprese milanesi e una su cinque inizia a vedere risultati positivi dopo un periodo difficile. Si tratta di segnali che non ci permettono di abbassare la guardia in una fase ancora di sofferenza per molti. La Camera di commercio è accanto alle imprese: sono oltre 300 le imprese milanesi aiutate contro la crisi nel 2008. Per loro crediti più facili, a volte resi possibili proprio da questo intervento. Grazie a un contributo di circa un milione e mezzo di euro. Capace di abbattere o agevolare i prestiti bancari per una cifra pari a 30 milioni di euro. Un affiancamento all’impresa assistita spesso per tutta la durata del prestito fino a completa restituzione, che permette di eliminare o ridurre fortemente l’onere degli interessi. E per il 2009 sono stanziati 2 milioni di euro per le aziende interessate. Ricordo i contatti per chi fosse interessato: Camera di commercio di Milano, aerea Sviluppo delle imprese, 02.8515.4933, e-mail: contributialleimprese@mi.camcom.it.
In che modo le attività a 'basso costo' dei cinesi continueranno a ostacolare le attività locali?
Ci sono alcuni settori particolarmente sensibili alla concorrenza cinese a basso costo, come parrucchieri, sarti e riparatori, calzolai. Certo a fronte della qualità del servizio realizzato dalla capacità imprenditiva tradizionale e locale i cinesi non riescono in effetti a competere, ecco perché le imprese di italiani si stanno sempre più specializzando in un ambito loro proprio fatto di creatività, idee, buon gusto, eccellenza.
Secondo i dati diffusi dalla Camera di Commercio c’è stata una crescita di circa 3mila imprese dal 2003 al 2005. Oggi qual è la situazione?
Ancora fino al 2008 resiste la crescita delle imprese, in linea con i dati del 2006 e 2007 il tasso di crescita per Milano e provincia è stato del 2%. Corrispondente a un aumento delle imprese da 279 mila nel 2007 a quasi 292 mila nel 2008.
Parliamo di 'Comunicazione Unica', una predisposizione normativa che diminuirà i costi amministrativi per le imprese...
Abbiamo attuato pochi giorni fa la firma del protocollo d'intesa tra Camera di commercio, Inps e Inail. Grazie alla collaborazione tra le amministrazioni e come previsto dalla legge le procedure saranno più facili per le imprese. Con un unico interlocutore e non diversi come in passato. Ora per l’avvio, la modifica o la cancellazione di un’impresa è possibile inviare una singola comunicazione per via telematica alla Camera di commercio contenente tutte le informazioni finora inviate ad enti diversi con diverse modalità (adempimenti a fini previdenziali, assistenziali, fiscali e per l’ottenimento del codice fiscale e della partita IVA). La comunicazione unica può essere presentata per via telematica o su supporto telematico ma non cartacea.
Punti clou del Nuovo programma pluriennale?
La crisi è al primo posto nelle azioni della Camera di commercio e sono programmati interventi in una serie di azioni, dal sostegno al credito, ai bandi per aiutare i vari settori, al monitoraggio costante delle imprese, al supporto all’internazionalizzazione, alla formazione, agli sportelli di assistenza personalizzata dedicati alle imprese agli Stati Generali che stiamo organizzando nel prossimo periodo proprio per fare luce sulla situazione attuale delle imprese, sulle necessità, sui provvedimenti possibili in questa fase, in un incontro che possa coinvolgere in modo operativo il mondo istituzionale, associazionistico e imprenditoriale.
Qual è il ruolo delle aziende speciali?
La Camera di commercio opera in diversi ambiti e si avvale delle aziende speciali per un supporto alle imprese specializzato e mirato. Si tratta di OSMI Borsa Immobiliare, Camera Arbitrale, Formaper, Innovhub, Promos, punti di riferimento delle imprese in vari ambiti che vanno dall’immobiliare, alla giustizia, dalla formazione all’innnovazione, ai rapporti internazionali. Expo 2015. Si apriranno nuovi orizzonti per le imprese milanesi? C'è chi parla della possibilità di creare oltre 70mila posti di lavoro... peraltro la Camera di commercio di Milano fa parte del Comitato di Candidatura Expo 1015. Quale sarà il suo ruolo in vista dell'importante appuntamento?
Le imprese sono pronte a fare la loro parte e hanno attese importanti nei confronti di una manifestazione che può rappresentare un’opportunità anche per gli affari. La Camera di commercio partecipa alla società di gestione ed è in prima linea fin dagli inizi della candidatura. Gli Stati Generali potranno rappresentare un momento di coinvolgimento delle imprese anche su questa importante prospettiva milanese. Tra l’altro sulla partecipazione delle imprese a Expo la Camera di commercio realizza un monitoraggio costante per individuare necessità emergenti degli operatori.
Sarà, peraltro, necessario creare nuove infrastrutture, per accogliere - si pensa - più di 30milioni di visitatori. Ha qualche idea a riguardo?
È difficile individuare una cifra esatta di visitatori sulla base delle previsioni. Certamente si tratta di numeri importanti. Proprio per questo siamo impegnati in questo sforzo accanto alle istituzioni per rendere più attrattivo il territorio di Milano. Va segnalato l’indebolimento di Malpensa. Un aeroporto che torni ad essere hub rappresenta una delle esigenze più sentite e urgenti.
Quali requisiti deve avere un milanese per aprire una nuova attività economica? E' vero che in Italia è più difficile che altrove?
L’impresa italiana e milanese in particolare ha delle tipicità e caratteristiche che la rendono diversa dall’ambito europeo. E dai numeri risulta particolarmente diffusa e radicata nel territorio. Per diversi fattori, come una partecipazione degli imprenditori molto diretta e coinvolta nelle imprese, spesso micro o piccole aziende, con la diffusione ad esempio delle imprese di famiglia con l’attenzione ad alcuni aspetti come bellezza e buon gusto che hanno portato alcuni settori come la moda e il design ad essere un vero e proprio modello nel mondo. La Camera di commercio attraverso l’azienda speciale Formaper tra l’altro aiuta gli aspiranti e i neo imprenditori a realizzare la loro idea imprenditoriale con sportelli e corsi di formazione personalizzati.
Attualmente quante persone fanno parte del Consiglio Camerale?
Sono 32 i consiglieri della Camera di commercio e rappresentano il mondo economico di riferimenti nelle sue varie sfaccettature, settori e professionalità.

