mercoledì 23 giugno 2010

MARCOS Y MARCOS: Twenty Questions


In che anno nasce la vostra casa editrice?
Nel 1981, quindi l’anno prossimo compiamo 30 anni.
Quanti libri pubblicate ogni anno?
13 titoli di narrativa, 1 di poesia, 4 saggi.
Narrativa straniera o italiana?
10 titoli di narrativa straniera, e 3 di italiana.
Poesia?
Normalmente, un titolo di poesia all’anno, alternando un poeta italiano a un poeta straniero. Quest’anno pubblichiamo per esempio il nuovo libro di Fabio Pusterla, e la celebre potessa cilena Gabriela Mistral, che vinse il Premio Nobel. E, ogni due anni, nella collana Testo a Fronte, proponiamo un’antologia di poeti esordienti italiani.
La prossima pubblicazione?
Fulvio Ervas, "Finché c’è prosecco, c’è speranza". Un autore su cui puntiamo particolarmente. Capace di raccontare in modo spiritoso i problemi e le contraddizioni del Nord-est, ma anche di proporre con eleganza tematiche ecologiche e tecnologiche.
Cosa ne pensate del fatto che ci siano case editrici che arrivano a chiedere fino a 8mila euro per pubblicare un esordiente dopo averlo paragonato a Faulkner e Hemingway?
Siamo ovviamente contrari, ci sembra una forma assurda di sfruttamento del desiderio di pubblicare. Un vero editore scommette economicamente su un autore, perché è convinto che abbia un valore e quindi più che spennarlo, investe su di lui. Altrimenti, più che un editore è un avido tipografo.
Quanti manoscritti vi arrivano ogni anno?
Circa 1.200 (milleduecento): e nonostante ci siano pochissimi testi davvero interessanti, siamo convinti che da lì, un giorno, spunterà un romanzo splendido.
In che percentuale la proposta di uno scrittore sconosciuto trova la via della pubblicazione?
Il fatto che sia sconosciuto non è mai, nel nostro caso, una pregiudiziale negativa. Il punto è solamente: questo testo racconta davvero una storia, mette in scena personaggi, dispone di un stile che possono interessare persone con gusti diversi dai parenti di chi lo ha scritto?
In che percentuale il lavoro di un editor influisce sul prodotto finale?
Moltissimo, il lavoro di editing è estremamente importante. Soprattutto il rapporto fra autore e editor, un rapporto basato sulla fiducia, sullo scambio aperto e cooperativo, è fondamentale.
Quante copie prevede la prima tiratura di un nuovo testo?
In media, 3.000 copie, se si tratta di un autore che pubblichiamo per la prima volta. Altrimenti, si sale anche a 4.000 copie. Nel caso degli autori più affermati, come Cristiano Cavina, di cui ricordiamo "I frutti dimenticati", candidato l’anno scorso al Premio Strega, o Michael Zadoorian, autore di "In viaggio contromano", la prima edizione è di 10.000 copie.
Avete provato a bocciare una proposta che poi, con un altro editore, si è rivelata un successo?
Fino ad oggi non è mai successo, ma se anche accadesse, non ce la prenderemmo.
Potete dire il libro che vi è piaciuto di più, fra gli ultimi letti, non pubblicato però dalla vostra casa editrice?
Paolo Nori - "I malcontenti", appena pubblicato da Einaudi
In generale, i tre libri della vita…
Balzac: "Le illusioni perdute" - Yourcenar, "Memorie di Adriano" - Dostoevskj, "I fratelli Karamazov".
E i tre dischi…
Stravinsky, "Sacre du Printemps" - Miles Davis, "Kind of Blue" - Radiohead, "Hail To The Thief".
Quando avremo anche a Milano il salone del libro 'alla torinese'?
Ormai è troppo tardi per pensare a una iniziativa analoga a quella di Torino, e aggiungiamo che anche la Fiera dell’editoria indipendente di Roma è molto importante. Di festival e fiere del libro ce ne sono ormai milioni. In futuro, Milano dovrebbe offrire nuove occasione per promuovere la lettura, che è la cosa più importante. Sulla promozione della lettura ci sono ancora parecchi buchi da colmare.
E adesso qualche domanda di carattere generale… Cosa ne pensate del fatto che Economist abbia definito il nuovo decennio appena iniziato "debtcade", cioè dei debiti?
In realtà, questa definizione ci pare più calzante per il decennio precedente. L’economia è stata drogata dalla finanziarizzazione del mondo. Questa sarà una decade durissima, perché occorrerà ritrovare nuovi equilibri fra debiti e crediti. Fra economia reale e economia virtuale, un’economia troppo basata sulla rapidità con cui si spostano i soldi, anziché sulla creazione di cose che hanno un reale valore. Una delle frasi più abusate nel mondo della “finanza”, negli anni scorsi, è stata “creare valore”. Una vera e propria fandonia!
Come vivrebbe l'uomo se i suoi livelli di serotonina fossero tarati a un livello maggiore?
Probabilmente vivrebbe immerso nei libri. No, scherziamo. Ci sembra una domanda davvero difficile, è sempre difficile giocare a “come sarebbe se”...
Un voto alla televisione italiana…
Davvero un grande testimone e un grande produttore di omologazione e volgarità.
A Vladivostok ci sono le spiagge?
Penso di sì, ma non sappiamo se siano in condizioni migliori o peggiori delle spiagge di Taranto.
Qual è l'angolo milanese che vi affascina di più?
L’interno dell’accademia di Brera. Si tratta di un luogo magico per parecchi motivi. Una specie di cittadella ricca di cose molto diverse. C’è la Pinacoteca, piena di bei quadri nonostante le migliaia di tele relegate in cantina. C’è l’Accademia, con tutte quelle aule grandi e misteriose, piene di materiali manipolati dai giovani. C’è l’Orto Botanico, un giardino che emana profumi impensabili nel centro di una metropoli. C’è l’antichissimo Osservatorio, una finestra su cose molto distanti. C’è la Biblioteca Braidense, una delle più belle ed eleganti al mondo. Ci sono vialetti e angoli dove meditare.… davvero un luogo infinito. Borges non aveva idea di che meraviglia fosse Brera.

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