martedì 1 dicembre 2009

"... una crisi che ci porterà tutti alla disoccupazione"

Nathan Never, Zagor, Martin Mystère... Vogliamo far sapere in anteprima ai lettori di MW su cosa sta lavorando Mirko Perniola?
Per Nathan sto scrivendo in questi giorni due storie. La prima, introspettiva e intimista, vede Nathan in Africa, muoversi nel caotico traffico di natanti tra i canali di una capitale africana, per passare poi in suk nel deserto e in aeroporti per dirigibili privati... il tutto per aiutare una madre a trovare quello che potrebbe essere un figlio creduto morto. La seconda storia vede Nathan, e il suo collega robotico Link, indagare nello spazio; ma non avendola ancora definita preferisco non anticipare nulla. Ci sono poi altre tre storie in mano ad altrettanti disegnatori, se non ricordo male: Atzori, Calcaterra e Vercelli (spero di non sbagliare) ma non so dire quando verranno pubblicate. Riguardo a Zagor sto lavorando su quello che viene amichevolmente definito un “balenottero” cioè un maxi da 286 tavole, che Marcello Mangiantini sta già disegnando. Vede Zagor muoversi in Louisiana tra coccodrilli, militari, paludi e cajun. Scoprire chi sono questi ultimi, con le loro tradizioni, il loro stile di vita ma, soprattutto, la loro cucina, è stato - per un ex-cuoco come me - davvero stimolante. Con i pennelli di Alessandro Chiarolla uscirà nell’Almanacco dell’Avventura 2010 una storia in cui Zagor dovrà scoprire di chi è la mano che sta dietro al rapimento di alcuni indiani; oltre a questa ci sono altre tre storie, disegnate rispettivamente da Gramaccioni, Cassaro e ancora Mangiantini, ma non so quando vedranno la luce edicolare. Per quanto riguarda Martin Mystère ho proposto alcune idee che ad Alfredo Castelli sono piaciute, ne sto sviluppando una ma, non essendo stata ancora approvata definitivamente, sarebbe prematuro parlarne.
Il tuo debutto ufficiale l’anno scorso con il Maxi Zagor 2008. Come è stato, dopo tanti anni di sforzi, trovare finalmente il proprio lavoro in edicola?
In realtà l’emozione di avere tra le mani un proprio lavoro stampato lo avevo già avuto spesso negli ultimi dieci anni, grazie a diversi lavori a fumetti per agenzie pubblicitarie, associazioni per didattica e, ovviamente, Anno Domini e Star & McCoy, ma vedere il proprio nome legato a quello che è un personaggio simbolo del fumetto italiano causa ovviamente una grande euforia, soprattutto quando si ricevono apprezzamenti e critiche costruttive dagli autori più “anziani” che sono sempre stati per me un punto di riferimento.
Cosa rimane oggi dello studio grafico ArtNu (Artigiani delle Nuvole) con cui hai cominciato la tua avventura nel mondo del fumetto nel 2000?
Lo studio esiste, lavora e non si è mai fermato. Ovviamente adesso non siamo più solo in tre, ma il parco autori si è espanso, grazie alla possibilità che mi è stata data di insegnare per diversi anni alla Scuola del Fumetto di Milano, dalla quale sono uscite penne e pennelli in gamba, che oggi collaborano più o meno stabilmente con noi. Da quest’anno, insegnando anche alla Scuola Internazionale di Comics di Padova, credo che il discorso si amplierà...
E della serie fantascientifica Star & McCoy?
Anno Domini e Star & McCoy erano pubblicate dalla casa editrice della Scuola Del Fumetto di Milano, che veniva utilizzata principalmente per promuovere i corsi. Oggi l’editore ha deciso di fermare questo tipo di promozione indipendentemente dalla qualità e dalle vendite, per motivi collegati alla scuola stessa. Perciò siamo in cerca di un nuovo editore, anche se, considerato il panorama, non sono per nulla ottimista.
Che consigli ti senti di dare a un giovane che intende iniziare la tua professione?
Quella di cuoco? Che se si è bravi un lavoro lo si trova! Se invece intendi quella di sceneggiatore, beh, qui potrei esibirmi per ore come degno allievo della dottrina di Pessimismo Cosmico di Antonio Serra! Io amo i fumetti, fanno parte della mia vita e ho fatto di tutto per poter fare questo mestiere (guadagnandomi da vivere nel frattempo come cuoco, receptionist, barista, portiere di notte e parecchio altro) perciò lo ritengo il lavoro più bello del mondo; ma bisogna considerare che in Italia ci saranno circa un migliaio di persone che si guadagnano onestamente da vivere grazie al fumetto; e se Gianni Morandi cantava Uno su mille ce la fa... qui il rapporto è uno su sessantamila. Che ciascuno decida per sé, se il gioco vale la candela!
Come vedi il futuro del fumetto? Si parla di crisi dagli anni Novanta, tuttavia non si riesce a vivere senza 'nuvole parlanti'…