mercoledì 14 ottobre 2009

'Twenty Questions' a Lucia Blini

Nome, cognome e luogo di nascita...
Lucia Blini, Bergamo.
Che soprannome aveva da piccolo?
Nessun soprannome.
Il primo ricordo dell’infanzia?
A quattro anni la mia mamma che torna dall’ospedale con mio fratellino Alberto appena nato.
Su che giornale ha scritto il primo articolo?
Il giornale della scuola “B.Capitanio” dove frequentavo il Liceo Linguistico. Era un’intervista al giocatore svedese dell’Atalanta Lars Larsson. Stagione 84-85.
Il nome del giornalista che, più di altri, ha influito sul suo stile...
A livello televisivo ho sempre guardato a Carmen Lasorella e poi a Cesara Buonamici e Cristina Parodi. Per la carta stampata Emanuela Audisio.
In che percentuale gli assunti regolarmente in una redazione si possono dire ‘raccomandati’?
Non si può generalizzare e bisognerebbe conoscere più di una realtà. Io lavoro a Mediaset da 17 anni e sono arrivata qui come stagista della scuola di giornalismo.
Lenin diceva che “i comunisti sono la parte progressiva più risoluta dei partiti operai di tutti i paesi; Mussolini che “il fascismo non è un partito, ma un movimento”. Quale frase preferisce?
Nessuna delle due.
Cosa ama di Milano?
I Giardini di Via Palestro, Brera e Chocolat in Cadorna.
E cosa la disgusta?
Le scritte vandaliche sui palazzi d’epoca e le tangenziali sempre bloccate.
Un vizio al quale non può rinunciare...
Quelli legati al cibo. Come rinunciare a un Mont-blanc o a una meringata?
Proust diceva: “Lasciamo le donne belle agli uomini senza immaginazione”. Come interpreta questa massima?
Gli uomini con immaginazione sanno fare ottimo uso anche delle donne belle. Quindi la considero una massima restrittiva.
L’effetto serra: è tutta colpa dell’uomo... Oppure: l’uomo non c’entra niente, è la natura che fa il suo corso...
Girerei la considerazione a un esperto di scienze…io sono una giornalista sportiva laureata in giurisprudenza…
Scopriremo gli extraterrestri fra il 2015 e il 2025. È il parere di molti scienziati. Dovesse incontrarne uno affamato, che piatto gli consiglierebbe?
Comincerei con un bel gelato al pistacchio.
Quanto è difficile pronunciare la parola “ti amo”?
Facilissimo, a tutte le età.
Emily Dickinson spiegava così l’aldilà: “È invisibile come la musica, ma concreto come il suono”. Margherita Hack invece: “Io non credo assolutamente né a Dio, né all'anima, né all'aldilà: l’anima è nel nostro cervello”. Dove si ritrova di più?
Nella prima.
Quante mail riceve in media al giorno il direttore di un giornale importante come il suo?
Dovrei chiederlo al direttore. Non saprei.
E quante ore passa al telefono?
Dipende dal rapporto con il telefono. Ho un direttore, Ettore Rognoni, che ha un grandissimo dono della sintesi. Diretto ed essenziale, credo stia il minimo indispensabile al telefono
Salari bassi per molti, altissimi per pochi. È la cosiddetta crescita diseguale, (in inglese “growing unequal”, secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Perché l’uguaglianza sociale continua a essere un’utopia?
Credo lo sarà sempre, magari con meno gap tra le classi. Ma non credo ci sarà mai una parità.
La sera prima di addormentarsi... un quotidiano o un romanzo?
Due pagine di un romanzo.
Un pomeriggio di relax: un disco rock o un cd di musica classica?
Easy listening, un po’ di tutto. Dai Coldplay alla Pausini.

