venerdì 21 agosto 2009

Dalla Dietrich a Modugno: l'immaginario di Milva 'la rossa'

Prima l’“Onorificenza di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Federale di Germania", poi quella di “Commendatore dell’ordine al merito della Repubblica Italiana”. Dell’altro ieri è invece la Legion d’Onore, la massima onorificenza in Francia. Come ci si sente a ricevere simili riconoscimenti?
È sempre molto gratificante. In ogni caso non sono questi i traguardi primari che ci si prefigge facendo il mio mestiere. Parafrasando Petrolini posso dire che “stavo bene anche prima”.
In questo momento sta lavorando in teatro in “La variante di Lunenburg”, dal libro di Paolo Mauresing. Cosa ci racconta di questa esperienza?
Innanzitutto vorrei sottolineare la bellezza di questo libro, un vero caso letterario, che ha anche ricevuto il Premio Strega nel 1993. Nel libro – così nello spettacolo – viene dato risalto alla scacchiera come metafora di vita, quindi alle diverse strategie di una partita a scacchi, assimilabili appunto ai diversi modi di vivere la propria esistenza. È da un anno che lavoriamo a questo spettacolo e andremo avanti fino a maggio del 2009. Presento undici bellissime canzoni che mi piacerebbe anche poter portare in televisione. Magari lo proporrò a Baudo.
Dal 25 settembre all’11 ottobre è stata in Giappone per una tournee, a conferma di una Milva sempre più internazionale. Come è andata?
In realtà è la mia ventiseiesima volta in Giappone – ho iniziato nel 1964 e ci vado in media una volta ogni due anni - e come nelle altre occasioni è stato molto gratificante. Gli abitanti del Sol Levante amano il mio repertorio e mi offrono l’opportunità di esibirmi in teatri di primo ordine. Nel 1995, alla “Suntory Hall” di Tokyo, nell’ambito del “Summer Festival” dedicato a Luciano Berio, mi ha addirittura accompagnata l’orchestra sinfonica di Tokyo. In repertorio la “Vera storia”, col testo scritto da Italo Calvino.
Il tenore John Ken Nuzzo ha aperto i suoi concerti nel Sol Levante. Come è nata l’idea di collaborare con l’artista di Tokyo?
Ken Nuzzo è un tenore straordinario, forse il migliore a livello internazionale. Ha una voce sicura e molto bella. Personalmente lo preferisco anche a Bocelli. Siamo arrivati a esibirci insieme per via dell’impresario di Nuzzo che ha contattato il mio entourage.
Milva è conosciuta per la sua grande capacità di passare da un genere all’altro, da una lingua all’altra, da un espressione artistica come la ‘canzone’, al teatro, al cinema: in Giappone che repertorio ha presentato?
In Giappone cambio sempre repertorio. In quest’ultima occasione ho proposto soprattutto canzoni francesi: Edith Piaf, Charles Aznavour, Gilbert Bécaud. Ho anche duettato con il bravo Ken Nuzzo.
Nella sua carriera si è cimentata con il francese di Edith Piaf e il tedesco di Bertold Brecht. Quale delle due lingue preferisce?
Bella domanda. Difficile dirlo. Amo entrambe. Sicuramente il francese è molto più facile e molto più vicino all’italiano. Il tedesco è invece una lingua dura, difficile, complicata, ma dà grandi soddisfazioni. Certe canzoni in tedesco sono belle solo in tedesco. Basti pensare a qualunque pezzo cantato da Marlene Dietrich.
È vero che l’italiano è la lingua meno musicale di tutte?
Questa è una cretinata, un luogo comune. Certi pezzi rock vanno bene in inglese, come qualunque canzone di un grande cantautore del Belpaese va bene solo e soltanto in italiano. Tradurre dall’inglese delle canzoni cantate in Usa fa ridere tanto quanto pensare di cantare in inglese brani di Ivano Fossati o Fabrizio de André. L’italiano è la lingua più bella del mondo.
Cosa ricorda dei suoi inizi con Giorgio Strehler?
Ho incontrato Giorgio cinque anni dopo il mio debutto ufficiale nel mondo dello spettacolo e ancora oggi che non c’è più, quando viene fuori il suo nome, mi vengono le lacrime agli occhi. Per me non se n’è mai andato, lo sento sempre vicino. Da lui ho imparato moltissimo. Ho imparato soprattutto a cantare Brecht. A Cracovia, un mese fa, un collega mi ha detto che non sono più solo Milva, ma anche Strehler: è il miglior complimento che potessero farmi.
