mercoledì 30 giugno 2010

"Non solo Milano capitale dell’economia, ma anche città d’arte e di cultura"

Max Orsatti
Massimiliano Orsatti, veterano della politica locale, è appena passato al Pirellone. Lo incontriamo una fresca serata di giugno. Quali le aspettative per il nuovo incarico?
Mi aspetto un’ulteriore crescita professionale, dopo 4 anni di “esecutivo” ora mi occuperò di “legislativo” e non solamente per la città di Milano, che avrà inevitabilmente un occhio di riguardo particolare, ma per tutta la Regione Lombardia. Proporre leggi che abbiano come obiettivo quello di migliorare la qualità della vita e dei servizi, già molto competitivi peraltro, della Lombardia è molto stimolante.
In cosa consisterà il suo "impegno in Consiglio regionale"?
Sono stato eletto Vice Presidente della IV commissione permanente che si occupa di attività produttive, lavoro, commercio e turismo. Inoltre sono commissario nella VII commissione che si occupa di cultura, sport, giovani e tempo libero.
Chi prenderà il suo posto in Comune?
Il mio posto in Comune è stato già preso dal collega Alessandro Morelli; ho rassegnato le dimissioni abbondantemente in anticipo rispetto alla notifica di incompatibilità, concretizzando alla prima occasione utile la mia contrarietà ai doppi incarichi.
Cosa le lascia di bello l'esperienza a Palazzo Marino?
L’immagine più nitida è la vittoria di EXPO 2015 in quella magica giornata di Parigi il 31 marzo 2008, inoltre i tanti progetti (il Nuovo Portale del Turismo www.turismo.milano.it e la Tourist Card ad esempio) e le tante iniziative legate alle mie deleghe (gli spettacoli in Piazza Duomo, da Giovanni Allevi a Roberto Bolle, da Antonella Ruggiero ad Arturo Brachetti oltre alla capillare azione di rilancio della milanesità, anche linguistica; infine la rinascita del Festival della Canzone per Bambini Ambrogino d’Oro, la cui ultima edizione milanese era datata 1984 e che l’8 dicembre 2009 ha portato al Palasharp oltre 7mila persone).
Come sta andando l'iniziativa "La Milano delle Indimenticabili"?
La risposta dei milanesi è stata positiva, come del resto è stata molto numerosa la partecipazione agli altri tredici percorsi del progetto 100milano (http://www.100milano.com/).
Alle ultime elezioni ha preso 1646 voti. Come commenta questo importante risultato?
Tante persone che hanno riposto in me la loro fiducia, ne sono orgoglioso e farò del mio meglio per non deludere le loro aspettative.
Recentemente ha dichiarato che "l'occasione di Expo Shanghai consente di far conoscere e presentare una Milano fuori dai luoghi comuni". Ci può fare qualche esempio?
Non solo Milano capitale dell’economia, ma anche città d’arte e di cultura. Una Milano traghettata lontano dagli stereotipi insomma, attraverso una massiccia azione di marketing a livello nazionale e internazionale.
Lo scorso anno il turismo milanese ha ottenuto un +7% rispetto all'anno prima. Cosa accadrà quest'anno?
Quest’anno è probabile che la crisi internazionale si faccia sentire, auspico quanto meno il mantenimento dei numeri del 2009.
Come ci stiamo preparando a Expo 2015?
Con grande impegno e con qualche difficoltà procedurale, sperando che non vi siano ulteriori tagli al bilancio della società di gestione.
Che tipo è Renzo Bossi, detto "la trota"?
Un ragazzo umile e determinato, la prima mozione della Lega approvata nella IX legislatura ha proprio lui come primo firmatario e relatore.
A Vanity Fair ha detto che "il tricolore identifica un sentimento di cinquant'anni fa". Anche lei di questo avviso?
Sicuramente è un sentimento che viene espresso prevalentemente in occasioni preconfezionate e spesso lontane dalle reali esigenze dei cittadini (feste e ricorrenze o partite della nazionale di calcio).
Qualche domanda botta e risposta… Le piace di più il risotto giallo o la cotoletta alla milanese?
Non rinuncio al primo e al secondo e ci aggiungo il Panettone come dolce meneghino.
I Gufi o Elio & Le Storie tese?
Entrambi ma in momenti diversi.
Manzoni o Marinetti?
Manzoni.
Milan o Inter?
Juventus tutta la vita.
Chi vincerà i mondiali?
L’ Argentina nonostante l’allenatore.

