martedì 16 febbraio 2010

"La chiesa è per il mondo. Non vuole nulla per sé"

Severino Pagani, sacerdote milanese dal 1976, dopo anni di studi e d'insegnamento e un continuo contatto diretto con i giovani in vari contesti educativi, oggi è Vicario episcopale per la Pastorale giovanile e universitaria. Iniziamo, dunque, da questa realtà. Quali sono le principali proposte educative della diocesi per i giovani di età compresa fra i 18 e i 30 anni?
Le proposte sono moltissime e diversificate: alcune sono di natura più immediatamente spirituale, per chi vuole cercare un senso ultimo della sua vita in una prospettiva religiosa; altre sono volte a favorire la maturazione della dimensione umana dei giovani, sia per quanto riguarda la loro sfera affettiva, sia per ciò che concerne i loro interessi culturali. Le iniziative sono proposte a Milano, e in tutta la diocesi.
Appuntamenti imminenti?
Fra qualche settimana invitiamo tutti giovani, in particolare gli universitari, per tre sere di riflessione (22-23-24 febbraio, ore 21) presso la Basilica dei SS Apostoli, in corso di Porta Romana. Tutte le proposte di questo anno si possono ritrovare in un utile volumetto dal titolo Ti seguirò Signore, oppure sul sito www.chiesadimilano.it/giovani.
Riscontra delle differenze fra i giovani di oggi e quelli, per esempio, di trenta, quaranta anni fa?
Ci sono aspetti della giovinezza che sono sempre belli e sempre uguali. Ma anche altri che oggi sono assolutamente nuovi; per questo ogni confronto con il passato non serve a nulla. È cambiato il mondo e con esso i giovani. La nostra cultura è affascinante e ambigua, comunque rischiosa. Ogni rischio ha molti esiti possibili. I giovani hanno bisogno di non restare da soli: tocca agli adulti aiutarli a trasformare i rischi di decadenza in possibilità di vita autentica. E per questo c'è bisogno di molto lavoro.
L'adolescenza rimane comunque la fase più difficile e delicata da gestire per un educatore?
Oggi più che un’età, l’adolescenza è una qualità della vita: un educatore capace conosce linguaggi diversi e complementari con cui costruire relazioni significative e rassicuranti, che aiutino i giovani a passare dalla infinita possibilità di un’adolescenza perenne, verso stagioni mature e feconde della vita. Ogni età ha la sua bellezza, certamente il periodo della cosiddetta adolescenza richiede da parte dell’educatore molte risorse, una grande presenza e una vera capacità di ascolto. Ma i ragazzi crescono ed è molto bello accompagnarli.
In che modo il vangelo aiuta la crescita di un giovane?
Quando un giovane capisce che il vangelo è un dono per la sua vita e non una trappola dei preti, apre la mente e il cuore e cerca una forma di amore più disinteressata e lungimirante. Oggi è importante aiutare i giovani a non ripiegarsi su se stessi e neppure in un intimismo religioso senza carità, senza coraggio, senza politica. Oggi, comunque, molti giovani incominciano a capire e a smantellare antichi sospetti.
Durante una recente omelia in Duomo, il cardinale Tettamanzi ha parlato di “primavera sociale” e “gesti concreti di solidarietà”. Paradossalmente gli stessi temi affrontati anche da molti filosofi, economi e politologi... L’altro giorno, per esempio, un editoriale sul Corsera parlava dell’importanza di saper distinguere fra “il problema della distribuzione della ricchezza” e “il problema della creazione delle ricchezza”, considerazione ripresa, in qualche modo, anche dal Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno... Non trova curioso il fatto che per uscire dalla crisi vengano messi in risalto proprio i valori più importanti del cristianesimo?
Il cristianesimo è una grande scuola di umanità, non si propone per se stesso, ma per il bene reale di tutti. La chiesa è per il mondo. Non vuole nulla per sé.
Uno degli argomenti che tirano di più in questa società è il sesso. Ma la sessualità confida sempre meno nelle parole delle sacre scritture. Come si fa a far comprendere a un ragazzo l'unicità del suo corpo e la necessità di donarsi a una sola persona?