Ci sono due correnti di pensiero in proposito: la prima vuole che ci sia una crisi che ci porterà tutti alla disoccupazione; l’altra vuole che il settore si stia trasformando, passando dal prodotto da edicola venduto per pochi euro alle masse, al prodotto editoriale costoso venduto agli appassionati. Non so chi abbia ragione, mi piace pensare che la seconda sia la più auspicabile, ma è indiscutibile che in edicola Dylan Dog non venda più un milione di copie; e che le fumetterie siano dei veri e propri ghetti. Se gli autori, gli editori, e gli appassionati, non si daranno da fare nel proprio piccolo, nel quotidiano, a cambiare lo stereotipo che vuole il fumetto una cosa sfigata fatta dagli sfigati per degli sfigati, non ne potrà venire nulla di buono. Odio ammettere che oggi più che mai l’abito fa il monaco, perciò attenzione all’immagine che diamo di noi, del nostro lavoro, della nostra passione, a chi non li conosce!
Cosa ne pensi dell'ultima proposta di casa Bonelli, Greystorm?
Mi piace, sia per l’ambientazione steampunk, sia per la scelta di raccontare eventi collegati per causa-effetto, ma slegati temporalmente anche a distanza di anni. Per il momento ho letto i primi tre in fase di lavorazione, e la curiosità mi è rimasta.
E di Caravan?
Un altro esempio di come le miniserie si prestino per presentare nel classico stile bonelliano sistemi narrativi differenti. Michele Medda riesce a far vivere personaggi anche in situazioni che, in mano ad altri, correrebbero il rischio di annoiare. Per me lui è davvero un grande maestro.
Che tu sappia, bollono in pentola altre mini serie?
Non mi viene in mente nulla. Come la maggior parte dei miei colleghi lavoro nel mio studio, e vado in redazione saltuariamente, perciò è difficile restare aggiornati. Scopro principalmente le novità tramite internet.
Ti piace Joann Sfar?
L’avevo scoperto al festival di Angoulême per il suo Merlino, di cui ho un ottimo ricordo, ma credo che siano passati almeno dieci anni. Poi però devo ammettere che non ho seguito più i suoi lavori, non per motivi di qualità, ma perché non sono un gran lettore di fumetti...
Puoi farci il nome di qualche promessa, italiana e non, del mondo del fumetto?
No. Non perché non voglia, ma semplicemente perché non ne ho idea. Come dicevo prima, non sono un gran lettore di fumetti, ma non per snobismo, beninteso. Scrivere è un modus vivendi, una parte del cervello di chi fa questo mestiere è perennemente sintonizzata sulle storie che sta scrivendo, sui personaggi che sta facendo vivere (e, checché ne dica mia moglie, è questo che causa ritardi agli appuntamenti, smarrimento di vie maestre nonostante il navigatore satellitare acceso ecc...). A ciò si aggiunge la voglia/il dovere di leggere le storie scritte da colleghi e amici. Perciò, quando voglio staccare la spina, l’ultima cosa che mi viene in mente è di aprire un fumetto per svagarmi. Ecco perché non sono assolutamente aggiornato. Se devo tirar fuori un nome, comunque, parlo di chi conosco molto bene, e ritengo che Cristian Baldi e Claudio Baratti abbiano delle buone cartucce da sparare, speriamo che qualcuno gli dia qualche bersaglio.
Detto fra noi, qual è il personaggio bonelliano che ti piace di più?
“Detto fra noi” stona un po’ in un’intervista che verrà resa pubblica, perciò mi avvalgo della facoltà di non rispondere! Ovviamente sto scherzando. Ho scoperto che dietro ai fumetti esisteva un mondo lavorativo con Cagliostro Dylan Dog n° 18; avevo 16/17 anni, e quell’albo mi è rimasto nel cuore. Comunque, come capita a tutti, ho avuto passioni cicliche legate a volte ad uno, a volte ad un altro personaggio, che fosse Bonelli, Marvel, francese o giapponese. Oggi vengo coinvolto più dai serial televisivi.
Conservi qualche collezione completa di albi bonelliani?
Ho le serie complete di tutti gli eroi per i quali scrivo, più Dylan, Legs, Giulia, Dampyr e Brendon. Ho parecchio anche di Tex ma, per motivi d’età, mi mancano parecchie cose del passato. Attenzione però, serie, non collezioni… non sono un collezionista, e mi piace riprendere i vecchi albi, o i vecchi libri, rileggerli, usarli... sono uno di quelli che fa le “orecchiette” alle pagine per capire dov’è arrivato.
Infine, essendo un quotidiano di Milano, non possiamo non chiederti cosa ami della città e cosa invece non riesci a mandare giù…
Sono nato e cresciuto in provincia di Milano, e non smetterò mai di ringraziare i miei genitori per essersi trasferiti dalla Puglia, per il semplice motivo che Milano mi ha dato delle possibilità che, altrimenti, forse non avrei avuto. Perciò è questo che mi piace: in questa città possono sempre nascere possibilità anche per chi è squattrinato, basta che abbia testardaggine, voglia di fare e buona capacità autocritica. Cosa non mi piace? La mancanza di rispetto per il prossimo, che spinge ad ignorare le regole nel quotidiano, abbandonando le deiezioni dei nostri amici a quattro zampe sul suolo pubblico infischiandosene delle conseguenze (mio figlio ci si è beccato la salmonella a due anni, giocando in un parco pubblico!) a parcheggiare su strisce pedonali e posti per disabili, a non rispettare il codice della strada e così via. Sempre pronti però poi a lamentarci del Governo, del Comune e dei disservizi vari. Non è una cosa relativa a Milano ma riguarda tutta l’Italia in generale. Se ci rispettassimo di più tra noi, che grande Paese potrebbe essere questo!

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