mercoledì 14 luglio 2010

"Occorre una chiara scelta politica di chi ci governa di combattere e rendere reato l'omofobia"

Ciao Marco, grazie per averci ricevuto. Partiamo dai fatti di cronaca di questi giorni: il venticinquenne Emilio Rez, cacciato dalla casa in cui viveva in affitto perché omosessuale; un altro grave caso di omofobia a Padova, ai danni di due giovani under trenta, che hanno denunciato il pestaggio alla Digos locale; la "censura" operata da alcuni media nei confronti di Elio Di Ripo, leader del Partito Socialista Belga, gay dichiarato, in questi giorni alla ribalta delle cronache in seguito alle elezioni in Belgio…
Tutte queste notizie sono un macabro esempio di come l'omofobia sia un dramma quotidiano. Perché omofobia non vuol dire soltanto aggressioni fisiche, ma è anche il mobbing fastidioso che esaspera le situazioni di precarietà ormai standard dei rapporti di lavoro, l'omofobia implicita di chi coi gay fa finta di non averci a che fare, ma poi sa benissimo che gay può essere il vicino di casa, l'amico, il medico, il panettiere sotto casa. E piuttosto che permettere alla conoscenza e l'incontro con l'altro la decostruzione degli stereotipi e dei pregiudizi, le persone si rifugiano nella sicurezza avvilente dei luoghi comuni e si lasciano cullare dall'ignoranza. Occorre quindi una chiara scelta politica di chi ci governa di combattere e rendere reato l'omofobia, di tutti i tipi: diretta, indiretta, implicita o esplicita.
Come è andato il gay pride?
Il pride di Milano del 2010 è stato un laboratorio che ha permesso di dare alcune risposte di cui come comunità lgbt (lesbica, gay, bisessuale e transessuale) avevamo bisogno. Sono nate tante associazioni in questi anni, ma pochi sono stati i risultati politici forti che tutti si aspettano: matrimoni, leggi, adozioni etc.
Questo pride è stato promosso da 12 associazioni che compongono il coordinamento arcobaleno, formato da 14 associazioni lgbt. È stata una manifestazione pacifica, fortemente politica, che ha visto un buon numero di partecipanti sfilare in piazza, almeno 20 mila, in un momento di ricorrenza e di lotta politica.
Ci sono alcuni aspetti della manifestazione di sabato 12 giugno, che mi sono molto piaciuti, altri che non erano stati valutati e potevano essere fatti in altro modo, altri, più negativi che invece fanno riflettere. Mi riferisco in particolare alla scarsa partecipazione e coinvolgimento della città. Bisogna lavorare ancora tanto per rendere sempre più trasversali certi momenti, perché non si riferiscono solo ai diritti di qualcuno ma significano progresso sociale per tutti.
Il sindaco è stato fischiato perché simbolo (secondo gaynews.it) di un "Paese clericale, machista e ipocrita". È vero che vi mette sempre il bastone fra le ruote?
Il sindaco dovrebbe pensare che amministra una città dove vivono circa 200mila persone omosessuali, lesbiche e transessuali. Ignorare ogni richiesta politica e culturale della comunità lgbt, come le mostre e le rassegne teatrali degli ultimi anni, dà l'idea di non voler amministrare una capitale europea, ma un comune medioevale chiuso su se stesso che sa parlare solo di sicurezza, commercio e licenze. Che Expo si vuole fare, per aprirsi al mondo, quando il mondo che si ha a portata di mano - comunità etniche, culturali e politiche - non le consideri o le accusi di ogni nefandezza? Riproveremo, ancora una volta, a proporre un dialogo su progetti e iniziative. La nostra richiesta di incontro giace sulla scrivania da anni e questo non è tollerabile, si capisce perché in tanti si sentano legittimati a fischiare.
Perché l'omosessualità in Italia è ancora tabù?
Perché siamo portatori di una cultura che spezza il velo di ipocrisia che soffoca l'Italia da anni. Se l'omosessualità è un discorso pubblico sempre più frequente, gli omosessuali, le persone omosessuali, con le loro meravigliose storie di vita possono ancora "sconvolgere" uno status quo non molto esaltante.
La felicità e la vita serena e soddisfacente che tante persone omosessuali vivono alla luce del sole logora e piano piano distrugge tutti quei dispositivi culturali vergognosi che viziano la nostra vita pubblica: il familismo amorale; il si fa, ma non si dice; i vizi privati e le pubbliche virtù; i doveri sociali per far felice la mamma, papà e nonni; la sessualità controllata; l'anaffettività o neutralità affettiva come criterio regolatore delle relazioni sociali; il machismo, la misoginia, e tante altre ancora.
Che relazioni avete con la chiesa? Tettamanzi?
