mercoledì 14 luglio 2010

Twenty Questions: Bevivino Editore

In che anno nasce la vostra casa editrice?
La Bevivino editore nasce alla fine del 2002.
Quanti libri pubblicate ogni anno?
Circa 20 titoli l’anno.
Narrativa straniera o italiana?
Facciamo pochissima narrativa. In catalogo abbiamo circa 20 titoli, ma escludendo alcuni classici stranieri della letteratura utopica, abbiamo pubblicato prevalentemente italiani.
Poesia?
Ancora meno della narrativa... la poesia merita un’attenzione e una cura che qui in casa editrice non possiamo dedicare.
La prossima pubblicazione?
Stiamo mandando in libreria 4 volumi: 3 saggi, “Lo spetrro dei barbari” di Zygmunt Bauman; “Contro l’Occidente” di Alberto Abruzzese; “Paesaggi post-urbani” di Massimo Di Felice e la sorprendente biografia “John Harvey Kellogg – Mai dire mais” di Silvestro Ferrara.
Cosa ne pensate del fatto che ci siano case editrici che arrivano a chiedere fino a 8mila euro per pubblicare un esordiente dopo averlo paragonato a Faulkner e Hemingway?
Non mi piace, ma è come per i maghi e Wanna Marchi: ci sono i furbi da una parte e i cretini dall’altra.
Quanti manoscritti vi arrivano ogni anno?
Tra proposte e manoscritti una cinquantina...
In che percentuale la proposta di uno scrittore sconosciuto trova la via della pubblicazione?
Dedicandoci principalmente a saggi e biografie teniamo in considerazione la “contemporaneità” degli argomenti e dei personaggi proposti. Ma è molto importante anche il lato umano di chi propone un testo: questo lavoro, specie per le piccole realtà come le nostre, si basa ancora sull’idea di condivisione e partecipazione.
In che percentuale il lavoro di un editor influisce sul prodotto finale?
Non molto... cerchiamo di “pulire” il testo senza grandi interventi.
Quante copie prevede la prima tiratura di un nuovo testo?
Poche, pochissime: la media è di 500 copie per la prima tiratura. Per due ragioni principali: la prima è che da un po’ di anni i prenotati in libreria sono scesi molto e anche il venduto si è drasticamente abbassato; la seconda è che con le nuove tecnologie di stampa digitale – e l’abbassamento dei costi rispetto a qualche anno fa – riesci a “misurare” meglio le necessità di magazzino e rifornimento.
Avete provato a bocciare una proposta che poi, con un altro editore, si è rivelata un successo?
No, non credo...
Potete dire il libro che vi è piaciuto di più, fra gli ultimi letti, non pubblicato però dalla vostra casa editrice?
Un piccolo libro dell’amico Felice Accame, “L’anomalia del genio e le teorie del comico”, duepunti edizioni.
In generale, i tre libri della vita…
Non riesco a essere così risoluto, posso solo suggerire tre libri a me molto cari: “La versione di Barney” di Mordecai Richler; “Una banda di idioti” di John K. Toole e le “Operette morali” di Giacomo Leopardi.
E i tre dischi…
Qui è ancora più complicato, cerco di cavarmela indicando tre cantautori: Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber, Diana Krall.
Quando avremo anche a Milano il salone del libro 'alla torinese'?
Presto, me ne sto occupando proprio in questi giorni!!
E adesso qualche domanda di carattere generale… Cosa ne pensate del fatto che Economist abbia definito il nuovo decennio appena iniziato "debtcade", cioè dei debiti?
Operando in un settore che ha dei costi finanziari altissimi i debiti rappresentano una costante, non solo del decennio appena iniziato. Più che sull’affermazione dell’Economist voglio sottolineare come tutti noi siamo legati a vecchi tromboni incapaci di leggere il presente e immaginare il futuro: fanno i guru nei grandi incontri internazionali, pontificano l’economia libera e poi come al solito quando ci sono i profitti li privatizzano e quando ci sono le perdite le socializzano...
Come vivrebbe l'uomo se i suoi livelli di serotonina fossero tarati a un livello maggiore?
Se non sbaglio sarebbe più allegro, con tutto quello che ne deriva: più sesso, minore rabbia, nessuna depressione eccetera, eccetera...
Un voto alla televisione italiana…
Per fasce orarie: dalle 8 alle 21 direi 5; dalle 21 alle 8 direi 7
A Vladivostok ci sono le spiagge?
C’è il mare, ma non ho mai visitato la città né ho amici che mi hanno detto: “Cavolo, non sai che figata le spiagge di Vadivostock”...
Qual è l'angolo milanese che vi affascina di più?
Sono nato a Roma, una città che ti presenta in modo “sfacciato” le sue bellezze... Milano è più riservata, ma in questi anni ho imparato a scoprire dei luoghi e dei palazzi davvero straordinari, incantevoli... più che da un luogo sono affascinato da alcune atmosfere che si possono trovare nel quartiere Isola e in zona Tortona, ma se proprio devo indicare un posto devo dire che mi piace molto via dei Giardini..

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