domenica 23 agosto 2009

I segreti di Milano

La redazione di Milanoweb ha letto con grande interesse il vostro libro "Milano Segreta" e segue con curiosità gli articoli che pubblicate sul Corriere online. Da cosa nasce questa vostra passione per la storia e i misteri di Milano?
La passione nasce dal fatto che Milano è ricca di storia e di fascino ma - a differenza di altre città, come Roma o Firenze, che di ciò ne hanno fatto un vanto - sembra essersene dimenticata, relegando i propri tesori della memoria in qualche angolo buio, nascosto fra una settimana della moda e una del design. Milano è una città meravigliosa, che però deve essere scoperta e apprezzata un po' alla volta. "Milano Segreta" vuole dunque fare questo: dare la possibilità di conoscere un po' di più quelle strade che percorriamo tutti i giorni e farci vedere quanto la bellezza splenda anche nella nostra città.
Il celtico Belloveso, gli etruschi Medo e Olano, gli insubri: chi si nasconde dietro la nascita di Milano
Bella domanda... Difficile dirlo. Dal punto di vista prettamente storico si può dire con una certa sicurezza che la nostra città fu fondata dagli insubri, una popolazione celtica che arrivava dal Nord Europa che, scacciati i liguri dalla Pianura Padana, trovò una zona fertile e vi fondò una città, Alba. Siamo nel II millennio a.C. Belloveso, Medo e Olano appartengono invece alla sfera del mito. Mito che non dobbiamo comunque sottovalutare. Come ogni città anche Milano ha delle leggende più o meno verosimili con le quali fare i conti. E quindi abbiamo soprattutto la storia di questo eroico capitano gallico, Belloveso, e degli oracoli che lo aiutano a trovare la strada per arrivare a fondare Milano, proprio nel luogo dove pascolava una scrofa con il corpo per metà coperto di lana (scrofa che si può vedere ancora su una delle colonne del portico del Palazzo della Ragione). Come ogni mito, il racconto contiene elementi di verità, l'arrivo dei galli in Lombardia (623 a.C. sembra la data più attendibile), l'importanza del maiale - allora per Milano principale animale allevato - e la scelta di discendere da una popolazione nordica, che tratteggia fin da subito il carattere mitteleuropeo che contraddistinguerà la nostra città nei secoli a venire.Un tempo al posto del Duomo sorgeva un tempio celtico dedicato alla dea Atena. Poi al suo posto sorse un tempio romano dedicato a Minerva e, subito dopo, uno cristiano edificato in onore di Santa Tecla. Infine è la volta Duomo costruito per onorare Santa Maria Nascente.
Come mai si riscontrano solo divinità (o santi) femminili in quello che è oggi il cuore della città?
Per la precisione il tempio celtico era dedicato a una dea femminile che i romani identificarono come Atena, ma che con ogni probabilità doveva essere Potnia, la dea che incarna la Madre Terra. Su quello stesso fazzoletto di terra, nel corso dei secoli, si susseguirono edifici su edifici sempre dedicati a divinità femminili. La leggenda vuole che sottoterra, in quelli che oggi sono i sotterranei del Duomo, esista una fonte sorgiva che ha dato origine a un piccolo lago sotterraneo (la cosa non è tanto strana, i templi celtici dedicati alla Madre Terra sono spesso costruiti in prossimità dell'acqua, elemento strettamente legato a quel culto). Sulle sponde di questo lago si troverebbe una Madonna Nera adorata già dai celti, che assicurerebbe una certa continuità in questo culto femminile. Più prosaicamente possiamo immaginare che ogni conquistatore succeduto al precedente, per meglio sottomettere la popolazione al nuovo credo religioso, abbia mantenuto alcuni tratti in comune con il precedente fra cui il genere della dea adorata. Anche se ci piace pensare che la continuità di un determinato culto sia data dal fatto che non è l'uomo a scegliere il luogo sacro, ma il luogo sacro che sceglie l'uomo, quindi si è continuato ad adorare una divinità femminile perché quello era l'unica cosa che si poteva fare lì. La continuità di intenti in alcune zone della città è assoluta. I luoghi di incontro restano sempre gli stessi, i luoghi di culto anche. Come se la struttura della città fosse indipendente dagli abitanti che ci vivono.Dopo i celti arrivano a Milano i romani. Il nome della città si trasforma in Mediolanum. Cosa resta oggi delle loro antiche mura lunghe 4.500 metri?È ancora visibile un tratto di mura collegato alla cosiddetta torre di Ansperto (dal nome dell'arcivescovo a cui è attribuito il suo restauro nel IX secolo), conservato all'interno del Museo Archeologico di corso Magenta. Si tratta dei resti che correvano intorno al circo, situato nella zona compresa fra corso Magenta e le vie Morigi, Medici, del Torchio, Cappuccio e Luini; e che fu inglobato nella cinta muraria per volontà di Massiminiano, che temeva che il palazzo-circo da lui progettato nel 293-94 potesse trasformarsi in un fortino per possibili nemici. Al numero 9 di via Circo è inoltre visibile una parte della curvatura del muro.