"Sappiamo i rischi che corriamo, ormai... ci sono abituato"

Innanzitutto benarrivato da Milanoweb, quotidiano milanese attivo da circa un anno. Vorremmo in questa occasione farla conoscere un po’ di più ai nostri lettori... Chi è Alessandro Giuliano?
Sono il nuovo capo della Squadra mobile, ho 42 anni, e faccio questo mestiere da più di vent’anni. Prima di questa esperienza ho prestato il mio servizio a Napoli, Padova e Venezia.
Giuliano succede a Francesco Messina, in carica a Milano per due anni e ora vice questore vicario presso la questura di Bergamo. Avete mai avuto modo di collaborare?
In svariate occasioni. Io e Francesco Messina ci conosciamo da una vita. È un professionista che stimo e col quale sicuramente avrò ancora modo di interagire.
Milano è una città con oltre un milione di abitanti. Molti i problemi da risolvere, a partire proprio dall’ordine pubblico. Nella sua già prestigiosa carriera è forse arrivato il momento più difficile?
Sicuramente Milano è una realtà complessa... Ma so già di poter contare su dei collaboratori in gamba e che mi danno fiducia. Insieme affronteremo questo lavoro con fermezza e impegno.
Che impressione s’è fatto di Milano vivendola da lontano?
Quella di una grande città, vitale, attiva e socialmente e culturalmente all’avanguardia...
Conosce il prefetto milanese, Gian Valerio Lombardi?
Ho avuto il piacere di incontrarlo quando era prefetto a Padova.
In pratica si muove in un territorio già conosciuto...
Nel nostro lavoro è abbastanza normale ritrovare periodicamente dei colleghi con cui si sono vissute importanti esperienze lavorative. È una bella realtà.
Nel 2008 il questore di Milano, Vincenzo Indolfi, ha firmato 3.332 decreti di espulsione, mentre le forze dell’ordine hanno arrestato 2.890 stranieri... Come vede il futuro di una città sempre più internazionale?
Questo fenomeno, in realtà, non riguarda solo Milano, ma l’intero Paese. Personalmente non esprimo un giudizio sociologico perché non è il mio campo. Posso solo prendere atto della situazione e adoprarmi perché le cose vadano sempre bene.
Prima di giungere nel capoluogo lombardo ha prestato servizio a Venezia, concludendo diverse operazioni contro la Nuova mala del Brenta. Ci può raccontare qualche esperienza?
Ogni esperienza ha un suo valore, e sarebbero davvero tante quelle da raccontare. Probabilmente per l’opinione pubblica e i media è più facile valutare gli aspetti ‘macroscopici’ del nostro lavoro, come, appunto, la Nuova mala del Brenta... In realtà per noi sono altrettanto importanti le microindagini che consentono magari, semplicemente, di smascherare la truffa a un anziano.
Chi è Raffaele Vassallo?
Un collaboratore di giustizia...
Sottolineò il rischio che correva dopo l’esperienza con la Nuova mala del Brenta...
Sappiamo i rischi che corriamo, ormai... ci sono abituato.
Anche il capo della Squadra mobile ha quindi paura...
Anche il capo della Squadra mobile è un uomo. Diciamo che si impara a convivere con la paura. In ogni caso gli indizi sollevati da Vassallo – ammesso che siano attendibili – sono la prova che abbiamo lavorato bene.
Prima di Venezia, invece, ha lavorato a Padova, dove ha contribuito all’arresto del famoso serial killer Michele Profeta...
È stato un grosso lavoro, continuo, giorno e notte, 24 ore su 24. D’altronde c’era il rischio che il malvivente commettesse altri omicidi.
Però è andato tutto a buon fine...
In realtà quando ci sono di mezzo due vittime – come è stato nel caso di Profeta - ‘l’andare a buon fine’ è sempre un concetto da prendere con le pinze.
Suo padre era il leggendario Boris, capo della squadra mobile di Palermo, assassinato dalla mafia. Poco prima della sua scomparsa – lei era solo un ragazzino - le aveva confidato che stava conducendo delle indagini “molto pericolose”. Cosa ricorda – se le va di parlarne – di quel periodo?
È un argomento che preferirei non affrontare.
Così come la scintilla che l’ha spinta a entrare nella polizia...
Infatti.
Il primo obiettivo del suo nuovo incarico?
Sarei un presuntuoso se dicessi di aver già inquadrato una realtà complessa come Milano. Per il momento posso solo dirvi che perseguirò con la massima attenzione ogni tipo di delitto, piccolo o grande che sia.
La ringrazio molto per la sua disponibilità...
Ringrazio io lei e tutta la redazione di Milanoweb.
Se avremo bisogno di delucidazioni...
Saprà dove trovarmi.