mercoledì 23 giugno 2010

MARCOS Y MARCOS: Twenty Questions


In che anno nasce la vostra casa editrice?
Nel 1981, quindi l’anno prossimo compiamo 30 anni.
Quanti libri pubblicate ogni anno?
13 titoli di narrativa, 1 di poesia, 4 saggi.
Narrativa straniera o italiana?
10 titoli di narrativa straniera, e 3 di italiana.
Poesia?
Normalmente, un titolo di poesia all’anno, alternando un poeta italiano a un poeta straniero. Quest’anno pubblichiamo per esempio il nuovo libro di Fabio Pusterla, e la celebre potessa cilena Gabriela Mistral, che vinse il Premio Nobel. E, ogni due anni, nella collana Testo a Fronte, proponiamo un’antologia di poeti esordienti italiani.
La prossima pubblicazione?
Fulvio Ervas, "Finché c’è prosecco, c’è speranza". Un autore su cui puntiamo particolarmente. Capace di raccontare in modo spiritoso i problemi e le contraddizioni del Nord-est, ma anche di proporre con eleganza tematiche ecologiche e tecnologiche.
Cosa ne pensate del fatto che ci siano case editrici che arrivano a chiedere fino a 8mila euro per pubblicare un esordiente dopo averlo paragonato a Faulkner e Hemingway?
Siamo ovviamente contrari, ci sembra una forma assurda di sfruttamento del desiderio di pubblicare. Un vero editore scommette economicamente su un autore, perché è convinto che abbia un valore e quindi più che spennarlo, investe su di lui. Altrimenti, più che un editore è un avido tipografo.
Quanti manoscritti vi arrivano ogni anno?
Circa 1.200 (milleduecento): e nonostante ci siano pochissimi testi davvero interessanti, siamo convinti che da lì, un giorno, spunterà un romanzo splendido.
In che percentuale la proposta di uno scrittore sconosciuto trova la via della pubblicazione?
Il fatto che sia sconosciuto non è mai, nel nostro caso, una pregiudiziale negativa. Il punto è solamente: questo testo racconta davvero una storia, mette in scena personaggi, dispone di un stile che possono interessare persone con gusti diversi dai parenti di chi lo ha scritto?
In che percentuale il lavoro di un editor influisce sul prodotto finale?
Moltissimo, il lavoro di editing è estremamente importante. Soprattutto il rapporto fra autore e editor, un rapporto basato sulla fiducia, sullo scambio aperto e cooperativo, è fondamentale.
Quante copie prevede la prima tiratura di un nuovo testo?
In media, 3.000 copie, se si tratta di un autore che pubblichiamo per la prima volta. Altrimenti, si sale anche a 4.000 copie. Nel caso degli autori più affermati, come Cristiano Cavina, di cui ricordiamo "I frutti dimenticati", candidato l’anno scorso al Premio Strega, o Michael Zadoorian, autore di "In viaggio contromano", la prima edizione è di 10.000 copie.
Avete provato a bocciare una proposta che poi, con un altro editore, si è rivelata un successo?
Fino ad oggi non è mai successo, ma se anche accadesse, non ce la prenderemmo.
Potete dire il libro che vi è piaciuto di più, fra gli ultimi letti, non pubblicato però dalla vostra casa editrice?
Paolo Nori - "I malcontenti", appena pubblicato da Einaudi
In generale, i tre libri della vita…
Balzac: "Le illusioni perdute" - Yourcenar, "Memorie di Adriano" - Dostoevskj, "I fratelli Karamazov".
E i tre dischi…
Stravinsky, "Sacre du Printemps" - Miles Davis, "Kind of Blue" - Radiohead, "Hail To The Thief".
Quando avremo anche a Milano il salone del libro 'alla torinese'?
Ormai è troppo tardi per pensare a una iniziativa analoga a quella di Torino, e aggiungiamo che anche la Fiera dell’editoria indipendente di Roma è molto importante. Di festival e fiere del libro ce ne sono ormai milioni. In futuro, Milano dovrebbe offrire nuove occasione per promuovere la lettura, che è la cosa più importante. Sulla promozione della lettura ci sono ancora parecchi buchi da colmare.
E adesso qualche domanda di carattere generale… Cosa ne pensate del fatto che Economist abbia definito il nuovo decennio appena iniziato "debtcade", cioè dei debiti?
In realtà, questa definizione ci pare più calzante per il decennio precedente. L’economia è stata drogata dalla finanziarizzazione del mondo. Questa sarà una decade durissima, perché occorrerà ritrovare nuovi equilibri fra debiti e crediti. Fra economia reale e economia virtuale, un’economia troppo basata sulla rapidità con cui si spostano i soldi, anziché sulla creazione di cose che hanno un reale valore. Una delle frasi più abusate nel mondo della “finanza”, negli anni scorsi, è stata “creare valore”. Una vera e propria fandonia!
Come vivrebbe l'uomo se i suoi livelli di serotonina fossero tarati a un livello maggiore?
Probabilmente vivrebbe immerso nei libri. No, scherziamo. Ci sembra una domanda davvero difficile, è sempre difficile giocare a “come sarebbe se”...
Un voto alla televisione italiana…
Davvero un grande testimone e un grande produttore di omologazione e volgarità.
A Vladivostok ci sono le spiagge?
Penso di sì, ma non sappiamo se siano in condizioni migliori o peggiori delle spiagge di Taranto.
Qual è l'angolo milanese che vi affascina di più?
L’interno dell’accademia di Brera. Si tratta di un luogo magico per parecchi motivi. Una specie di cittadella ricca di cose molto diverse. C’è la Pinacoteca, piena di bei quadri nonostante le migliaia di tele relegate in cantina. C’è l’Accademia, con tutte quelle aule grandi e misteriose, piene di materiali manipolati dai giovani. C’è l’Orto Botanico, un giardino che emana profumi impensabili nel centro di una metropoli. C’è l’antichissimo Osservatorio, una finestra su cose molto distanti. C’è la Biblioteca Braidense, una delle più belle ed eleganti al mondo. Ci sono vialetti e angoli dove meditare.… davvero un luogo infinito. Borges non aveva idea di che meraviglia fosse Brera.