E le famose Colonne di San Lorenzo cosa rappresentano?
Le sedici colonne corinzie antistanti la basilica di San Lorenzo Maggiore - una delle prime chiese costruite in Occidente dopo l'editto di Costantino - sono ciò che rimane di un tempio datato III secolo. Della basilica di origine romana (la chiesa è stata eretta fra la fine del IV e l'inizio del V secolo), invece, resta poco, a causa dei numerosi restauri che ha subito. Interventi dovuti a due incendi avvenuti nel 1071 e nel 1075 e a un successivo crollo nel 1103. Una curiosità riguarda il fatto che, oltre a vantare la cupola più grande di Milano, la basilica è stata realizzata in parte con materiale dell'antico anfiteatro, i cui resti sono conservati nel parco del santuario di Santa Maria della Vittoria.
Recentemente c'è chi ha accusato Umberto Bossi di travisare la storia, sostenendo che Alberto da Giussano non è mai esistito. Voi, però, nel vostro libro, raccontate che era un impavido combattente e che fu fondamentale nella lotta contro Federico Barbarossa. Dove finisce la storia e inizia la leggenda?
Le versioni sono contrastanti, ma sembra che Alberto da Giussano non sia altro che un mito inventato in epoca romantica. Principale colpevole sembra essere il Carducci e la sua poesia 'Canzone di Legnano'. Poco cambia, anche se fosse solo una leggenda, è così che i milanesi hanno deciso di ricordare la vittoria che li ha portati a sconfiggere le truppe del Barbarossa. E Alberto da Giussano è diventato il simbolo di quella vittoria.
Il 21 gennaio del 1277 si affrontano dalle parti di Desio l'esercito dei Torriani e quello di Ottone Visconti. Può essere considerata questa come la data d'inizio dell'epopea viscontea?
Sì, perché con la fine delle ostilità fra Torriani e Visconti, si giunge al termine del comune e si inaugura la signoria, in cui a reggere il potere saranno appunto i Visconti.
Oggi in zona Navigli sorge il "Cicco Simonetta", locale dove si esibiscono giovani band e cantautori. In che modo il famoso condottiero 'burocrate' influenzò la politica di Milano?
Cicco Simonetta riuscì a reggere il potere a Milano per lungo tempo senza mai detenerlo formalmente. Iniziò la sua carriera politica come segretario di Francesco Sforza. Alla morte di quest'ultimo continuò il suo incarico a fianco di Galeazzo Maria. La vera svolta però ci fu dopo la congiura di Santo Stefano, quando il giovane Gian Galeazzo si trovò con un potere solo formale a causa della giovanissima età (aveva solo sette anni) e il vero reggente di Milano diventò Cicco Simonetta, potere datogli anche dall'appoggio della madre del giovane Sforza, Bona di Savoia, che aveva un rapporto molto stretto con lui.
Cosa accadde durante la congiura di Santo Stefano?