Influenza stagionale o suina? Le cure sono assolutamente identiche

Influenza suina: la Regione vaccinerà un milione e mezzo di lombardi. Questa la notizia diffusa dai media. Siamo dunque pronti a partire?
Il sistema era già allertato da tempo, poiché ciascuna Asl ha individuato il luogo dove verranno stoccati tutti i vaccini, gli ambulatori dove somministrarlo; inoltre la regione sta approntando una banca dati informatizzata comprendente tutte le persone che avranno priorità nella somministrazione del vaccino.
Tutti dovranno vaccinarsi?
No, l’adesione sarà volontaria.
Dopo le cosiddette categorie a rischio sarà la volta dei malati cronici: persone colpite da asma, fibrosi cistica, malattie congenite, anemia…
Per una più facile interpretazione possono considerarsi a rischio le persone al di sotto dei 65 anni che abbiano l’esenzione dal ticket per le principali patologie.
Vaccinandosi si è sicuri di non contrarre il virus A?
No, come per tutti i vaccini una piccola quota può non formare anticorpi; ma quale sia questa percentuale lo sapremo con la pubblicazione dei dati attualmente all’esame dell’autorità europea che dovrà autorizzare l’uso del nuovo vaccino.
Alcuni specialisti dicono che il morbo colpirà pesantemente solo le persone già debilitate per altre patologie. Come mai, allora, il giovane ricoverato al San Gerardo è finito in coma pur non avendo altri problemi di salute?
Le complicanze sono certamente più probabili in persone già portatrici di patologie, ma non è escluso che anche soggetti in età giovanile possano esserne colpiti. Va comunque sempre considerata l’incidenza percentuale nelle diverse classi di età e condizioni e per il momento i casi sono relativamente pochi per poter arrivare a conclusioni significative.
In che modo si possono distinguere i sintomi di un attacco di influenza suina, da quelli relativi a un normale virus stagionale?
Non è possibile, perché la nuova influenza si presenta non solo come tutte le influenze stagionali ma anche in modo analogo ad altre infezioni delle vie aeree. Non ha comunque nessuna importanza capire di che virus si tratti perché le cure sono assolutamente identiche.
Quando è il caso di recarsi al pronto soccorso?
Come per tutte le malattie il pronto soccorso deve essere riservato a situazioni urgenti e di gravità: cosa che normalmente non è per l’influenza.
Recentemente lo scopritore del virus dell’Aids, Luc Montagnier, ha consigliato di consumare papaia fermentata per tenere lontano il rischio del contagio. Lei cosa ne pensa?
Non conoscendo i presupposti scientifici del consiglio mi limito a ribadire l’efficacia di un’alimentazione con frutta e verdura.
Altri invece dicono che basterebbe assumere un cucchiaio di miele ogni dì...
Rispondo come sopra.