lunedì 21 giugno 2010

"La pace si ottiene anche imparando a ridere di noi stessi"


Buongiorno Davide, iniziamo commentando questa sua nuova carica, quella di portavoce della sinagoga milanese Beth Shlomo…
Sono un ebreo laico, e proprio per questo sono doppiamente onorato di questa nomina. È una conferma di come certi confini culturali e mentali – come quelli tra laici e religiosi – vadano e possano essere abbattuti. È tempo di smettere di (s)ragionare con i muri davanti agli occhi, se no non vedremo mai lontano... e poi non vedevo l'ora di avere una sinagoga in cui non andare...
Come sono andate, in generale, le elezioni per il rinnovo del Consiglio della Comunità?
Il tempio Beth Shlomo non ha preso posizioni al riguardo. Personalmente la vedo così: le grosse questioni su cui si è votato erano da un lato il bilancio gravemente in rosso della comunità, e dall'altro su una visione più o meno laica. Diciamo che ha perso chi puntava anche sul rosso di bilancio pur di investire in attività socio-culturali, mentre ha vinto chi ha proposto innanzitutto rigore di bilancio, anche a costo di dolorosi sacrifici. I secondi inoltre offrivano anche una visione più laica, anche se priva di contrapposizioni con il mondo religioso.
Nonostante il nuovo impegno, continuerà ancora a essere il presidente nazionale dell'Unione giovani ebrei italiani e segretario dell'associazione Amici Di Israele?
Uno dei motivi per cui ho accettato la carica di portavoce del tempio Beth Shlomo è quello della lotta al razzismo ed all'antisemitismo: una bestia che purtroppo periodicamente rialza la testa (basti pensare alle ultime elezioni politiche in Ungheria). Ma resterò anche segretario dell'associazione Amici Di Israele per combattere l'altro lato della discriminazione: quella contro lo Stato ebraico. Uno dei più discriminati dai fanatici (religiosi e politici) del mondo, nonostante sia una democrazia e faccia innumerevolmente meno errori di altri. Il recente boicottaggio anti-israeliano delle Coop ne è un fulgido esempio: esistono stati che attuano genocidi, incarcerano dissidenti, commerciano in organi, ma a essere boicottato è sempre e solo lo Stato degli ebrei.
Il 2 maggio presso i Giardini della Guastalla avete festeggiato il 62esimo compleanno della costituzione dello stato d'Israele. Come vivete da Milano i conflitti che continuano a perpetuarsi in medio oriente?
Dico sempre che a litigare sono già molto bravi in Medio Oriente, qui sarebbe meglio che ci impegnassimo in qualcosa di diverso e propositivo. Non serve a nulla riproporre le stesse contrapposizioni (vedi caso Coop). Per questo ho stilato nel 2002 il primo documento comune tra le tre religioni di Abramo, difendo il diritto alla libertà di culto per tutti nella sicurezza, e abbiamo tra i soci di Amici Di Israele diversi musulmani.
Arriverà mai la pace fra israeliani e palestinesi?
Non se sarà un patto tra vertici. Deve nascere dal basso, con tante iniziative comuni incoraggiate anche dai capi politici. Le condizioni indispensabili per una pace vera sono: zittire le voci dell'odio (no ai libri e ai programmi tv che incitano i bambini palestinesi a uccidere ebrei), costruire uno stato palestinese democratico e autorevole e far crescere il benessere economico e gli interscambi commerciali. E poi basta prendersi troppo sul serio. La pace si ottiene anche imparando a ridere di se stessi.
Quanti sono gli ebrei a Milano?
Sono settemila gli iscritti alla Comunità Ebraica, poi ci sono quelli che noi chiamiamo "ebrei lontani": quelli meno coinvolti nelle attività ma che mantengono un'identità ebraica. Ci sono poi altri tipi di ebraismo che stanno sorgendo, come i "progressivi" che sono molto "liberal" sui temi etici, come quelli del matrimonio omosessuale.
Fra i cattolici la percentuale di praticanti è assai esigua. Succede la stessa cosa anche fra gli esponenti della comunità ebraica?
Se parliamo di frequenza nei luoghi religiosa la percentuale è certamente superiore, almeno doppia, rispetto ai cattolici. Riguardo invece all'osservanza delle regole (come non mangiare maiale o riposare il sabato), siamo ancora più osservanti. Ma attenzione: l'ebraismo non è solo religione, ma anche popolo, per cui è frequente che un ebreo non credente rispetti comunque le regole ebraiche.
Quali sono i vostri rapporti con Tettamanzi?
Con Tettamanzi in particolare, devo dire che c'è un eccellente dialogo, così come con il suo predecessore Cardinale Martini, che ha aperto la strada in tal senso. L'importante è capire che siamo entrambi figli della Toràh (i primi cinque libri della Bibbia) e dei suoi precetti che, come disse lo stesso Tettamanzi, sia gli ebrei che Gesù (anche lui ebreo osservante) si proponevano di seguire.
