martedì 1 settembre 2009

Sempre più milanesi folgorati da Allah

È un fenomeno poco conosciuto ma che – dopo Londra e Parigi – sta ora riguardando anche Milano: sempre più giovani si convertono all’Islam. Cosa si cela dietro questa nuova tendenza?
Anche se il numero sta lentamente crescendo, penso non si superino le 10/15mila unità nel corso degli ultimi 30 anni. Non vedo cioè il ‘pericolo’ di conversioni di massa. Gli italiani sono 60milioni e ben pochi mi paiono propensi ad abbracciare una fede che impedirebbe loro di bere vino o mangiare salumi. È però innegabile che, accanto al crescere dell’islamofobia, non mancano casi di simpatia per l’islam e persino di conversione, dovute probabilmente alla ricerca di nuovi punti di riferimento dopo la crisi delle grandi ideologie secolariste.
Cosa si intende per crisi ideologica?
Liberalismo e comunismo sono ideologie secolari che hanno a lungo prevalso, ma sono entrare in crisi a causa della globalizzazione, mentre si sarebbe pensato l’opposto. Invece il disorientamento induce a rifugiarsi in identità forti, o almeno percepite come tali. Quelle etniche e religiose stanno vivendo un certo revival, nel bene e nel male (basti pensare a quanto è accaduto nei Balcani solo pochi anni fa).
Le donne come fanno ad abbracciare una fede che per l’immaginario collettivo è sinonimo di integralismo e, soprattutto, maschilismo?
Alcune possono essere attirate da un modello di donna meno mercificato, più fedele ai ruoli di moglie e di madre, forse anche intimorite dalla concorrenza estetica con le altre che assume spesso toni esasperati. Può essere pacificante, anche se non manca in esse la percezione che il ruolo dominante del maschio è una caratteristica antropologica dei popoli islamici, ma da questo punto di vista alcune sono impegnate a redimere l’islam da tali contaminazioni culturali che svantaggiano il genere femminile.
Cos’è la ‘shahada’?
È la professione di fede che afferma: “Non c’è altro Dio che Iddio e Maometto è il Suo inviato”. Basta pronunciarla con fede di fronte a testimoni per diventare musulmani. L’aspetto dottrinale, il catechismo insomma, non è molto sviluppato e quindi aderire all’islam è piuttosto semplice in quanto religione scarsamente interessata alla teologia.
Quanti sono i nuovi musulmani milanesi? Le stime parlano di migliaia di giovani...
Non ho dati e credo che sarebbe difficile quantificare facendo stime attendibili.
Cos’è Coreis?
La Comunità Religiosa Islamica è solo uno dei gruppi musulmani operanti a Milano. Sono quasi tutti italiani convertiti poiché si tratta di un movimento esoterico che risponde a esigenze tipiche degli occidentali in ricerca di una spiritualità che non paiono saper più trovare nella fede d’origine. Il fatto che sia però poco seguita dagli immigrati fa sorgere delle domande sul tipo di lettura che offre dell’islam, forse troppo distante da quella dei paesi originariamente musulmani e quindi scarsamente comprensibile da quanti provengono da essi.
Perché nella cultura cristiana Maometto è sempre stato considerato un ciarlatano, a differenza della cultura islamica che, invece, ritiene Gesù un vero profeta?
Una nuova religione può includere precedenti profeti, come il cristianesimo ha fatto con quelli biblici, ma quelle che l’hanno preceduta non hanno la stessa facilità: gli ebrei non hanno riconosciuto Gesù, i cristiani non riconoscono Maometto, i musulmani rifiutano profeti che sarebbero sorti dopo il loro (es. quello della fede Bahai che dall’islam deriva). Il termine profeta è poi concepito in modi diversi da ciascuno: dire che lo sono tutti rischia di generare confusione. Altra cosa sono la conoscenza e il rispetto reciproco che vanno comunque perseguiti.
“I musulmani”, è il titolo del suo libro pubblicato da Il Mulino nel 2007. Ci sarà un seguito?
C’è già stato un altro volume della stessa serie intitolato “Il Corano” e sempre per il Mulino ho poi pubblicato “Moschee inquiete”, mentre con Edizioni Lavoro ho da poco pubblicato “Yalla Italia! Le vere sfide dell’integrazione di arabi e musulmani nel nostro paese” con prefazione di Gad Lerner.
L’imam Abu Imad e il presidente Abdel Shaari sono due figure cardine dell’islamismo milanese. Il primo è stato condannato in secondo grado per associazione a delinquere finalizzata al terrorismo, e il secondo è stato ritenuto ‘persona non gradita’ da un grande Paese musulmano come l’Egitto. Come biasimare il padre di un giovane milanese che vuole diventare musulmano?
L’istituto islamico di viale Jenner non è l’unico centro milanese. Altri sono più pluralisti, aperti al quartiere e alle parrocchie vicine, hanno gruppi femminili e di giovani. Non mi pare che vi siano state accuse o processi nei loro confronti: l’islam è plurale sia qui che nei luoghi d’origine. Penso siano ben pochi quanti si avvicinano all’islam per ragioni politiche.
Anche in una città aperta come Milano si fa fatica a comprendere certi aspetti della religione ispirata da Allah. Ancora oggi – in particolare - c’è chi punta il dito sulla Jihad, sostenendo che nel sangue di ogni musulmano c’è l’intenzione costante di voler sopraffare il prossimo con la spada in nome di Dio. Cosa c’è di vero in queste affermazioni?
Solo una piccola minoranza radicale ha simili posizioni, peraltro affermatesi con forza nel mondo musulmano solo di recente. Gli aspetti spirituali, comunitari ed etici credo siano prevalenti nell’appeal che alcuni possono avvertire.
Peraltro, secondo gli islamici, il termine Jihad ha un significato completamente diverso da ‘guerra santa’...
Dovrebbe significare sforzo anzitutto interiore per il proprio perfezionamento, ma ha anche significato lotta politica e militare: non molto tempo fa per le nostre strade si scandivano slogan quali “Vietnam rosso, Vietnam libero” oppure “Lo stato borghese si abbatte, non si cambia”… Hamas e Hizbollah in fondo non dicono cose troppo diverse.
Quali sono i punti di ritrovo dei milanesi convertitesi all’Islam? E com’è il loro dialogo con gli stranieri provenienti dai Paesi arabi?
A parte la Coreis penso che l’associazione Giovani Musulmani Italiani di viale Monza 50 siano i luoghi dove sono maggiormente concentrati. Qui imparano tra l’altro che vi sono islam diversi: africano e non solo arabo, sciita e non solo sunnita… e poi ciascuno ha un percorso diverso. Se la fede di questi giovani saprà diventare islam D’Europa e non solo trapiantato IN Europa come un corpo estraneo potrebbe dare un contributo a molti nodi irrisolti del rapporto islam-modernità.
Chi è René Guénon?
Un esoterico che sosteneva l’unità delle varie tradizioni religiose all’interno di un’unica religio perennis di cui esse sarebbero solo apparentemente forme diverse, ma in realtà unite nell’origine e nelle finalità. Un fedele comune non capisce bene cosa questo possa voler dire e i rischi di sincretismo o di irenismo (orientamento teologico tendente all’unione delle diverse confessioni religiose, ndr) sono forti.
Quando musulmani e cristiani riusciranno ad andare d’accordo?
Quando non si considereranno più esponenti di divergenti od opposti schieramenti, ma come donne e uomini di fede che hanno in comune molte cose, pur rispettandosi nelle reciproche, distinte e irriducibilmente diverse identità.

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