sabato 26 settembre 2009

"Viviamo in un mondo scatologico, che come tale si merita ciò che ha"

Roberto Brivio, 250 canzoni depositate alla SIAE, 7 libri pubblicati, collaborazioni con giornali prestigiosi. Oggi cosa sta combinando di bello uno fondatori dei Gufi?
Sto preparando la commedia “Sette chilometri da Gerusalemme”, tratta dal libro di Pino Farinotti, che andrà in scena a novembre presso il Teatro Angelicum. Poi un musical ispirato al libro che l’editore Gelmini ha appena pubblicato “Non truffateci se potete”. Si vende su internet book shop, per il momento. Basta cliccare il titolo per avere notizie a riguardo.
E per ciò che riguarda la musica?
Ho un bel po’ di concerti da fare da qui a Natale. Raccomando soprattutto quelli programmati in occasione della Festa del Teatro: 24 ottobre ore 16 all’Istituto dei ciechi via Vivaio 7 (Milan Blues); 24 Ottobre ore 21 al Politeatro di via Lucania 16 (Milan Blues); 25 ottobre ore 16 alla
Palazzina Liberty (Largo Marinai d’Italia) titolo “Gufologia”.
Recentemente ha anche pubblicato dei cd...
Tre. Uno dedicato all’operetta, “Incidentalia” sugli incidenti che causano le morti bianche e “Canti popolari del lavoro”, una raccolta di padano-country songs. Uscirà a fine Settembre il quarto composto di sole canzoni milanesi. Titolo “Sont Tornà ovvero Milan Blues” .
Di cosa parla il suo ultimo libro?
Delle truffe agli anziani. L’ho scritto a quattro mani con Andrea Ancona, presidente della commissione sicurezza della zona 3. E’ un romanzo sullo spaccato di una famiglia di lavoratori dove un figlio si dedica alla truffa dapprima con successo poi… si sa come queste cose vanno a finire. La storia non è soltanto un pretesto per elencare le truffe e descriverle nei loro particolari ma offre spunti, ricordi e analogie con avventure simili.
Seguendola abbiamo imparato ad ascoltare i canti goliardici... Può dire ai nostri lettori di cosa si tratta?
Sono le canzoni più sporche della terra.
Cioè?
Canzoni che parlano di sesso, sesso, sesso... Ma in maniera grottesca.
La cultura popolare milanese ne è particolarmente ricca?
La cultura milanese non c’entra. Parliamo di un repertorio di respiro nazionale.
Un tempo, quando cantava e recitava con I Gufi, la soprannominavano il “cantamacabro”. Da cosa deriva questo soprannome?
Dal fatto che scrivevo soprattutto canzoni macabre, aventi come protagonisti becchini, cimiteri, bare e funerali.
Quando nasce l’idea di proporre canzoni di questo tipo?
Più o meno nel 1964. Nessuno si occupava di canzoni in salsa gotica.
Il titolo di una sua canzone?
“Cimitero is wonderfull thing” che ha come inizio “ Al cimitero è bello andar con la ragazza per la mano a passeggiar”.
Un aneddoto a riguardo?
Ricordo una volta che presentai con il quartetto nel quale c’era ancora Gianni Magni (scomparso nel ‘92) le canzoni macabre a Chianciano Terme... Sarà stato il 1965. La gente se ne andò boccheggiando!
C’è qualcosa della letteratura noir che l’ha ispirata e/o continua ad ispirarla?
Edgar Allan Poe, da sempre. Fra i nuovi ammiro e mi appassiona Andrea Pinketts.
Nella sua lunga carriera ha fatto anche molta televisione, soprattutto su Antenna Tre. Ricordiamo per esempio “Lo Squizzofrenico” e il “Parapiglio”. E adesso?
Adesso è tutto diverso. Non sono particolarmente interessato alla tv. Sono stato invitato in varie trasmissioni, ma ho sempre rinunciato.
La storia dei Gufi... Come ha conosciuto Patruno e Svampa?