E con gli imam delle moschee meneghine?
I rapporti sono eccellenti o assenti a seconda dei vari imam e del loro modo di intendere il dialogo.
Qual è l'origine del tempio di Beth?
Il tempio Beth Shlomo è l’erede della Sinagoga di Ferramonti (Cosenza), costituita in un campo di internamento durante il fascismo. Poi trasportata a Milano dagli Alleati per divenire primo punto di riferimento della città per gli ebrei sopravvissuti alla Shoah. Da qui ha preso il nome di She’erith Haplità (il resto dei sopravvissuti), proprio in nome della sua tragica storia.
Qualcuno sostiene che gli ebrei stiano facendo ai palestinesi ciò che loro hanno subito col nazismo. Come vi difendete da queste affermazioni?
Chi dice questo fa due errori gravi: demonizza Israele da un lato, e dall'altro banalizza l'orrore nazista. Sia chiaro: la critica ad Israele è legittima - visto che di errori ne fa - quello che è inaccettabile è dipingerlo come una dittatura, visto che peraltro è l'unica democrazia mediorientale ed il paese dell'area dove gli arabi godono di maggiori diritti. Il paragone nazista poi, è pericoloso. Parafrasando Sciascia: se tutto è nazismo, niente è nazismo.
Si parla di diversi riti ebraici: italiano, sefardita, sefardita-orientale, askenazita. Ci può spiegare in breve le differenze?
I libri sacri sono gli stessi, quello che cambia sono gli accenti con cui si leggono e le melodie con cui si intonano alcune preghiere. Semplificando: nelle sinagoghe di rito askenazita (originario dell'Europa centro-orientale) la parola Israele si legge Isroel, in quelle sefardite (di origine spagnola prima e araba poi) Israel. Ma tutti pregano rivolti verso Gerusalemme.
Cosa deve fare un cristiano per convertirsi all'ebraismo?
Deve rivolgersi a un rabbino, iniziare a rispettare le regole ebraiche, e cominciare a studiare, studiare, studiare. La conversione può durare anni, dipende da persona a persona. Non c'è un percorso definito. La conversione all'ebraismo Progressive - che negli USA è molto diffuso - è invece assai meno complicata.
È vero che la celebre ballata della Resistenza italiana, "Bella ciao", deriva da un'antica melodia yiddish?
Vero. Non è proprio uguale, ma le assomiglia molto. Non è stato certo Michael Jackson il primo a copiare Al Bano... Sentite voi stessi: http://myspace.vtap.com/video/Bella+ciao+-+l%2527origine+yiddish+della+melodia/CL0173863083_4b5deae0_V0lLSTg4MzQzOH5pbjo1fnE6YnJ-Ync6V0lLSTg4MzQzOA
Hanno la bomba atomica Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, Pakistan, India, Sud Africa e Israele. Perché all'Iran non è concesso averla?
In primo luogo, perché è una nazione aggressiva guidata da fanatici religiosi. C'è differenza tra dare il porto d'armi a una persona tranquilla o a uno squilibrato, no? In secondo luogo perché - al di là della propaganda - i primi a temere un Iran nucleare sono i paese arabi. Se l'Iran dovesse ottenere l'arma nucleare, a quel punto la vorrebbero a cascata tutti gli altri: Arabia Saudita, Egitto, Libia, ecc. E a quel punto altro che il disarmo nucleare voluto da Obama... La controprova è nel fatto che finché ce l'ha avuta Israele, nessuno si è preoccupato. Oggi invece, tra i governi arabi c'è il terrore.
D'accodo con Baremboim quando dice che "davanti a una sinfonia di Mozart siamo tutti uguali. E forse migliori"?
Adoro il maestro Barenboim, e mi piacerebbe fosse così. Ma Mozart era ascoltatissimo anche nella Germania nazista. Quello che conta non è la musica che sentiamo, ma quella che suona il nostro cuore.
Come spiega il fatto che fra i Nobel, la percentuale di ebrei, è nettamente più alta rispetto ad altri popoli?
Una barzelletta ebraica dice: perché tanti ebrei suonano il violino? Hai mai provato a scappare con un pianoforte? Fuor di battuta, gli ebrei sono il popolo del libro. Da noi la cultura è un valore da millenni. Altri hanno preferito la spada e le conquiste. Purtroppo questo ci ha molto sfavorito nello sport, dove siamo delle vere schiappe...
Il suo angolo preferito di Milano…
Amo passeggiare nelle vie dello shopping e nei polmoni verdi come il Parco Nord e il Forlanini. Sbirciare i fenicotteri rosa dietro a Corso Venezia, e infilarmi nei cinema e nei teatri milanesi: una fortuna che non ci rendiamo conto di avere. Anche se un tramonto rosso guardando la madunina (una mia correligionaria di duemila anni fa) mi fa sempre un effetto particolare...

