sabato 22 agosto 2009

"Colorado caffé, Zelig... un'altra cosa davvero"

Andrea Brambilla – alias Zuzzurro - al Teatro Oscar con “Tutti i santi giorni”, monologo che ha già presentato tre anni fa. Cosa c’è di diverso fra la versione di oggi e quella del 2006?
Ho riadattato il testo alla situazione attuale, facendo riferimento alla grave crisi economica in atto, all’aumento dei disoccupati, al fenomeno della cassa integrazione, circostanze non certo percepibili nel 2006, almeno non fino a questo punto. In pratica ho rivisto lo spettacolo da angolazioni nuove e inaspettate.
Ci racconta qualcosa del protagonista?
È un uomo qualunque fortemente insoddisfatto della società in cui vive, impegnato a districarsi fra comunicati, veline, proclami, vip, giornalisti, insegne sempre più insulse, una quotidianità assurda...
Da cosa dipende, esattamente, la sua insoddisfazione?
Dal fatto che tutti si lamentano, ma nessuno si prende le sue responsabilità. È insofferente ai media, alle notizie divulgate dai media... Un giorno dicono che nel 2012 ci sarà la fine del mondo, l’altro che dal 2012 con la ripresa economica a livello mondiale staremo tutti meglio.
Si ha la sensazione di essere presi per i fondelli...
Ecco, esattamente.
Nelle parole del protagonista si percepisce il dramma di un mondo che va sempre peggio, tuttavia gran parte dello spettacolo è incentrato sulla volontà di far ridere la gente...
Si vuole far ridere la gente sottolineando paradossi e assurdità: per esempio che un mafioso di ieri era sicuramente migliore di uno di oggi...
In che senso?
Ieri i mafiosi li vedevi, sapevi chi erano, si esponevano in prima persona. Oggi non è più così evidente e...
E...
Rischi di trovartene uno in Parlamento senza accorgerti.
Andrea Brambilla, quindi, veste perfettamente i panni del protagonista anche nella vita reale...
Direi di sì.
I testi del monologo sono del giornalista e scrittore Michele Serra. Come è nato il vostro sodalizio?
Leggevo ciò che Michele scriveva su l’Espresso, Repubblica... poi, un giorno, gli ho detto che mi sarebbe piaciuto inscenare qualche suo testo e da lì è iniziato il tutto.
Zuzzurro è uno dei principali rappresentanti della comicità milanese dei Settanta. Ci dice qualcosa del mitico Derby?
Un posto indimenticabile come non ce ne sono più, frequentato da personaggi di straordinario talento, liberi di esprimere le loro idee, i loro progetti, la loro arte...
Cosa, oggi, non più possibile...
Purtroppo no. Oggi il genio, la creatività, la libertà di pensiero, non trovano più spazio. Oggi basta andare in tv a sparare tre puttanate...
Al Derby invece...
Arrivava Jannacci alle due di notte, si incontrava con i Gufi o Cochi e Renato, poi tornava a casa a comporre.
Però Colorado Café, Zelig...
Un’altra cosa, davvero.
Altri nomi dell’epoca...
Giorgio Gaber, Diego Abatantuono, Felice Andreasi, Nino Toffolo...
Cambiamo argomento e parliamo del suo futuro. Ha in programma qualche nuovo spettacolo con Gaspare, sua storica spalla?
Un nuovo spettacolo di cabaret, una commedia di Neil Simon, un lavoro di Checov... Da solo, invece, sto prepardano un nuovo monologo intitolato “Provaci ancora Woody”, dedicato al grande regista americano.
Qualche aneddoto sul Drive-in?
Ce ne sarebbero un’infinità. Forse il più curioso è quello relativo al fatto che affiggevamo un po’ ovunque bigliettini con scritto il nome di politici o di prodotti commerciali da non menzionare.
Perché menzionandoli si andava nelle grane...
In realtà a quei tempi c’era anche la possibilità di sbagliare. Oggi, invece, se sbagli anche una sola volta sei finito.
La tv?
Non mi piace.
Troppo generalista?
Sembra che debbano ogni volta vendere qualcosa... non è bello.
Striscia la Notizia?
Mah, se ci dovessero richiamare...
La sua soddisfazione maggiore?
Essere ancora qui oggi dopo 35 anni a fare questo lavoro.
Obama?
Mi piace. È l’uomo della svolta.
Come è nato il nome Zuzzurro?
Da un film di Vittorio De Sica. C’era una scena in cui la voce di Dio gridava che sarebbe presto iniziato il giudizio universale. Un vecchietto ribatteva dicendogli che sarebbe stato l’ultimo a essere giudicato: il suo nome era Zuzzurro.

(Intervista condotta il 21 aprile 09 per il quotidiano http://www.milanoweb.com/)

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