venerdì 29 aprile 2011

"A 14 anni si dimenticano dello sport"


Pierluigi Marzorati è un ex giocatore di basket, leggendaria bandiera della Pallacanestro Cantù, unica società nella quale ha militato. Nel suo palmares figurano due scudetti, due coppe campioni, 4 coppe Korac, 2 coppe intercontinentali e 4 coppe delle coppe. È l'unico giocatore di basket ad aver disputato incontri ufficiali in cinque differenti decenni: nel 2007 è tornato in campo a 54 anni per disputare una gara nel massimo campionato. Dall'anno scorso è presidente del CONI regionale della Lombardia.
Partiamo dalla seconda sconfitta consecutiva dell'Armani Milano. Possiamo già considerare finito l'effetto Peterson?
Direi di no. Credo che il problema delle ultime due sconfitte sia da ricondurre agli innesti che devono ancora essere metabolizzati. È un problema di riassemblamento, che si verifica sempre con l'arrivo di nuovi giocatori. La squadra è composta da atleti talentuosi che sicuramente sapranno riprendersi alla grande.
Cosa le piace del nuovo allenatore?
È un uomo che sa dare una grande carica, anche se adesso comincia ad avere una certa età. E la carica, la spinta emozionale, è tutto per un team sportivo. Se manca quella i risultati latitano.
Quando vedremo Marzorati allenatore?
(Ride). Non ho intenzioni serie in questo senso. Sono troppo preso nella mia attività di presidente del CONI.
Dal 26 luglio 2010 è, infatti, presidente del CONI regionale della Lombardia. Con che spirito affronta questa importante carica?
La affronto con serietà e concentrazione conscio del fatto di poter contare su uno staff molto preparato che mi sta dando una mano nel migliore dei modi.
Quali le squadre che le piacciono di più?
Non vorrei essere di parte ma Cantù sta giocando dell'ottimo basket. Così il Siena, la squadra da battere, Fabriano, Cremona...
Quali sono i miti sportivi di Marzorati?
Beh, diciamo che i miei tempi sono un po' passati. Ricordo soprattutto il mio allenatore, Carlo Recalcati, che mi ha trasmesso l'amore per questo sport e la volontà di affrontarlo con lo spirito giusto. Molti giocatori jugoslavi mi hanno influenzato, così come l'incredibile Magic Johnson che giocava nei Los Angeles Lakers.
Venendo al basket in Lombardia, cosa si può fare di più per Milano e la Regione?
Andare incontro ai giovani, con programmi di alfabetizzazione motoria, tesi a ripristinare l'importanza del ruolo sportivo nei più giovani. Quello che stiamo facendo.
Si è persa un po' questa consapevolezza?
Sicuramente. Una volta i ragazzi passavano ore e ore all'oratorio o in cortile a giocare, ora sono diventati molto più sedentari. A 14 anni si dimenticano dello sport.
Cosa preferiscono fare?
Giocare alla playstation o collegarsi ai social network, argomenti che non vanno demonizzati ma solo contestualizzati, tenendo presente che lo sport è importante sotto ogni punto di vista.
Qual è la situazione degli impianti?
Non bella. Molti sono obsoleti. Stiamo, però, lavorando per riqualificare varie strutture, puntando anche sulle energie alternative.
Lei è detentore di un record, essendo il primo giocatore di basket ad aver disputato incontri ufficiali in cinque differenti decenni.
È una soddisfazione grande che mi porto nel cuore, ma i record sono fatti per essere battuti. Il mio risultato è anche frutto dei tanti compagni che mi hanno affiancato, della loro pazienza e bravura.
Perché il basket non ha successo come il calcio?
Perché gli investimenti sono diversi. E manca la mentalità. Oggi ogni cosa è dominata dal calcio, il tifo è soprattutto calcistico, le strutture più importanti. In ogni caso non è la quantità che conta, ma la qualità.