mercoledì 3 marzo 2010

"Le concussioni fra amici non avrebbero senso di esistere"

5 febbraio 2010. Savino Pezzotta, candidato dell’Udc, è ufficialmente in corsa per la Regione. Con che spirito affronta questo nuovo impegno?
Lo affronto con lo spirito di sempre, partendo dal presupposto che ci sono momenti nella vita in cui bisogna battersi per degli ideali. L’importante è concentrarsi su delle valide proposte amministrative. In questo caso, da parte mia, c’è anche la necessità di contrappormi a una politica che non funziona, per molti aspetti ancora corrotta e disonesta.
A proposito di corruzione, proprio in questi giorni non si fa che parlare della faccenda Bertolaso...
Aspettiamo i risultati della magistratura. Poi potremo esprimere il nostro parere. Fino a prova contraria non si può condannare degli innocenti. Non possiamo mettere in croce delle persone anzitempo. In ogni caso, prima di parlare del caso Bertolaso, andrebbe analizzata la situazione su larga scala, per cercare di capire cosa ha portato a questa situazione.
In generale, però, sembrano esserci un po’ troppe ombre nel sistema politico attuale...
Certamente non si può trascurare un intreccio pericoloso fra la cosiddetta politica del fare, sponsorizzata dal centro-destra, e aspetti etico morali venuti meno. Potrebbe essere un problema per la nostra democrazia.
Quali sono i presupposti per il buon funzionamento di una democrazia?
L’onestà innanzitutto. Le concussioni fra amici, per esempio, non avrebbero senso di esistere.
In questo discorso rientra anche il caso Berlusconi-D’Addario...
Rientra di tutto. Motivo in più per focalizzare la nostra attenzione su una situazione di degrado che sta caratterizzando l’intero Paese, dalla politica, all’anima viva della società. Anche la stampa, a volte, non facilita le cose, dando magari risalto a inutili scoop, tralasciando cose più importanti. Alla base potrebbe esserci un vero e proprio problema educativo.
Però non se ne viene mai fuori. Si reclama da sempre la necessità di rendere ‘pulita’ una volta per tutte la politica ma, poi, alla fine, si ricade sempre...
Non se ne viene mai fuori perché abbiamo dimenticato il valore delle ‘agenzie educative’. Abbiamo commesso un grosso errore: confondere l’educazione con l’istruzione. Ancora oggi crediamo, sbagliando, che la società possa edificarsi esclusivamente su figure scolasticamente preparate, ma moralmente aride.
Cosa dovrebbe fare, quindi, la scuola?
Concentrarsi di più sull’educazione civile, instradando i ragazzi al civismo, mettendoli al corrente dei diritti e dei doveri dell’uomo, della costituzione e di tutto ciò che regola il vivere comune.
Un esempio concreto di ‘agenzia educativa’...
L’esempio più importante è quello fornito dalla famiglia, che però sta venendo meno. Se il concetto di famiglia si indebolisce, anche molti valori importanti si perdono. Il riferimento è soprattutto all’educazione morale e, con l’aiuto di altre strutture, spirituale.
In effetti la famiglia sta perdendo sempre più significato. Si parla di famiglie allargate, matrimoni gay, ecc. Mentre le unioni civili e religiose tradizionali sono in costante calo...
Noi continuiamo a pensare alla famiglia secondo i dettami della costituzione repubblicana, la famiglia, quindi, tradizionale, rappresentata da una mamma, un papà e dei figli.
Anche il Pdl la vede così, però agisce diversamente dall’Udc...
Formigoni propone la politica dell’assistenza alla famiglia, noi la politica della promozione. Per questo proponiamo, per esempio, l’introduzione in Lombardia di un quoziente famigliare regionale. Questo quoziente terrebbe conto dell’entità delle famiglie, del numero di figli, delle persone non autosufficienti, dei lavoratori. Lo scopo, infine, è quello di formulare tariffari specifici concernenti asili nido, scuole, trasporti... è un po’ l’idea che sta già attuando, con successo, il comune di Parma.