Chi è intelligente e riconciliato sa che il sesso non si può né divinizzare, né reprimere, né cancellare, ma soltanto guidare e umanizzare. Però, francamente, mi sembra che oggi non sia il sesso, in quanto tale, la questione più rilevante, come forse lo era negli anni Settanta del secolo scorso. Mi sembra che oggi la questione sia molto più ampia e molto più seria: si tratta di vedere come i ragazzi e i giovani possano vivere l’intera questione affettiva. Spesso il mondo adulto e la macchina economica hanno devastato questa straordinaria risorsa della vita. Molti giovani oggi incominciano a capirlo e lottano disperatamente tra il principio del piacere e il bisogno di un vero aiuto. Frequentemente, anche in questo caso, sono in cattiva compagnia: prima si esaltano e dopo soffrono, diventano confusi e non sanno più coltivare desideri grandi e amori duraturi.
Una massima?
Per citare Ricoeur, dovremmo passare dai maestri del sospetto, al sospetto sui maestri.
Milano è una delle città dove è più alto il numero di separazioni e divorzi. Sicché la società basata sull'uso e consumo che è andata affermandosi dal dopoguerra in poi, sembra oggi contraddistinguere sempre di più anche i sentimenti: un uomo e una donna s'incontrano, vivono insieme finché dura, e poi ognuno per la sua strada, senza tanti problemi. Cosa manca all'uomo moderno per poter vivere appieno l'amore di Cristo a livello di coppia?
Milano è una grande città, una bella città, piena di possibilità, ma anche di problemi. La crisi del matrimonio, civile o religioso merita di essere studiata con maggiore ampiezza nelle sue cause antropologiche, prima ancora che religiose. La convivenza, breve o duratura, va dunque studiata nelle motivazioni del suo nascere, del suo perdurare. Ci sono motivazioni psichiche ed economiche che non vanno sottovalutate. Ci vuole la fede, ma ci vuole anche la politica e l’economia per costruire l’amore. Per quanto riguarda la fede, il sacramento spesso non è il punto di partenza ma il punto di arrivo. Per quanto riguarda la politica e l’economia, invece, non bastano le analisi, ma ci vogliono risorse che aiutino a modificare eventi psichici e assetti esistenziali. Ci vuole la casa, il lavoro, una certa sicurezza, meno pretese futili, più responsabilità, disposizione al dono di sé, resistenza e integrazione relazionale…
C’è chi sostiene che la fede sia inversamente proporzionale al grado di acculturazione. Basti pensare al fatto che la stragrande maggioranza degli scienziati si definisce atea o agnostica e che molti studiosi di epoca romana affermano con imbarazzo che prove storiche ufficiali dell’esistenza di Gesù non ce ne sono. In sostanza diventa sempre più difficile accettare certi dogmi, così come ai tempi di Galileo divenne impossibile accettare che la Terra fosse al centro dell’universo. Uno di questi è quello relativo al cosiddetto “peccato originale” – come riportato perfino dal recente Compendio del catechismo della chiesa cattolica - definito un mistero che nessuno è in grado di spiegare. Come si pone la chiesa del 2010 davanti a questioni così importanti, ma teologicamente impossibili da risolvere?
L’ignoranza fa male a tutti e non fa bene a nessuno. Ci vorrebbe da un lato maggiore intelligenza scientifica e storica, e dall’altro una più approfondita intelligenza filosofica e teologica, per affrontare alcune questioni fondamentali dell’esistenza e della libertà umana. Questa intelligenza non si è sempre in grado di riscontrarla: oggi, spesso, la grande comunicazione – se pur in buona fede – sloganizza e banalizza le questioni. Un credente non teme mai né l’intelligenza, né la scienza, né la storia. Ma una persona veramente matura sa che non si può racchiudere tutto nell’orizzonte della ragione, a partire dall’amore, che è sempre di più di un pensiero e che conserva in sé un grande fascino di misteriosità e di dono.
Fra poco avremo le elezioni regionali. Cosa ne pensa della sfida Formigoni-Penati?
Fra poco avremo le elezioni… Da parte nostra cercheremo di arare più in profondità e di aspettare qualche frutto complessivo migliore. Anche quest’anno abbiamo in cantiere molte iniziative sull’educazione alla politica. Siamo in cerca di buoni esempi.

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