lunedì 24 agosto 2009

"La prima legge contro il fumo l'ho fatta proprio io"

Carlo Borsani, ex assessore della Regione Lombardia, dal 2006 presidente dell’Istituto nazionale Tumori di Milano e membro della direzione nazionale di An. Quel è la carica che la rappresenta di più?
Sicuramente quella di assessore alla Regione Lombardia. Ci sono stato dieci anni. È stata per me un'occasione importante, grazie alla quale ho potuto portare il mio personale contributo al miglioramento della sanità lombarda.
Qualche aneddoto?
A tutti gli appuntamenti importanti - come quelli relativi all'inaugurazione di qualche nuovo padiglione ospedaliero - arrivavo sempre in anticipo. Una volta - a Sondrio - dei sindacalisti mi hanno chiesto di fare due volte il giro del quartiere perchè non avevano ancora finito di attaccare i manifesti contro il sottoscritto.
Il suo traguardo più importante alla Sanità?
La legge regionale di riordino n. 31 del ‘97 che prevede la separazione delle funzioni tra aziende sanitarie locali e aziende ospedaliere e la libera scelta del cittadino.
Per ciò che riguarda invece la sua attuale carica... Quali sono gli obiettivi più significativi raggiunti in questi tre anni?
Ho risolto il contenzioso con lo stabile di via Amadeo. Siamo infatti riusciti a portare avanti la ristrutturazione dell’edificio, terminandolo entro i tempi previsti. In questa sede si insedierà la Biobanca al servizio della Rete Oncologica Lombarda e alcune attività di ricerca svolte, nel campo neurologico, dall’Istituto Besta.
E per il futuro?
Speriamo di riuscire a dare vita a un polo medico di valenza internazionale per la cura dei tumori che unisca le forze dell'Istituto Tumori di via Venezian - specializzato in quasi tutte le forme tumorali - e dell'Istituto Neurologico di via Celoria - specializzato in quelle legate al cervello. La struttura dovrebbe sorgere su un'area verde a ridosso dell'Ospedale Sacco. La nostra speranza è di chiudere i lavori per Expo 2015. In questo modo, peraltro, risolviamo il cronico problema dei parcheggi in via Venezian, e offriamo strutture più adeguate rispetto a quelle in parte superate del Besta e del nostro Istituto.
Ora, in vista delle nuove elezioni, quali sono i nuovi obiettivi del presidente?
Essendo abituato a portare a termine i progetti di cui mi prendo carico, fra i miei obiettivi primari c’è quello di poter continuare il lavoro che sto svolgendo, magari fino a Expo 2015.
L’appuntamento, quindi, è per la sua riconferma al 15 luglio?
Esattamente.
Come vede il futuro della ricerca in ambito oncologico?
Il pericolo in questo campo è quello di diffondere false aspettative ai pazienti. Ogni giorno, infatti, arrivano notizie che sembrerebbero rivoluzionare la terapia medica in ambito oncologico, e invece non sono altro che un semplice punto di partenza per traguardi che nessuno può ancora immaginare. L’unica cosa su cui è giusto puntare è quella relativa alla ricerca genetica. Oggi abbiamo codificato il genoma umano e siamo nelle condizioni di poter suggerire a ogni persona il rischio che corre di ammalarsi di una determinata forma neoplastica. È un traguardo importante che va perfezionato in modo da poter innanzitutto agire sulla prevenzione. Poi c’è il mondo della scuola...
Cioè?
Altrettanto indispensabile sarebbe introdurre nelle scuole corsi di educazione sanitaria. Argomento che ho affrontato anche in veste di assessore regionale. La prevenzione in questo caso inizierebbe sui banchi scolastici, insegnando ai più piccoli le regole fondamentali per il benessere fisico e psichico di una persona.
Che tipo di collaborazione c’è fra l’Istituto Tumori e il Besta di Milano?
È una collaborazione incentrata soprattutto sulla ricerca. I nostri laboratori lavorano in tandem. Ciò è dovuto anche alla vicinanza fisica fra i due istituti, uno in via Celoria, l’altro in via Venezian. Un domani, probabilmente, le due strutture coopereranno in modo ancor più integrato.
E con l’ospedale Sacco?
In previsione di un polo nei pressi del nosocomio di via Grassi, possiamo auspicare una stretta collaborazione fra noi e il Sacco per ciò che riguarda le spese comuni legate alle imprese di pulizia, alle mense, al consumo di energia elettrica.
Umberto Veronesi, capostipite degli oncologi italiani: che tipo di rapporto avete?Un ottimo rapporto basato sulla simpatia reciproca. Veronesi, peraltro, è sempre stato molto attento ai fabbisogni sanitari della Lombardia.
Parlate mai di politica?
Capita.
Risultato?
Certe nostre idee sono inconciliabili, come quelle relative alla droga. Su altre, invece, andiamo molto d’accordo. Fra queste alcune concernenti proprio la sanità.
Cosa ne pensa della destra antifascista di Fini?
Il concetto di antifascismo, così come quello di fascismo, è limitato e strumentale, perché non prende in considerazione la critica alla componente totalitaria che era presente nell’antifascismo. Parlare di antifascismo, perciò, può non avere senso, se non si criticano tutte le forme di totalitarismo. Importante è sottolineare la vera natura di certi movimenti politici. Nel mio caso posso semplicemente dire di credere in valori quali la lealtà, il senso dell’onore, e l’amore per la patria. Nessuno, tantomeno io, può dire di aver mai creduto nell’ipotesi di un totalitarismo governativo.
Lei prende il nome da suo padre che non ha mai conosciuto... Le andrebbe di spendere due parole sull’argomento per i lettori di Milanoweb?
Mio padre combatté durante la seconda guerra mondiale sul fronte greco albanese. Lo scoppio di una granata lo rese cieco. Rimpatriato divenne amico di Mussolini e divenne presidente della Associazione grandi invalidi di guerra. Idealista, successivamente aderì alla Repubblica sociale, ma contribuì, a proprio rischio, assieme al giornalista antifascista Stefano Silvestri, a salvare la vita a numerosi ebrei e oppositori del regime. Il 29 aprile del ’45 fu sommariamente processato e giustiziato dai partigiani in viale Romagna e il suo cadavere, gettato su un carretto dell’immondizia, con un cartello con su scritto ‘ex medaglia d’oro’. Aveva 27 anni.
Ci dice ciò che le piace di Milano e ciò che invece non riesce proprio a mandare giù?
Milano mi piace molto. È una città da guardare dal basso verso l’alto, inseguendo geometrie e architetture veramente affascinanti. È una metropoli al passo con i tempi, mentalmente molto più avanti dei suoi amministratori! Poche le cose che non mi piacciono, fra cui la scarsa manutenzione delle strade – piene di buche e di tombini inefficienti - la scarsità degli impianti sportivi e il numero eccessivo di cantieri, che non si chiudono mai.
E dei milanesi?
Girando per la città non sopporto la maleducazione. Gente che passa col rosso, biciclette, motorini che vanno contromano, auto in seconda e terza fila, imbrattatori dell’ultima ora...insomma la mancanza di rispetto delle più semplici regole della convivenza civile
E quelle sigarette sulla scrivania che ci fanno?
Ho iniziato a fumare a nove anni e oggi ne ho quasi 64. È un vizio del quale non riesco proprio a liberarmi, del resto sono nato quando ancora non si conoscevano i pericoli del fumo.
Ma...
Sì, la prima legge contro il fumo l’ho proprio fatta io, pensando ai giovani

(Intervista condotta il 6 marzo 09)

Nessun commento:

Posta un commento