Era il giorno di Santo Stefano del 1476. Tre uomini si avventarono sull'allora signore di Milano, Galeazzo Maria Sforza, e lo pugnalarono a morte. Gli assassini furono catturati e giustiziati. Confessarono di averlo fatto per porre fine al governo tirannico che Galeazzo Maria aveva instaurato a Milano da dieci anni. A Galeazzo Maria succederà il giovane figlio Gian Galeazzo (anche se in realtà, come abbiamo già visto, il potere sarà amministrato dalla madre Bona di Savoia e dal suo consigliere Cicco Simonetta). Qui comincia l'ascesa al potere di Ludovico il Moro che in pochi anni riuscirà a far uccidere Cicco Simonetta, rendere impotente Bona di Savoia e imprigionare il giovane nipote Gian Galeazzo.
L'Università di via Festa del Perdono sorge sulle ceneri dello 'Spedale dì poveri' inaugurato da Francesco Sforza nel 1456. Prima di allora dove venivano curati i malati milanesi?
A partire dal XII secolo è noto l'Ospedale del Brolo, che sorgeva sull'area compresa fra la chiesa di Santo Stefano in Brolo e il Verziere. Mentre dai primi del Trecento sono attivi anche l'Ospedale Nuovo, quelli di Sant'Ambrogio, Sant'Antonio, San Dionigi, San Lazzaro, San Simpliciano, Sant'Antonio, e della Colombetta. Istituti che in alcuni casi non fungevano da ricovero solo per gli ammalati, ma accoglievano anche pellegrini, poveri, persone anziane e minori abbandonati.
Chi era Cecilia Gallerani e cosa c'entra con Ludovico il Moro?
Il nome di Cecilia Gallerani non è molto noto, ma il suo volto sì: è la donna dipinta da Leonardo da Vinci in uno dei suoi quadri più famosi, 'Dama con l'ermellino', oggi conservato a Cracovia. Cecilia era l'amante di Ludovico il Moro, signore di Milano e grande mecenate che aveva portato Leonardo a Milano e gli aveva commissionato uno dei suoi capolavori: il Cenacolo. Le leggende dicono che è possibile ancora vedere il suo fantasma nella notte dei morti affacciato a una finestra del numero 7 di via Broletto, il palazzo che il Moro fece costruire per lei. Cecilia lo sta ancora aspettando dopo che lui l'aveva lasciata per un amante più giovane e bella: Lucrezia Crivelli, anche lei con ogni probabilità ritratta da Leonardo nel quadro La bella Ferronière (secondo altre fonti si tratterebbe ancora della Gallerani, ritratta però in età più avanzata).
Nel 1559 arrivano gli spagnoli e il milanese ripiomba nei secoli bui del Medioevo. In questo periodo si aggirano per la città delle figure losche prese in considerazione anche dal Manzoni nei "Promessi Sposi", i Bravi. In realtà - in caso di crimini e reati - a finire dietro le sbarre sono quasi sempre i poveracci. Le carceri Malastalla - in via degli Orefici - erano però anche un luogo dove si faceva del bene...
La Malastalla era una prigione e un'opera pia allo stesso tempo, dato che i detenuti potevano contare sull'appoggio dei "protettori dei carcerati", una compagnia fondata da Bianca Maria Visconti nel 1466 con l'obiettivo di seguire i processi dei prigionieri e fare in modo che i loro diritti fossero rispettati. Poteva anche accadere che, in un'epoca in cui il mantenimento dei detenuti era a carico dei cittadini e non del governo locale, chi pagava i debiti di un prigioniero gli garantiva l'uscita anticipata dal carcere. Questo spesso accadeva in coincidenza con le festività natalizie o pasquali: occasioni per il "benefattore" di farsi bello agli occhi del popolo, dato che dopo aver ottenuto la grazia per il carcerato, sfilava seguito da un corteo per le vie della città fino ad arrivare alla Malastalla, dove il prigioniero gli veniva consegnato per essere condotto, da uomo libero, ad assistere alla messa.