mercoledì 9 giugno 2010

"Perché Bossi l’è una gran brava persuna e me senti che me ghè voeuri ben…"

Buongiorno assessore, iniziamo con il maltempo di questi giorni. S'è parlato di un vero e proprio flagello per l'agricoltura lombarda. Ci può fare il punto della situazione?
La calamità – in base a quanto prevede la legge – si è chiusa per noi ufficialmente mercoledì 19. Stiamo effettuando una ricognizione provincia per provincia per la costatazione e la stima dei danni, che si completerà entro massimo due settimane e tenendo in grande considerazione i segnali che ci arrivano dal territorio e dalle imprese; sul tema mi sono confrontato la scorsa settimana con gli assessori provinciali alla partita e sono stato da loro rassicurato circa una situazione sotto controllo. Trattandosi di una valutazione in corso di approfondimento, attendo di avere una relazione puntuale e definitiva a breve dagli uffici regionali.
Gli esperti, peraltro, prevedono un'estate più calda del normale. Quando verrà il tempo di fare i conti come potrà essere giudicata l'annata 2010?
Sappiamo bene che forti alternanze di temperature, soprattutto se protratte nel tempo, non sono certo un vantaggio per le colture. Detto questo mi riservo di vedere se le previsioni meteo saranno rispettate, prima di fare una valutazione.
Giulio De Capitani arriva a essere assessore all'Agricoltura dopo aver vestito il ruolo di presidente del Consiglio regionale… Quali sono i punti sui quali intende procedere nel suo lavoro?
Una delle battaglie già intraprese in Consiglio che intendo continuare a condurre è senza dubbio quella contro la burocrazia: le imprese agricole, come del resto tutto il mondo produttivo lombardo, merita di essere sgravato da una serie di procedure che rallentano il lavoro e procurano solo perdite di tempo e di energia, oltre che inutili aggravi di spesa. Anche per questo saluto con favore l’istituzione, nella nuova Giunta regionale, di un assessorato alla Semplificazione.
Quali sono le priorità della regione Lombardia?
Il lavoro, innanzitutto, il sostegno alle imprese e all’economia, ma anche la famiglia e lo snellimento delle procedure, come detto. Sopra tutto questo sta, evidentemente, il federalismo – con priorità a quello fiscale – senza il quale anche la nostra pur virtuosa Lombardia rischia di essere molto meno competitiva, soprattutto a livello internazionale.
In questi giorni ha parlato d'indennità compensative relative a quasi 4mila richieste presentate dagli agricoltori nel 2009…
Si tratta delle quote previste a sostegno dell’agricoltura di montagna, dove la manutenzione del terreno in buone condizioni implica continui interventi: circa 4mila richieste per il 2009, per uno stanziamento di 8 milioni e mezzo di euro, che stiamo erogando in queste settimane. Il ritardo, pur di pochi mesi, non si ripeterà: le richieste avanzate per il 2010 saranno senz’altro evase entro la fine dell’anno.
Oggi come possiamo definire l'agricoltura regionale?
Intanto è il pilastro su cui poggia buona parte dell’economia lombarda, tenendo conto che la Lombardia è la prima regione agricola del Paese, ma è anche uno dei principali settori attraverso cui valorizzare l’identità regionale. I prodotti parlano la lingua dei territori da cui provengono, tutelarne le specificità significa agire direttamente sul patrimonio culturale delle comunità.
Si possono fare delle differenze - in meglio e in peggio - rispetto ad altre regioni?
In generale mi sento di poter dire che tra i nostri punti di forza c’è quello di associare prodotti che hanno una veste più “industriale” e altri un po’ più “di nicchia” e questo è possibile grazie ai tre diversi macro ambienti di cui il nostro territorio è ricco: pianura, collina e montagna, ciascuno con le proprie specificità agricole. Come criticità individuo la sfida di riuscire a tutelare ancora meglio i nostri preziosi terreni agricoli.
Si parla spesso di effetto serra e di tropicalizzazione degli habitat. Ci sono colture che, provenienti da altre latitudini, oggi hanno "attecchito" anche in Lombardia?
Per ora mi risultano solo nicchie di produzione di cavolo cinese e peperoncino piccante, ma il territorio della Lombardia è straordinariamente eterogeneo e, se in futuro dovessero essere introdotte nuove colture, esse rappresenterebbero un ulteriore elemento competitivo a disposizione del nostro tessuto imprenditoriale agricolo, costituito da aziende professionalmente preparate e attente alle opportunità di innovazione.
Qualchedün l'è leghista perché l'è natif de Casan Magnagh. Lei perché è leghista?
Perché prima, ma taant prima me seri vergòtt d’alter ma seri mia tant cuntent; perché me so cunvint che la Padania magari adess la và pian ma de sicüür la riva luntan; perché Bossi l’è una gran brava persuna e me senti che me ghè voeuri ben… Quando ho interpretato il testo di Gaber in chiave leghista ammetto di avere in parte adattato il testo a quello che penso sia il sentire comune della gente della Lega; è un testo lungo – e avrei potuto continuare – perché sono tante, tantissime le ragioni per cui sempre più persone si sono avvicinate al nostro progetto politico e culturale.
Contento degli ultimi risultati elettorali?
Naturalmente sì e non certamente perché mi ha consentito di avere l’onore di poter guidare un settore così strategico per la nostra Regione: piuttosto perché trovo che sia stata riconosciuta e premiata la serietà di un progetto, quello federalista, che la Lega ha avuto la forza di proporre nel panorama nazionale più di vent’anni fa, prima di tutti e – allora – contro tutti. Un progetto che ogni giorno, con responsabilità, molti uomini e donne della Lega onorano con il loro impegno a diverso titolo sul territorio, tra e per la gente.
Perché la sinistra non vince e non convince?
Perché privilegia la demagogia ideologizzata rispetto al contatto con i veri problemi dei cittadini.
Contano di più i battage pubblicitari a favore di questo o di quell'altro esponente politico o i programmi?
Per noi assolutamente e solo i programmi e così è anche per chi non si occupa direttamente di politica: lo dimostra anche la recente risposta elettorale.
Qual è l'angolo lombardo che preferisce?
La punta di Bellagio sul lago di Como-Lecco.
E quello milanese?
Il castello sforzesco e le sue adiacenti pertinenze.