Io personalmente sono cristiano valdese, quindi protestante. Arcigay è un'associazione laica e le critiche che vengono mosse a certe posizioni delle gerarchie cattoliche non devono confondere. Ci sono due aspetti riferiti alla religiosità e alla spiritualità che viaggiano su piani differenti. Un discorso appartiene alla fede, che è un percorso personale, qualcosa di soggettivo, che non si può giudicare; un altro aspetto è la religione, come prodotto culturale dell'uomo. Questo decade di fronte ad ogni argomentazione scientifica che, giustamente, fa piazza pulita di idee e concetti che, con l'obiettivo di vendere speranze, discriminano nei fatti delle persone, le loro vite e i loro affetti.
Le statistiche rivelano che sono circa 5 milioni i gay in Italia. In particolare nel libro "La sessualità degli italiani" di Marzio Barbagli si racconta che il 3% degli italiani si dichiara omosessuale e il 13% ammette di aver provato attrazione per individui dello stesso sesso. Sono cifre attendibili?
Sinceramente di fronte a indagini di tipo quantitativo sui comportamenti sessuali e la descrizione di sé ho dei forti dubbi. L'organizzazione mondiale della sanità parla del 7%. Questi numeri fanno riflettere. Se fosse vero che il 3% o il 7% degli italiani è gay, questo significa che i gay sono la più grande minoranza presente in Italia. E si tratta di cittadini senza diritti, che votano a destra come sinistra, sono ricchi o poveri, meridionali o del nord... io credo che sia giunto il momento che la comunità lgbt in Italia capisca che è la visibilità di ognuno a rendere esistenti le nostre istanze. Perché se non ti vedono, non esisti, se non esisti o sei insignificante, certe leggi non servono. E non può andare avanti così.
Perché molti omosessuali faticano ancora a rendere pubblica la loro natura?
Lingiardi, psicoterapeuta e psichiatra, parla di "minority stress" (cfr. citizen gay, il saggiatore): un mix micidiale che violenta le vite delle persone omosessuali composto da: omofobia, omofobia interiorizzata, percezione dello stigma. Ecco perché servono leggi, iniziative culturali e politiche e attività associative e ricreative. Queste insieme permettono di andare a distruggere questi singoli componenti, così da permettere alle persone lgbt di poter vivere una vita serena e soddisfacente.
Il Centro di Iniziativa Gay diventa Comitato Provinciale Arcigay Milano il 14 maggio 2006. Cosa è cambiato da allora?
In realtà si tratta di una riforma organizzativa interna ad arcigay più che di un percorso di cambiamento, o adesione vero e proprio. Fino al 2006 i circoli politici, come il CIG, che è in arcigay da metà degli anni '80, erano associazioni alla pari dei circoli arcigay di tipo ricreativo. Dal 2006 si è voluto dotare i circoli politici di un ruolo di rappresentanza e coordinamento delle attività su base provinciale. Una scelta di Arcigay nazionale che si è dimostrata vincente. In quattro anni sono cresciuti i comitati provinciali che ora sono 45 e si sono associate ad arcigay sempre più persone. Un'attenzione ai territori molto forte, una presenza capillare e una capacità, garantita dall'associazione nazionale, di intrecciare legami e coordinarsi per campagne e iniziative in contemporanea in tutta Italia. Noi come CIG, nel 2006, abbiamo ritenuto l'occasione utile anche per adeguare la nostra organizzazione interna. Il CIG arcigay Milano è un'associazione Onlus in cui prestano il loro tempo e le loro energie gratuitamente circa 80 volontari.
Quali sono gli obiettivi futuri?
Dico quelli di breve-medio periodo: riattivare alcuni servizi della mia associazione relativi alla salute e alla comunicazione; riallacciare il rapporto con le istituzioni milanesi; rendere ancora più efficace e visibile il coordinamento lgbt milanese e aprirlo a realtà non gaylesbiche e infine organizzare un grande comitato trasversale e non solo di tipo gaylesbico e trans, una sorta di comitato politico, un gruppo di pressione su laicità e cittadinanza in vista delle prossime elezioni comunali.
Ci puoi dire i tuoi tre dischi preferiti?
Ti svelo le mie tre canzoni preferite: Maria dei Blondie, Space Oddity di David Bowie, Basket case de Green Day.
E l'angolo milanese che ami di più?
Sono diversi, ma quello che mi fa staccare la spina, perché mi apre la vista sulla città che io amo è il ponte di Farini, affianco al monumentale. Quando ci passo: a piedi, in macchina, sul tram, se magari è una bella giornata e il sole sta tramontando... guardo a destra poi a sinistra e vedi Milano e ti senti parte di una realtà unica, maltrattata un po', ma speciale. È Milano tesoro, Milano!

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