Quando scoppia la peste di manzoniana memoria a Milano nessuno sa come comportarsi. Vengono scambiati per untori degli innocenti, poi condannati a morte dopo orribili torture. Su questo argomento si sofferma anche il filosofo Pietro Verri dicendo che "150mila cittadini milanesi perirono scannati dall'ignoranza". La storia della 'Colonna infame' è forse l'esempio più emblematico di questo periodo. Cosa accadde a Guglielmo Piazza?
Guglielmo Piazza è accusato di essere un untore da due donne, che riconoscono in lui l'uomo che avrebbe strofinato la mano contro un muro nei pressi della contrada della Vetra, in una giornata estiva del 1630, lasciando delle macchie gialle sulla parete, almeno a loro detta. Il Piazza viene arrestato con l'accusa di aver sparso dell'unguento pestifero e, dopo aver inizialmente negato di essere l'autore del gesto, una volta sottoposto a tortura confessa e, su promessa di impunità, rivela il nome di un complice, il barbiere Giangiacomo Mora, che pochi giorni prima gli aveva confezionato un vasetto di olio curativo contro la peste. Entrambi, dopo confessioni estorte con la tortura, vengono condannati a morte nonostante l'assenza di prove a loro carico. L'abitazione del Mora viene poi demolita e al suo posto è eretta una colonna, detta infame, e una lapide che riporta la descrizione dei fatti, a memoria, secondo le autorità, della giustizia compiuta. Colonna che sarà demolita 148 anni dopo.Piazza Vetra, 12 novembre 1641. Si chiamano Margarita Martignona e Maria Pamolea. Sono le ultime due streghe ad essere arse vive.
Perché proprio in questo punto della città avvengono le condanne della Santa Inquisizione? E come mai proprio in questa area cittadina vengono ambientate gran parte delle cosiddette storie della 'mala'?
Probabilmente il luogo era stato scelto perché molto vicino alla sede del tribunale dell'Inquisizione che si trovava nel convento annesso alla basilica di Sant'Eustorgio, a due passi da piazza Vetra. Il luogo delle esecuzioni, ricordiamolo, ancora oggi è identificato da un monumento che si trova nel parco delle basiliche appena dietro San Lorenzo. Quello stesso luogo non era solo destinato a bruciare le streghe, ma vi si svolgevano anche le impiccagioni per i reati di tutti i giorni. Perché poi piazza Vetra sia diventato uno dei luoghi più malfamati di Milano può essere connesso al fatto che in generale, la zona di Porta Ticinese, sorgeva a ridosso del porto della città (la Darsena era il decimo porto fluviale italiano per capacità di tonnellaggio), punto di incontro ideale per i personaggi impegnati nei peggiori traffici commerciali. Poco lontano da piazza Vetra, lungo corso di Porta Ticinese si trova il vicolo Calusca, fino a qualche decennio fa conosciuto come il vicolo più fatiscente di Milano.
Napoleone arriva a Milano il 15 maggio del 1796 e nel giro di un anno abolisce tutte le funzioni religiose. Perché?
Perché il clero è ritenuto espressione della vecchia tirannia. Ecco allora che i funzionari pubblici si prodigano a rimuovere le immagini sacre ritenute in contrasto con i nuovi ideali rivoluzionari di libertà e uguaglianza. E non mancano spettacoli come "Il ballo del papa", messo in scena alla Scala, in cui l'attore che impersona il pontefice si esibisce in balli irriverenti in compagnia di altri cardinali.
Le Cinque Giornate di Milano si organizzano al Caffè Cova, in via Bigli. A parte il segno di una cannonata, sul cornicione di un palazzo vicino a San Babila, c'è qualche altra traccia dei moti del '48?
Sparse per alcune vie del centro di Milano campeggiano targhe che ricordano dove abitavano personaggi di spicco che hanno preso parte all'insurrezione del 1848.
Chiudiamo con la storia dell'Amaro Giuliani...
Il dottor Germano Giuliani, titolare dell'Antica Farmacia del Lazzaretto, fondata nel 1750 in via Castaldi 29, è solito regalare ai suoi clienti più affezionati un liquore a base di erbe, che non tarda a riscuotere successo e a divenire appunto l''Amaro Giuliani'. La farmacia in questione sorge sulle ceneri del celebre Lazzaretto.

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