"I legami tra i nostri Paesi hanno radici antiche"

48 anni, sposato con tre figli, Clavarino è direttore regionale della ditta di intermediazione "Aon Southern Europe", con sede principale a Milano. La ditta Aon Grieg in Norvegia fa parte di questo gruppo. Per gli appassionati di calcio possiamo ricordare che la Aon è lo sponsor principale del Machester United.
Buongiorno console, innanzitutto grazie per averci ricevuto. Iniziamo dall'argomento del giorno: la tre giorni della rassegna "Norweek 010", programmata a partire dal 24 maggio. Come si è arrivati a questo appuntamento?
L'idea nasce da un desiderio di collaborazione tra le Istituzioni norvegesi - ambasciata, consolato, ufficio norvegese per il Commercio e il Turismo (Innovation Norway) - e il comune di Milano. Lo scopo è offrire ai milanesi l'opportunità di conoscere meglio la Norvegia e di apprezzarne non solo i paesaggi naturalistici, ma anche gli aspetti, culturali, sociali, ecc. che ne fanno un Paese moderno e all'avanguardia. Altro scopo è quello di confrontarsi su temi di grande attualità (pari opportunità, energia e ambiente...) comparando le rispettive esperienze e cercando soluzioni comuni a problemi comuni.
La manifestazione è stata ideata per sottolineare gli inaspettati legami fra la cultura e la "filosofia" italiana e norvegese. Cosa hanno in comune italiani e norvegesi?
I legami tra i nostri due Paesi hanno radici antiche, inizialmente legate al commercio dello stoccafisso, già in era vichinga. Vi sono reperti archeologici che testimoniano contatti anche con l'Impero Romano. Tali contatti si sono poi intensificati e i luoghi e le aree di incontro si sono moltiplicati con scambi commerciali, culturali e viaggi sempre più frequenti. Sicuramente la curiosità e la voglia di conoscere altre culture ci accomuna.
Quali sono gli appuntamenti clou della rassegna?
Di grande interesse, per le tematiche trattate, ci sono il seminario sulle pari opportunità, quello sull'energia e l'ambiente e la mostra di Marian Heyerdahl. Entrambi i seminari puntano a stimolare lo scambio di idee e di esperienze tra relatori italiani e norvegesi su questi due temi di grande attualità e rilievo. La mostra scultorea di Marian Heyerdahl è, invece, portatrice di un forte messaggio sempre collegato al tema della donna. A tutti questi appuntamenti sarà presente il vice presidente del Consiglio dei Ministri norvegese Karl Eirik Schjøtt-Pedersen.
Per l'immaginario collettivo italiano la Norvegia è una terra affascinante, caratterizzata da paesaggi infiniti di pinacee e disseminata di caratteristici laghetti. Cosa proporrà la mostra fotografica "Norwey Powered by Nature"?
Il punto di partenza della mostra è lo sguardo degli italiani sulla Norvegia. Per questo motivo sono state scelte solo foto scattate da alcuni fra i migliori fotografi di viaggio italiani. Si tratta di 28 immagini con soggetti famosi (Isole Svalbard, isole Lofoten, Capo Nord, ecc.) che hanno incantato gli autori delle foto. Il titolo della mostra "Norway Powered by Nature" è stato scelto proprio per sottolineare l'importanza della natura e dei paesaggi e la grande forza e suggestione che questi esercitano sull'osservatore.