Recentemente (nel 2005) ha proposto uno spettacolo dal vivo costruito sulle poesie di Alda Merini (poetessa milanese che abita sui Navigli) e le musiche di Giovanni Nuti. In che modo sceglie i suoi collaboratori?
Inseguo le proposte che meglio si adattano alla mia voce e che mi emozionano di più. Per ciò che riguarda la Merini è iniziato tutto con la canzone “Gli inguini”, scritta dalla poetessa e musicata Giovanni Nuti. Da qui sono partita per mettere in piedi uno spettacolo incentrato sui testi della poetessa milanese e le musiche dell’artista di Viareggio.
Paolo Conte dice che la lucertola è il riassunto di un coccodrillo e che il tango è il riassunto di una vita. Anche Milva - che ama smisuratamente questo genere e lo ha dimostrato lavorando con l’intramontabile Astor Piazzolla - crede in queste parole?
Sono delle parole bellissime che solo un grande paroliere come Paolo poteva pronunciare. Sicuramente sono d’accordo con lui. Il tango è davvero il riassunto di una vita. Ho avuto modo di sperimentarlo lavorando gomito a gomito con Piazzolla, anche lui, come Strehler, un uomo severissimo che – se era il caso – riprendeva assai duramente i suoi musicisti.
Ha collaborato anche con Mikis Théodorakis, Vangelis, Georges Moustaki. Cosa ci racconta di questi grandi artisti del Novecento?
Théodorakis è molto riservato e austero. Quando organizza qualche spettacolo mi chiama sempre. Vangelis (autore del famoso brano "To the unknown man", che in francese diventa "Moi je n’ai pas peur", in tedesco "Ich hab’keine Angst" e in italiano "Dicono di me", uno dei pezzi più significativi del repertorio di Milva, ma anche un grande successo discografico), ama apparire burbero e severo, in realtà è una persona di una dolcezza estrema. Moustaki non l’ho mai frequentato abbastanza per poter esprimermi sul suo carattere.
E di Domenico Modugno con il quale ha lavorato in ‘Opera da tre soldi’?
Una persona davanti alla quale togliersi il cappello. Un grande compagno di lavoro. Con lui ho lavorato dal 1972 al 1974. Si è rovinato da solo fumando tre pacchetti di sigarette al giorno.
Parodiando un suo vecchio recital intitolato “Ma cos’è questa crisi?”, ci può dire come vede la grave situazione economica che sta coinvolgendo il mondo intero?
In realtà non me ne intendo molto di economia e nemmeno di politica. Ciò che posso dire è che ho l’impressione che i ricchi siano diventati sempre più ricchi (e sempre meno) e i poveri sempre più poveri (e sempre di più). Una situazione che sta appunto coinvolgendo un po’ tutti, anche la Germania della Merkel e la Francia di Sarkozy. Ma i francesi sono come al solito i più bravi a far credere che vada sempre tutto bene...
Benché nata a Goro, in provincia di Ferrara, è divenuta un simbolo di Milano. Cosa le piace di questa città nel cuore della Pianura Padana?
Amo Milano, come amo Torino e l’intera Pianura Padana. Frequento poco la città, ma vivendoci da trent’anni è ormai parte del mio Dna.
Milva e Sanremo: 14 presenze, 16 canzoni presentate, tre volte seconda, quattro volte terza. A quando il prossimo appuntamento con il Teatro Ariston?
Difficile dirlo. Per ora non c’è nulla in programma. Per il futuro si vedrà. Occorre anche valutare il tipo di gara messo in piedi dal direttore artistico. Pippo Baudo è un tradizionalista, Paolo Bonolis è molto più sveglio e furbo. Certo, a volte, è imbarazzante far sfidare un concorrente con una storia decennale sulle spalle e un esordiente.
Secondo un recente articolo apparso sul National Geographic le donne ‘rosse’ sono in via di estinzione. Vuol dire che non ci sarà più un’altra Milva?
Una stupidaggine: le donne si tingono e le rosse non scompariranno mai.
Allora anche Milva ‘la rossa’ non è rossa?
Essendo nata a Goro, nel ferrararese...

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