Finita l’Accademia di arte drammatica del Filodrammatici ho iniziato a organizzare spettacoli nei teatri. Un giorno ho chiamato Lino Patruno per farmi la colonna sonora di U.S.A di John Dos Passos, una commedia sulla storia americana. Lui era il leader della Riverside Jazz band. Un musicista nato: Suonava e suona tutt’ora chitarra, banjo, contrabbasso, pianoforte. Autodidatta.
E Svampa?
Me l’ha presentato Patruno. Subito dopo siamo andati a cantare in un cabaret di Piazza Pio X.
Magni invece si è unito più tardi...
Infatti. Lavoravamo assieme in Tv nei programmi di Mago Zurlì. Le mie canzoni avevano bisogno di un mimo comico. Gianni era perfetto.
Quanti anni dura l’esperienza dei Gufi?
Dal 1962 al 1969.
Come mai vi siete sciolti?
Era estate e faceva caldo.
Oggi come sono i rapporti con Lino e Nanni?
Ci telefoniamo, ci facciamo gli auguri, e poco più. Ci diciamo che siamo troppo vecchi per mettere in piedi qualche spettacolo. E forse che siamo anche passati di moda. In ogni caso dal ’69 ci siamo riuniti nell’81 per 40 puntate su Antenna 3 e per andare al festival di S. Remo come ospiti. Nuovo scioglimento, 11 anni di separazione, nel ’92 muore Magni. Da allora poche partecipazioni a qualche show. Non sufficienti per una nuova riunione.
Proprio sicuro?
Mah. Sicuramente ci vorrebbe un produttore e un regista... E comunque manca Magni...
Oggi c’è chi sostiene che la comicità dei Gufi sia stata in parte ereditata dagli artisti che si esibiscono a Zelig e a Colorado Café. Cosa ne pensa di queste due “nuove” realtà cabarettistiche?
Ti rispondo lapidario: viviamo in un mondo scatologico, che come tale si merita ciò che ha. Zelig e Colorado sono i prodotti dei tempi. Pare funzionino. Gli artisti riempiono le sale, indipendentemente dai contenuti e dalla cultura. Noi arrivavamo a teatro dopo anni di gavetta. Oggi ci arrivano in un giorno. Il nostro pubblico dice che come negli anni 60/70 non ce n’è. Il pubblico di oggi tra vent’anni dirà le stesse cose sostenendo che come i beniamini di adesso non se ne formano più. E così avanti.
Può fare qualche nome?
Evito. Non voglio innalzare né abbassare.
Lei nasce nel 1938 a Milano. Cosa si ricorda di quei tempi?
Nasco nella zona di Porta Venezia. Da bambino ricordo soprattutto l’oratorio di San Gregorio dove passavo gran parte del mio tempo a giocare. E i Teatri dove mi portava mio padre. Alla Combattenti di via Tadino, al Pace o Venezia, non ricordo bene, al Puccini, al Novecento.
E durante la guerra?
Eravamo sfollati nel Friuli. Al ritorno, la città era una maceria unica.
Differenze rispetto ad oggi?
C’erano in giro pochissime macchine.
Assistette all’esposizione a Loreto dei corpi di Mussolini e Petacci?
No. Ero un bambinetto. Ci andò però mia zia, comunista convinta. Non fu uno spettacolo onorevole come non è onorevole la guerra in qualsiasi modo la si esprima.
Brivio è un cognome tipicamente lombardo. Da dove arriva la sua famiglia?
Sono di origine brianzola da parte di padre. Mia madre, invece, viene dal Friuli. C’è anche in provincia di Lecco un paese che si chiama Brivio, col castello omonimo. Ho preso le armi di Oldrado Brivio, l’antenato che ci viveva. Uccise la moglie fedifraga e scomparve. Lo ritrovarono trecento anni dopo nell’intercapedine del soffitto tra piano terra e primo piano. Sulla corazza era appiccicato un foglietto con scritto “Vorrei tanto… suicidarmi”, la mia prima canzone macabra.