Come mai avete deciso di correre da soli in Lombardia?
Non è una novità. Abbiamo già corso da soli. Abbiamo iniziato con le elezioni politiche del 2008, quando l’Unione dei democratici cristiani, la Rosa per l’Italia, i circoli liberal hanno dato vita all’Unione di Centro. L’esperienza è poi proseguita nel corso delle europee del 2009. Ancora oggi, in circa il 60% dei casi, corriamo da soli. La nostra è dunque una strategia politica ben precisa, che mira a destituire l’ideale di bipartitismo, poco funzionale per la realtà italiana. È stato al governo il centro-sinistra, è stato al governo il centro-destra, ma si continua a invocare alle riforme. Che non arrivano.
Da Formigoni, in particolare, vi tiene lontani la questione lavoro...
La Lombardia è la regione più avanzata del nostro Paese. Per questo consideriamo prioritaria la questione lavoro. Purtroppo, però, non ci troviamo in sintonia con le proposte dell’attuale governatore.
Cosa non vi piace della sua proposta?
È una proposta troppo frammentata. Formigoni interviene a spizzichi, senza dar vita a una vera e propria politica industriale, una politica di riammissione al lavoro determinante e decisiva. Non basta la cassa integrazione, l’istruzione professionale...
Colpa anche della crisi?
Sicuramente. Motivo in più per impegnarsi in questo senso, con un occhio di riguardo innanzitutto alla piccola e media impresa che sta soffrendo in modo devastante. Occorre una cabina di regia che aiuti i piccoli e medi imprenditori a riprendersi.
Dovesse occuparsi lei in prima persona di questo problema...
Mi prodigherei per un progetto che governi l’uscita dalla crisi, sulla base di una grande concertazione regionale che coinvolga forze imprenditoriali e forze sociali. Focalizzando l’attenzione sul sostegno alle imprese, l’utilizzo del credito, la riqualificazione del personale.
Come giudica l’ipotesi di vedere per la quarta volta consecutiva Formigoni al governo della Regione?
Trovo che sia un po’ esagerato. A discapito della democrazia. Dopo quattro mandati è fisiologico: le spinte propulsive, la voglia di fare e cambiare vengono meno. Tutto diviene routine. Peraltro un gruppo politico per troppo tempo al potere finisce col mostrare stralci poco trasparenti. Non per niente abbiamo degli assessori indagati... Per questo motivo, nel nostro programma, sottolineiamo la necessità di limitare l’azione di un’amministrazione a non più di due mandati.
Contrari anche alla filosofia leghista?
Beh, i leghisti sul terreno delle incompatibilità non danno certo buoni esempi. Abbiamo sindaci che fanno i parlamentari, presidenti di provincia che fanno i parlamentari... doppi incarichi che non avrebbero senso di esistere. Si ironizza su Roma ladrona, poi però, ci si accomoda volentieri sugli scranni romani.
Proprio i leghisti sono in prima linea in questi giorni per ciò che riguarda il caos sollevato dagli scontri fra extracomunitari in via Padova. L’Udc come pensa di risolvere il problema di una città che si avvia a diventare sempre più una metropoli cosmopolita?
Il problema dei leghisti è che ancora oggi considerano l’immigrazione un problema emergenziale. Mentre dovrebbero cominciare a capire che si tratta di un problema strutturale. Cosa succederebbe se domani tutte le badanti che prestano lavoro nelle nostre case se ne andassero? E se i numerosi extracomunitari che lavorano nelle industrie e nelle aziende lombarde, di punto in bianco smettessero di fare il loro mestiere? Sarebbe il caos. Ecco perché è necessario inquadrare il problema dal giusto punto di vista, cosa che i leghisti non fanno e che per questo non possiamo condividere. I leghisti puntano su politiche di contenimento dell’emergenza, noi su politiche di accompagnamento e dell’integrazione. Bisogna creare un assessorato alla cittadinanza.