Grande attenzione verrà data alle donne: a Palazzo Marino ci sarà un seminario sulla donna e al Castello Sforzesco una mostra dal titolo "Donne di Terracotta"…
Il ruolo della donna subisce ancora forti condizionamenti legati a un retaggio culturale che spesso tende a sminuire la figura femminile. Ed è un peccato, perché le donne rappresentano un potenziale per la crescita economica di un Paese. Il seminario pone la questione in questa nuova ottica: la parità tra i sessi è una risorsa per la società e può costituire uno dei principali vantaggi competitivi delle economie moderne.
Possono queste economie permettersi di non sfruttare pienamente la risorsa femminile?
L'affermazione delle donne è uno dei punti di forza della società norvegese ma neanche la Norvegia ha ancora raggiunto l'obiettivo. Con la mostra "Donne di Terracotta", l'artista Marian Heyerdahl rielabora i guerrieri di terracotta cinesi in chiave femminile: sono donne che mostrano le infelicità prodotte dalle guerre. Ciascuna statua racconta una storia che è anche una riflessione filosofica sul senso della vita. L'identità femminile è fragilità e allo stesso tempo forza, malleabilità, proprio come il materiale, la terracotta, di cui le statue sono fatte.
Qualche giorno fa abbiamo intervistato l'unico assessore donna presente in Regione. Com'è la situazione quote-rosa in Norvegia?
Le donne in Norvegia hanno saputo guadagnarsi posizione e influenza nella sfera politica. Già negli anni '70 venne adottato per la prima volta un sistema di quote rosa all'interno del Partito Socialista e del Partito Liberale. Un sistema di quote fu anche introdotto nelle commissioni, nei comitati e nei consigli pubblici. Il primo governo con un numero record di ministri donne fu quello dell'allora Primo Ministro Gro Harlem Brundtland, nel 1986. Nella sfera aziendale, è stata introdotta una legge sulla partecipazione femminile nei Consigli d'Amministrazione delle società di proprietà dello Stato. In base a queste normative, già entrate in vigore dal 1 gennaio 2004, almeno il 40% dei membri del CDA deve essere composto da donne. In occasione del seminario sulle Pari Opportunità si parlerà anche di questi anni di esperienza.
Parlando di paesi scandinavi si finisce sempre per incrociare l'argomento "sviluppo sostenibile". Cosa porta la Norvegia a valutare continuamente (molto più di altre nazioni) stratagemmi per muoversi a favore dell'ambiente?
Contribuire a dare sempre più visibilità alla Norvegia e utilizzare i miei contatti a livello locale per promuovere scambi, collaborazione e punti di contatto tra i nostri due Paesi.
Per un italiano che volesse avvicinarsi alla letteratura norvegese… da quali testi "sacri" dovrebbe iniziare? Da noi si sono per esempio Alessandro Manzoni e Luigi Pirandello…
Sicuramente Henrik Ibsen, ma anche Knut Hamsun, Bjørnstjerne Bjørnson, Sigrid Undset.

mercoledì 2 giugno 2010

"Penso che alla sinistra manchi oggi il senso della realtà"

