mercoledì 19 maggio 2010

"Oggi prevalgono gli interessi della 'ndrangheta"

Sono passati 18 anni dall'assassinio di Paolo Borsellino e ancora non si sa nulla di chi azionò il telecomando della strage… Perché ancora tanti misteri avvolgono l'uccisione del magistrato della mafia?
Perché nel 1992 le indagini furono fuorviate dall’invenzione del testimone oculare Scarantino, il quale soltanto nei mesi addietro ha rivelato di essersi inventato tutto. Gli inquirenti sbagliarono per incapacità professionale o per conto terzi?
Anche Spatuzza ammette di non sapere chi ha eseguito materialmente la strage…
E questo la dice lunga sull’accuratezza della preparazione.
Lei ha già realizzato molti altri volumi che parlano del possibile intreccio fra politica e mafia. Cosa l'ha spinta, in particolare, a occuparsi di Paolo Borsellino?
La sensazione che fin qui ci avessero raccontato una verità ufficiale che faceva acqua da ogni parte.
In realtà i primi rapporti fra mafia e politica risalgono alla fine dell'Ottocento…
E continuano tranquillamente…
Dove si trovava Alfio Caruso il 19 luglio del '92 e come reagì al nuovo attentato, di poco successivo a quello costato la vita a Giovanni Falcone?
Ero alla mia scrivania di vicedirettore della ‘Gazzetta dello Sport’. Le reazioni le ho raccontate in ‘Da Cosa nasce Cosa’.
Nel suo libro si comincia a parlare di Milano-mafia introducendo l'argomento Graviano. I due Graviano sono infatti i più decisi a intraprendere l'assassinio di Borsellino e hanno anche dei rapporti stretti con l'imprenditoria nazionale che prende quota propria dal capoluogo lombardo. Come andò la vicenda del gennaio '94 quando i due vennero ammanettati da Gigi il Cacciatore?
Nessuno degli altri ospiti del ristorante si accorse del fulmineo intervento delle forze dell’ordine.
Secondo un suo personale parere che fine ha fatto la fantomatica 'agenda rossa' di Borsellino?
È servita a ricattare un po’ d’insospettabili e a far compiere qualche carriera impensabile.
Dopo Falcone fu la volta di Borsellino. Il terzo giudici antimafia per eccellenza era Ayala. Non cominciò anche lui a sentirsi braccato?
Braccato lo era già da tempo, ma da due anni per sua fortuna stava in Parlamento eletto deputato con il partito repubblicano.
Arriviamo quindi a Marcello Dell'Utri, (la cui carriera spicca il volo nell'83 alla corte di Berlusconi), condannato a nove anni per associazione mafiosa. Lui parla di un complotto ai propri danni. Perché non sono verosimili le sue dichiarazioni?
Sul conto di Dell’Utri si sono accumulate tante e tali testimonianze di segno contrario da rendere verosimile la sua innocenza solo stabilendo che lui è la persona più sfortunata del geoide terrestre.
Lei nel suo libro parla spesso di 'Entità Esterna'. Come possiamo definirla in parole semplici?
Una congrega d’insospettabili altolocati.
"Milano ordina uccidete Borsellino" è fin troppo esplicito. L'assassinio di Falcone è voluto da Cosa Nostra e appoggiato dall'Entità Esterna; quello di Borsellino è ordito, invece, dall'Entità Esterna e appoggiato dalla mafia. Sono parole che mettono i brividi…
Purtroppo l’Italia è questa.
Chi è Gaetano Fidanzati?
Uno dei più importanti boss mafiosi tra il 1960 e il 2000.
I mafiosi approdano in Lombardia negli anni Sessanta e da lì non si sono più mossi. Oggi si può realmente parlare di 'capitale economica della mafia'?
Oggi prevalgono gli interessi della ‘ndrangheta.
È vero che Berlusconi assunse Mangano per tenere a bada i mafiosi che lo volevano rapire?
Se è falso, finora non sono riusciti a dimostrarlo.
"… là dove agisce il Grande Capitale, là dove ripuliscono tutti i solidi, là dove ogni patrimonio può essere investito e moltiplicato. In una parola, Milano. Una Milano che ancora alla fine del 2009 accoglieva e proteggeva boss del calibro di Fidanzati, di Martello, di Matranga". Da Milano, quindi, viene emessa la condanna a morte di Borsellino… Qual è la molla che fa scattare l'operazione mafiosa? Si parla dell'intervista rilasciata dal magistrato siciliano a due giornalisti transalpini…
Come spiega l’ignorata sentenza d’appello del ‘Borsellino bis’ (2002), il magistrato palermitano era intenzionatissimo a estendere le indagini su Milano e sul grande capitale.
Ci avviciniamo a Expo 2015 e molti temono le infiltrazioni mafiose. Come crede sia realmente possibile tenere a bada il fenomeno?
Basterebbe volerlo.

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