mercoledì 2 settembre 2009

"Facevo il magazziniere"

Dente è uno dei maggiori rappresentanti della scena musicale indie milanese e non solo. Il 14 febbraio è uscito il suo ultimo lavoro “L’amore non è bello”, particolarmente apprezzato dalla redazione di Milanoweb. Lo incontriamo nel suo appartamento di Milano, zona Loreto, pieno di chitarre, microfoni, cd... È appena rientrato da Roma, dove si è esibito dal vivo. Beviamo insieme un caffé, dopodichè partiamo con l’intervista...

Ciao Dente, allora come è andata nella capitale?
Molto bene, grazie.
Per iniziare ci racconti qualcosa dei tuoi esordi?
Ho iniziato a fare il cantautore un po’ tardi, dopo la maturità (Dente è perito elettronico, ndr). Conseguito il diploma ho frequentato per due anni il Dams, la scuola di musica, ma poi ho abbandonato gli studi perché avevo bisogno di guadagnare.
Ma hai continuato a suonare?
Suonavo la chitarra nel gruppo La Spina, con il quale ho registrato due dischi presto caduti nel dimenticatoio.
Come ti mantenevi?
Facevo il magazziniere.
Poi?
Poi non ne potevo più di fare quella vita e sono andato a stare a Milano, per frequentare un corso di grafica. Un giorno mi esibisco in un locale di Fidenza e vengo notato dalla responsabile dell’etichetta Jestrai e da lì è iniziato tutto.
Ti hanno proposto un contratto?
Esattamente. Con loro ho inciso il secondo disco “Non c’è due senza te”.
E il primo disco?
L’avevo già registrato, da solo. Si intitola “Anice in bocca”. Ora non è più in circolazione. Le poche copie stampate sono state vendute ai concerti.
Quando diventi ‘milanese’?
Nel 2005.
Cosa ascoltavi prima di diventare Dente?
Musica italiana, per esempio Lucio Battisti, ma anche i primi Tiromancino. Poi gran parte di ciò che andava a metà anni Novanta a livello internazionale, grunge soprattutto.
Come sei finito alla Ghost Records?
Scaduto il contratto con la Jestrai mi sono trovato un giorno a proporre dei pezzi al fianco di Aldo Nove (alla Fnac di via Torino, ndr) che presentava un suo libro. Alla fine dell’incontro un responsabile della EMI mi è venuto incontro proponendomi un contratto editoriale. Da lì ci siamo mossi per individuare una nuova etichetta che abbiamo appunto trovato nella label varesina.
E la Jestrai come ha reagito?
Non molto bene.
È comprensibile.
Senza dubbio, tuttavia non ho potuto fare a meno di imboccare la strada in grado di offrirmi maggiori chance professionali.
Che tipo di chitarrista sei?
Non di certo un virtuoso. Baso le linee melodiche su giri di accordi convenzionali.
Sei anche pianista?
Sto iniziando adesso.
Invece la ‘r’ moscia ce l’hai da sempre...
Quella sì. È una caratteristica genetica di tutti quelli che vivono a cavallo fra Parma e Piacenza.
Torni spesso a Fidenza?
Il meno possibile.
Come mai?
È un luogo deprimente. La realtà umana di quei posti è deprimente.
Invece Milano...
Qui si respira una atmosfera diversa. C’è maggiore recettività da parte della gente...
Dunque ti senti un milanese...
Diciamo che mi trovo meglio a Milano...
C’è qualche angolo della città al quale sei particolarmente affezionato?
Questo appartamento.
Sei in affitto?
Sì, e la mia padrona di casa è una persona adorabile.
Altri posti di Milano che ti aggradano?
Probabilmente l‘Isola’ (quartiere milanese che sorge in zona Garibaldi, ndr)...
Ci sono anche dei locali dove si suona dal vivo...
C’è il “Frida”.
Vi hai mai suonato?
Mai. Non mi sembra ben strutturato per le esibizioni live.
Veniamo al tuo ultimo disco. Laffranchi del Corriere della Sera e Veronesi di Blow Up, due fra i migliori critici musicali per ciò che riguarda l’indie, ti hanno paragonato a Lucio Battisti. Cosa ne pensi?
Mi sembra un po’ esagerato, tuttavia non può che farmi piacere. Amo Battisti e l’ho ascoltato a lungo. Probabilmente, a livello inconscio, nelle mie canzoni traspare un po’ questa mia devozione per l’artista di Poggio Bustone.
Dove hai registrato il nuovo disco?
A ‘La Sauna’ di Varese. È uno studio molto bello. Abbiamo utilizzato esclusivamente suoni analogici, le vecchie bobine per intenderci...
Ci avete quindi messo un bel po’ di tempo...
In effetti.
Quando sono nate le canzoni di “L’amore non è bello”?
Da un paio d’anni a questa parte.
E il singolo “Vieni a vivere”?
L’anno scorso.
Nelle canzoni di “L’amore non è bello” c’è sempre una ‘lei’. È sempre la stessa o cambia?
È quasi sempre la stessa.
Vale a dire?
La mia fidanzata.
Cosa è cambiato rispetto a “Non c’è due senza te?”.
Stilisticamente poco o nulla. È cambiata la produzione, in quest’ultimo caso molto più accurata, grazie ai tecnici della Ghost Records.
A proposito del rapporto con alcuni tuoi colleghi, cosa ci dici di Vasco Brondi?
Vasco ha un grande talento. Ci siamo conosciuti prima del suo successo tramite Myspace. Mi aveva dato dei provini che ho subito apprezzato. Ci siamo esibiti spesso dal vivo insieme.
Un aneddoto?
Una volta al Sagapò (locale sui Navigli) c’erano a vederci solo 5 persone. Recentemente al Circolo degli Artisti a Roma ce n’erano più di 600.
Annie Hall?
È uno dei migliori gruppi italiani. Se cantassero in italiano sarebbe il mio gruppo preferito in assoluto.
Sia Vasco che gli Annie Hall hanno lavorato al tuo disco...
Hanno fatto i cori in “Buon appetito” (traccia 5, ndr).
E Bugo?
Anche lui è un grande artista. Ci siamo anche sentiti oggi.
Tre dischi ai quali non potresti mai rinunciare?
“Anima latina” di Battisti, “Harvest” di Neil Young e “Buffalo Bill” di De Gregori.
Da qualche parte abbiamo letto che giudichi le tue canzoni come ‘fotografie’. Che rapporto hai con la fotografia. Ci racconti qualcosa della copertina?
Amo la fotografia. Un tempo vi dedicavo molto più tempo. Mi piaceva lavorare col bianco e nero ed elaborare gli scatti artigianalmente. Oggi, figuriamoci, è quasi impossibile trovare una pellicola b/n... La cover, invece, è opera di Beatrice De Giacomo, una mia amica. L’ho vista sul suo sito e ho immediatamente pensato che facesse al caso mio.
È la metrò di Milano?
Di Londra.
La tua squadra del cuore?
Non seguo il calcio.
Il tuo piatto preferito?
Le lasagne... ma solo e soltanto quelle fatte da mia mamma.
Smanetti di più con Facebook o Myspace?
Bah, direi che li utilizzo egualmente, soprattutto per lavoro.
Futuro imminente?
Un po’ di date dal vivo, almeno fino a quest’estate, poi si vedrà.
Magari ci vediamo a Seregno ad aprile...
Perché no?

Nessun commento:

Posta un commento