mercoledì 9 settembre 2009

'Twenty Questions' a Fiorenza Vallino

Nome, cognome e luogo di nascita...
Fiorenza Vallino, Cagliari.
Che soprannome aveva da piccola?
Ahimè nessuno, solo il diminutivo ‘Fiore’.
Il primo ricordo dell’infanzia?
Felice al mare, con una palla di sabbia che mi sembrava enorme... avrò avuto sì e no due anni.
Su che giornale ha scritto il primo articolo?
Su un giornale d’arte che poi ha chiuso (spero non per colpa mia).
Il nome del giornalista che, più di altri, ha influito sul suo stile...
Camilla Cederna.
In che percentuale gli assunti regolarmente in una redazione si possono dire ‘raccomandati’?
Attualmente nessuno. In passato qualcuno ma in numero irrilevante.
Lenin diceva che “i comunisti sono la parte progressiva più risoluta dei partiti operai di tutti i paesi; Mussolini che “il fascismo non è un partito, ma un movimento”. Quale frase preferisce?
Lenin, ma ormai riguarda il passato. Sono frasi vecchie, datate.
Cosa ama di Milano?
Il senso di libertà e progresso che mi ha dato arrivando da giovane. Ora questo effetto si è appannato.
E cosa la disgusta?
La sporcizia di muri e marciapiedi, la puzza di traffico... l’elenco è lungo.
Un vizio al quale non può rinunciare...
Ho rinunciato al fumo con grande fatica e grande soddisfazione. Un vizio alla volta, per favore!
Proust diceva: “Lasciamo le donne belle agli uomini senza immaginazione”. Come interpreta questa massima?
Che anche a fine '800 si dibatteva sull'apparire e sulla sostanza.
L’effetto serra: è tutta colpa dell’uomo... Oppure: l’uomo non c’entra niente, è la natura che fa il suo corso...
L’uomo c’entra eccome e la natura si ribella.
Scopriremo gli extraterrestri fra il 2015 e il 2025. È il parere di molti scienziati. Dovesse incontrarne uno affamato, che piatto gli consiglierebbe?
Un piatto di spaghetti al pomodoro. Originale, no?
Quanto è difficile pronunciare la parola “ti amo”?
Se non la si dice a sproposito è facilissimo.
Emily Dickinson spiegava così l’aldilà: “È invisibile come la musica, ma concreto come il suono”. Margherita Hack invece: “Io non credo assolutamente né a Dio, né all'anima, né all'aldilà: l’anima è nel nostro cervello”. Dove si ritrova di più?
Da laica, in Margherita Hack. Ma come è irresistibile la Dickinson...
Quante mail riceve in media al giorno il direttore di un giornale importante come il suo?
Tante. Ma non le ho mai contate, perderei troppo tempo.
E quante ore passa al telefono?
Ancora troppo. Per fortuna ci sono le e-mail.
Salari bassi per molti, altissimi per pochi. È la cosiddetta crescita diseguale, (in inglese “growing unequal”, secondo l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Perché l’uguaglianza sociale continua a essere un’utopia?
Perché la società è divisa in classi. Ma una società senza classi non è percorribile.
La sera prima di addormentarsi... un quotidiano o un romanzo?
Un romanzo, nove su dieci.
Un pomeriggio di relax: un disco rock o un cd di musica classica?
Rock, che passione.

martedì 8 settembre 2009

"Nessun legame ontologico fra la Lega e la destra o il centro-destra"