La Lega dice di ‘mandare a casa’ tutti gli irregolari...
Sì, ma prima è necessario abolire le leggi che paradossalmente generano irregolarità.
Il riferimento è al reato di clandestinità...
Naturalmente. Con questa legge il numero di irregolari è cresciuto. Giusto combattere la criminalità e l’irregolarità, ma bisogna anche creare i presupposti per rendere più facile la vita agli immigrati, studiando leggi più efficaci.
Cosa vi dissocia dal PD?
Al di là dei molteplici aspetti a livello di programma generale, ci turba la presenza sempre più viva nel partito democratico di una cultura laicista di tipo radicale. Mentre noi siamo più orientati a una visione di una laicità positiva, che riconosce il ruolo sociale delle religioni. Con la candidatura della Bonino, le dichiarazioni di Cappato in Lombardia, notiamo una certa ostilità nei confronti di quella che potremmo definire una cultura di ispirazione cristiana.
Nelle altre regioni come si comporta l’Udc?
Nella stragrande maggioranza, come dicevamo prima, corriamo da soli (Puglia compresa). Siamo alleati col centro-sinistra nelle Marche, in Basilicata, in Liguria e in Piemonte. Con il centro-destra nel Lazio e in Calabria.
Ci sono state, però, forti polemiche per la vostra alleanza con il Pd piemontese...
Sì, però nessuno spiega che il Pd piemontese ha messo in campo un programma caratterizzato da molti punti in comune con la nostra posizione politica.
Molti parlano dell’Udc come di un partito che fa buon viso e cattivo gioco...
In realtà, il fatto di schierarci, a seconda delle situazioni, con il centro-destra o con il centro-sinistra, è proprio perché vogliamo mettere in discussione il sistema bipartitico. Perché desideriamo dimostrare che la presenza di una terza forza politica è determinante per creare buone condizioni di governabilità. Se volevamo governare a tutti i costi, ci sarebbe convenuto schierarci ufficialmente con un polo o con l’altro. Lo stesso Casini, se avesse accettato la proposta di Berlusconi di confluire nella Pdl, oggi avrebbe di certo un maggiore ruolo di rilievo.
Intervistando Enrico Marcora, in occasione delle Provinciali, si diceva di un’interessante proposta dell’Udc: offrire visite gratuite ai meno abbienti...
Sulla sanità proponiamo una serie di interventi, con un occhio di riguardo ai meno abbienti. Ma non solo. Nei nostri programmi pensiamo anche ad altre categorie in difficoltà come gli ex tossici, le persone che escono dal carcere, i senzatetto, i rom...
Il movimento Rosa per l’Italia?
È un movimento che continua a vivere nell’Udc, e che ha come suo scopo principale quello di puntare alla buona politica.
Cosa differenzia la vecchia Dc dall’Udc?
L’Udc è in sostanza un soggetto politico nuovo che recupera parte della tradizione storica del cattolicesimo politico, da Sturzo a De Gasperi, da Moro a Rossetti, da Pastore a Donat Cattin, coinvolgente cattolici e laici liberal democratici.
Cosa ci racconta dell’ultimo libro di Rosy Bindi?
È un libro interessante perché pone alcune questioni sulla laicità che io condivido. Ma ci sono anche cose che non condivido, anche in virtù di background differenti.
Essendo di Milanoweb, chiudiamo con la nostra solita domanda: qual è l’angolo di Milano che preferisce?
Direi che il Duomo di Milano è l’angolo più noto, ma anche il più bello in assoluto. Quello dove si concentra l’idea di una città che da sempre fa la storia. Un altro luogo che mi dà emozione è in corrispondenza della Pietà del Rondinini, al Castello Sforzesco. Non mi stancherei mai di fermarmi lì col naso all'insù.

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