Protezione civile, polizia locale, sicurezza. Su quali di questi argomenti si concentreranno gli sforzi iniziali dell’assessore Romano La Russa?
Gli sforzi iniziali è fuori di dubbio si stanno concentrando per forza di causa maggiore sulla protezione civile. È da quando ho ricevuto le deleghe che non smette di piovere sul nostro territorio. A parte le ironie e le coincidenze tale inizio mi ha permesso di tastare con mano l’efficienza e le molteplici capacità della protezione civile lombarda, siano essi tecnici o volontari.
Per ciò che riguarda, invece, la sicurezza, come intende risolvere definitivamente la “polveriera” di via Padova?
Credo che le ordinanze messe in campo dal vice sindaco di Milano Riccardo De Corato servano ad agevolare il difficile compito di controllo del territorio da parte delle forze di polizia. Non è una punizione nei riguardi di qualcuno. Lo scopo è offrire regole certe sia ai commercianti della zona sia ai cittadini, i quali troppe volte hanno visto soprafatta la propria libertà di muoversi nel proprio quartiere. Va da sé che il rispetto delle norme non possa prescindere anche dalle unità di polizia assegnate al territorio. Di questo il ministro Maroni dovrebbe esserne a conoscenza e provvedere di conseguenza.
Quali sono le altre zone calde di Milano?
Le zone di Milano con potenziali problemi simili a quelli di via Padova sono certamente quelle più periferiche: Corvetto, Via Imbonati, Quarto Oggiaro, Gratosoglio. Questo però non deve ridurre l’attenzione solo alla singola zona o addirittura via o piazza perché il controllo del territorio deve essere globale, episodi di violenza, di degrado e più in generale di delinquenza comune, si verificano anche sui mezzi pubblici soprattutto quelli che interessano le suddette zone: penso alla cosiddetta circolare esterna, la linea 90/91 che collegando tutte le periferie della metropoli spesso è stata luogo di episodi spiacevoli.
Cosa manca alla sinistra di oggi?
Sarebbe facile dire una leadership. Ma credo fortemente che ogni singola persona debba essere portatrice di idee. Di conseguenza penso che alla sinistra manchi oggi il senso della realtà. Parlano di un paese che non esiste, discutono di un paese che è fatto diversamente da come loro lo desidererebbero. Non ci vuole tanto a capire che ai cittadini non interessano le forzature tematiche dettate dai giornali. È un male quando un partito si lascia dettare la linea politica dai direttori di giornale. Insomma l’antiberlusconismo è stato più volte sconfitto, e di questo se ne sono accorti anche i cittadini.
Cosa ne pensa del salario sociale?
Credo che le politiche future del nostro paese vadano in una direzione opposta rispetto all’assistenzialismo fallimentare della prima repubblica. Sarebbe bello, ma visto il contesto culturale è pura demagogia. Diverso è il discorso per quanto riguarda le garanzie nei riguardi delle fasce deboli della popolazione e dei lavoratori messi anche a dura prova dalla crisi economica attuale. Credo, infatti, che tra le tante riforme che il Parlamento dovrà affrontare ci siano su tutte quelle del fisco che non può non considerare il quoziente familiare, e quella del welfare nella quale si deve assolutamente tener conto delle giovani generazioni che sono alle prese con un mondo del lavoro completamente cambiato.
Cosa pensa della realtà di Casa Pound?
Non li considero destra politica. La mia militanza e il mio impegno politico sono stati profondamente diversi.
Ha assistito allo scontro Sallusti-D’Alema?
L’ho visto solo in differita poiché la stessa sera ero ospite di una rete locale. Mi pare ovvio che l’onorevole D’Alema abbia perso la calma e l’ironia che lo ha sempre caratterizzato. Del resto credo che sia finito il tempo delle prediche altrui e della doppia morale.
Cosa ci racconta della sua esperienza al Parlamento europeo?
Certamente è un'esperienza che ricordo volentieri. Grazie ad essa ho capito come ormai le vere scelte politiche che toccano i nostri territori e i cittadini si prendano a Bruxelles. Contemporaneamente ho compreso anche che l’Europa politica e dei popoli è ancora molto lontana.
Come va il progetto dei cittadini sentinella?
Innanzitutto è giusto utilizzare il nome proprio di questa iniziativa, che si chiama “difendi la legalità”. Si tratta di giovani militanti del PdL che nella città di Milano, nelle zone più rischiose, tentano tutti i giorni di coinvolgere la popolazione milanese nell’importante compito di raccolta di informazioni circa episodi di delinquenza, degrado e abusivismo. Un servizio offerto ai cittadini e un aiuto a coloro i quali sono preposti per legge a far rispettare la stessa. Qualcosa di utile e diverso che dovrebbe far rendere conto alcuni di come la militanza del PdL non sia “fotocopia” di nessuno.
Ci dice qualcosa dell’associazione Ippocrate?
L’associazione Ippocrate nasce dalla mia convinzione del metodo sussidiario come miglior strumento per aiutare le fasce più deboli e bisognose della popolazione. Infatti l’associazione è una Onlus che opera in ambito socio-sanitario in stretto contatto con associazioni di volontariato che ogni anno vengono aiutate nel portare avanti progetti differenti che si pongono come unico obiettivo quello di aiutare chi è meno fortunato di altri.
Felice per i 150 anni dell’Unità d’Italia?
Domanda retorica. Che sentimento potrebbe provare un siciliano trapiantato a Milano? La mia soddisfazione è lavorare giorno per giorno per far sì che l’Italia sia eccellenza da nord a sud. Valorizzando le differenze locali, che hanno radici profonde nell’Italia dei comuni, che fanno della nostra nazione un esempio unico al mondo per ricchezze e varietà di paesaggi, di cultura, di tradizioni, di usi e costumi.
La sua squadra del cuore?
Il grande Catania.