Iniziamo con un commento sui risultati dell'ultimo ballottaggio...
Diciamo che il nostro obiettivo era vincere, ci siamo riusciti e quindi siamo contenti. Certo è stata una vittoria risicata... peraltro nella sola città di Milano il centro sinistra ha ottenuto più voti di noi. In ogni caso siamo felici di poter governare e rimediare ai cinque anni di governo condotti dal centro-sinistra.
Milanoweb ha seguito con interesse la campagna elettorale intervistando tutti gli esponenti politici impegnati nella corsa a Palazzo Isimbardi. Relativamente al vincitore, però, abbiamo avuto l'impressione di un politico un po’ stereotipato e caratterialmente poco incisivo...
Beh, Penati giocava in casa, dopo cinque anni di governo s'è fatto una grossa esperienza. Probabilmente Podestà è una persona più timida e riservata, meno predisposto ad affrontare il circo mediatico. Comunque un buon politico non si giudica da questi aspetti.
E sui risultati della Lega cosa ci racconti?
La Lega è andata molto bene. La soddisfazione maggiore è stata quella di conquistare Comuni tradizionalmente orientati a sinistra come Cornaredo, Brugherio, Cesano Maderno, Cassina De Pecchi... Anche in città siamo andati molto bene. Al collegio Affori il 17% dei voti erano a favore della Lega. Era dal 1994 che non ottenevamo simili risultati.
Dunque le prospettive per governare, visto che anche la Provincia (dopo il Comune e la Regione) è in mano al centro-destra, sono ottime...
Direi di sì. Adesso siamo davvero nelle condizioni di poter governare serenamente. Da una parte è gratificante, dall’altra però ci rendiamo conto che non ci sono più alibi: dobbiamo per forza fare bene.
Cosa faresti immediatamente per la città di Milano?
Cercherei di sistemare la questione traffico. Non è possibile rimanere ogni giorno in coda per ore prima di raggiungere il lavoro. In secondo luogo interverrei sui quartieri popolari, sui giardini, sulle aree verdi. A volte ho l'impressione di vivere in una città un po’ troppo scialba.
A proposito di traffico, cosa ne pensi dell'Ecopass?
Secondo me è una proposta inutile. È costoso e non ha significative ripercussioni sull’ambiente. In più ci sono un mucchio di ricorsi in atto che fanno perdere tempo e soldi.
Proposte alternative?
Per esempio la chiusura del traffico in centro e le targhe alterne organizzate con maggiore criterio.
Salvini e l'idea di destinare posti riservati alle donne in metrò...
Sì lo so, ha sollevato un gran polverone questa mia proposta, ma io mi riferivo alle donne in generale, musulmane, cristiane, buddiste... D’altronde è necessario intervenire in qualche modo per dare la massima sicurezza a un cittadino che vuole prendere i mezzi pubblici. Per altre vie anche altri politici si stanno dando da fare per raggiungere questo scopo. Penati, per esempio, ha speso 5milioni di euro per i vigilantes.
Il presidente della commissione Politiche sociali di Palazzo Marino, Aldo Brandirali (Pdl), dice che “Salvini pur di conquistare voti è disposto a rischiare la ferocia umanitaria. È scandaloso il ruolo diseducativo che Salvini svolge”...
Ti dico solo che Brandirali quando era giovane faceva parte del partito maoista. Oggi è diventato un esponente ciellino del Pdl.
Quindi?
Il personaggio si commenta da solo.
Continui a spingere per la nascita del Comune di Lambrate?
Lambrate era già Comune prima del fascismo. In realtà la Lega appoggia un'iniziativa che parte dagli abitanti del quartiere milanese bistrattati dalle amministrazioni comunali.
Ci sono altre situazioni analoghe?
Sicuramente, Baggio per esempio.
C'è chi parla di te e di Giorgetti come dei due “gemelli del gol” (Pulici e Graziani) del grande Toro. Ti piace come definizione?
Io e Giorgetti lavoriamo insieme da moltissimo tempo e fra le noi le cose vanno alla perfezione. Lui è più istituzionale, è un bocconiano, io meno...
Chi sono i tuoi maestri politici?
Umberto Bossi.
E quelli di pensiero?
A parte Bossi?
A parte Bossi...
Beh, a Vattimo preferisco Marco Aurelio. Mi piace anche Massimo Fini, certe sue intuizioni sono stuzzicanti.
Due parole sulla tua esperienza a Strasburgo membro della Commissione per la cultura e l’istruzione...
Ho toccato con mano l'Europa, affrontando temi diversi come l'Erasmus, internet... In realtà ogni nostra proposta è rimasta solo allo stadio di bozza.
E i comunisti padani?
Ne facevo parte all'inizio della mia avventura politica. Io ero a capo dei comunisti padani. Era il 1997...
Curioso sentire il termine Padania abbinato a ‘comunisti’...
Ma guarda che in realtà non c'è nessun legame ontologico fra la Lega e la destra o il centro destra. È solo un luogo comune. A livello europeo movimenti come il nostro sono schierati con il centro sinistra.
La Lega, quindi, è un'anomalia...
Se consideri che Penati lancia moniti come 'zero campi nomadi', vorrei sapere cosa non è un'anomalia...
Legami con Forza Nuova?
Nessuno, a parte forse qualche idea sull'immigrazione.